Oscar Wilde – L’anima dell’Uomo sotto il Socialismo IX

Creato il 30 luglio 2014 da Marvigar4

OSCAR WILDE

L’ANIMA DELL’UOMO SOTTO IL SOCIALISMO

Titolo originale: The Soul of Man under Socialism

Traduzione dall’originale in inglese di Marco Vignolo Gargini

Non c’è un singolo vero poeta o prosatore di questo secolo, per esempio, a cui il pubblico britannico non abbia solennemente conferito diplomi di immoralità, e questi diplomi praticamente prendono il posto, da noi, di quello che in Francia è un riconoscimento formale da parte dell’Accademia delle Lettere, e fortunatamente rendono del tutto superflua la nascita di un’istituzione analoga in Inghilterra. Naturalmente il pubblico è molto sprezzante nell’uso della parola. Che avrebbe definito Wordsworth un poeta immorale, c’era soltanto da aspettarselo. Wordsworth era un poeta. Ma che abbia definito Charles Kingsley un romanziere immorale è straordinario. La prosa di Kingsley non era di raffinatissima qualità. Eppure la parola c’è e il pubblico la usa come meglio può. L’artista naturalmente non ne è disturbato. Il vero artista è un uomo che crede assolutamente in se stesso, perché egli è assolutamente se stesso. Ma io posso immaginare che se un artista producesse in Inghilterra un’opera d’arte che al suo apparire fosse immediatamente riconosciuta dal pubblico, tramite il suo mezzo che è la stampa pubblica, come un’opera intelligibile e altamente morale, egli comincerebbe seriamente a domandarsi se nella sua creazione sia stato davvero del tutto se stesso e, di conseguenza, se quell’opera non sia stata indegna di lui o addirittura un’opera di seconda categoria, di nessun valore artistico.

Forse, comunque, ho fatto un torto al pubblico nel limitare il suo lessico a parole come «immorale», «inintelligibile», «esotico» e «malsano». C’è un’altra parola che il pubblico usa. Questa parola è «morboso». Non la usa spesso. Il significato di questa parola è tanto semplice che ha quasi paura a usarla. Nondimeno talvolta la usa, e, ogni tanto, la si trova sui giornali popolari. Naturalmente è ridicolo applicare questa parola a un’opera d’arte. Perché che cos’è la morbosità se non uno stato emotivo o una modalità di pensiero che non si possono esprimere? Tutto il pubblico è morboso, perché il pubblico non può mai trovare l’espressione per niente. L’artista non è mai morboso. Egli esprime tutto. Egli è al di fuori del suo soggetto e con il suo mezzo produce effetti incomparabili ed artistici. Definire un artista morboso perché sceglie quale soggetto la morbosità è altrettanto stupido quanto definire Shakespeare pazzo perché ha scritto Re Lear.

Nel complesso un artista in Inghilterra guadagna qualcosa dall’essere attaccato. La sua individualità ne è intensificata. Egli diventa più compiutamente se stesso. Naturalmente gli attacchi sono molto grossolani, molto impertinenti e molto spregevoli. Ma nessun artista si aspetta grazia da una mente volgare o stile da un intelletto suburbano. Volgarità e stupidità sono due fatti molto vividi nella vita moderna. Si deplorano, naturalmente, ma ci sono. Sono soggetti di studio, come qualsiasi altra cosa. Ed è soltanto giusto affermare, con riferimento ai giornalisti moderni, che essi si scusano sempre privatamente con chi abbiano attaccato pubblicamente.

Proprio negli ultimi anni si potrebbero menzionare altri due aggettivi che sono stati aggiunti al limitatissimo vocabolario di abuso dell’arte a disposizione del pubblico. Uno è la parola “malsano”, l’altro è la parola “esotico”. L’ultima esprime soltanto la collera del momentaneo fungo contro l’immortale, l’estasiante, e la squisita orchidea. È un tributo, ma un tributo di nessuna importanza. La parola “malsano” , invece, necessita di un’analisi. È una parola piuttosto interessante. Infatti, è così interessante che la gente che la usa non ne conosce il significato.

Che cosa significa? Che cos’è un’opera d’arte sana o malsana? Tutti i termini che si applicano a un’opera d’arte, a patto che li si applichi razionalmente, hanno un riferimento al suo stile o al suo soggetto, oppure ad entrambi insieme. Dal punto di vista dello stile, una sana opera d’arte è quella il cui stile riconosce la bellezza del materiale che impiega, sia esso composto di parole o di bronzo, di colore o di avorio, e usa quella bellezza come un fattore nella produzione dell’effetto estetico. Dal punto di vista del soggetto, una sana opera d’arte è quella ove la scelta del soggetto è condizionata dal temperamento dell’artista, e deriva direttamente da quello. In conclusione, una sana opera d’arte è quella che possiede sia perfezione che personalità. Ovviamente, la forma e la sostanza non possono essere separate in un’opera d’arte; esse sono sempre una cosa sola. Ma per gli scopi dell’analisi, e mettendo da parte per un momento l’interezza dell’impressione estetica, possiamo intellettualmente separarle così. Una malsana opera d’arte, d’altro canto, è un’opera il cui stile è ovvio, datato e comune, e il cui soggetto è scelto deliberatamente, non perché l’artista trovi alcun piacere in esso, ma perché egli pensa che il pubblico lo pagherà per quello. Difatti, il romanzo popolare che il pubblico definisce un romanzo malsano è sempre un’opera d’arte bella e sana.

Non ho bisogno di dire che non mi lamento, nemmeno per un istante, del fatto che il pubblico e la stampa pubblica abusano di queste parole. Non vedo come, con la mancanza di comprensione di ciò che è l’arte, essi potrebbero forse usarle nel senso che è loro proprio. Sto semplicemente segnalando l’uso improprio; quanto alla sua origine e al significato che sta dietro a tutto ciò, la spiegazione è molto semplice. Deriva dalla barbara concezione di autorità. Deriva dalla naturale incapacità di una comunità corrotta dall’autorità di comprendere o apprezzare l’individualismo. In una parola, deriva da quella cosa mostruosa e ignorante che è detta opinione pubblica e che, cattiva e benintenzionata com’è quando cerca di controllare l’azione, è infame e malintenzionata quando cerca di controllare il pensiero o l’arte.



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