Oscar Wilde – La decadenza della menzogna 1

Creato il 27 novembre 2012 da Marvigar4

Oscar Wilde
La decadenza della menzogna
Un’osservazione
 
Titolo originale: The Decay of Lying – An observation
Traduzione di Marco Vignolo Gargini

Breve nota introduttiva a cura del traduttore.
 
Nel gennaio 1889 sulla rivista londinese “The Nineteenth Century” compare un dialogo di Mr. Oscar Wilde dal titolo The Decay of Lying – An observation, i cui personaggi rappresentano due giovani esteti, Cyril e Vivian (i nomi dei due figli di Wilde), in amabile conversazione all’interno di una biblioteca di una dimora nella campagna del Nottinghamshire.
In De Profundis, la ben nota lettera scritta da Wilde in carcere nel 1897, viene narrata la probabile nascita del dialogo:
Out of my dinner with Robbie [1] came the first and the best of all my dialogues. Idea, title, treatment, mode, everything was struck out at a 3 franc 50 c. table d’hôte.
(Dal mio pranzo con Robbie nacque il primo e il migliore di tutti i miei dialoghi. L’idea, il titolo, il trattamento, l’esecuzione, tutto fu compreso nei 3 franchi e 50 centesimi della table d’hôte.)[2]
Il dialogo non può essere ovviamente il frutto di un pranzo, la sua ideazione non è così estemporanea come l’autore vuol far credere, dato che le idee da esso espresse si sono maturate dopo una lunga serie di conversazioni, di letture inerenti l’arte, in particolare la pittura, che si inaugurano molti anni prima, a partire dagli studi oxfordiani  di Wilde nel periodo che va dal 1874 al 1878, anno in cui lo scrittore irlandese ottiene il diploma di Bachelor of Arts.
I principi esposti in The Decay of Lying – An observation sono in estrema sintesi la denuncia da parte di Wilde di una effettiva capitolazione dell’arte, di un asservimento di questa verso la realtà e di una squalifica dell’artista, non più artefice, ma esecutore materiale, meccanico e asettico del reale in pittura, in letteratura.
Il contributo che grazie a quest’opera Wilde dà all’annosa questione dell’art pour l’art è uno dei più apprezzati dalla nostra critica contemporanea, data la sua valenza estetica che riesce in anticipo a fondere le antiche testimonianze dei sostenitori del tema dell’indipendenza dell’arte con le nuove frontiere avanguardistiche, praticamente da Victor Cousin al surrealismo.
Il dialogo The Decay of Lying – An observation viene ripreso e pubblicato in volume nel 1891, insieme ad altre tre opere saggistica, nella raccolta Intentions.

Oscar Wilde (Dublino 1854-Parigi 1900), la cui figura letteraria è stata per troppo tempo subordinata alla sua figura biografica, ha lasciato una vasta produzione letteraria di vario genere, a partire dalla poesia (Poems 1881), fino ai racconti (The house of pomegranates, The Lord Arthur Savile’s crime and other tales 1891), agli scritti critici [quelli raccolti in Intentions (1891) oltre al già citato The Decay of Lying – An observation, The Critic of Artist – With some remarks upon the importance of doing nothing, Pen, Pencil and Poison, e The Truth of Masks, più The Soul of Man under the Socialism (1891)], all’unico romanzo The Picture of Dorian Gray (1891), alle commedie [Lady Windermere’s fan (1892); A Woman of No Importance (1893); An ideal husband (1895); The Importance of being Earnest (1895)], all’opera teatrale più famosa Salomé (1892), e alle ultime opere, De Profundis (1897) e The ballad of Reading Gaol (1898).

Marco Vignolo Gargini ha già tradotto da Wilde le seguenti opere: Il ritratto di Dorian Gray; La decadenza della menzogna; Salomé; Il Critico come artista; Penna, matita e veleno; La Sainte Courtisaine; L’Anima dell’uomo sotto il socialismo; Epigrammi. È anche autore del saggio Oscar Wilde -Il critico artista, Prospettiva editrice, 2007.

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DIALOGO.  Personaggi: CYRIL e VIVIAN
SCENA: la biblioteca di una casa di campagna nel Nottinghamshire.
 
   Cyril (entra dalla porta a vetri che dà sulla terrazza) : Mio caro Vivian, non stare tutto il giorno ingabbiato in biblioteca. È un pomeriggio splendido. L’aria è squisita. Sui boschi si stende una foschia come lanugine purpurea su di una prugna. Andiamo a sdraiarci sull’erba, fumiamo una sigaretta e godiamoci la Natura.

   Vivian : Godere la Natura! Sono lieto di dire che ho perduto del tutto quella facoltà. La gente ci dice che l’Arte ci fa amare la Natura più di quanto l’amassimo prima; che rivela a noi i suoi segreti; e che dopo un accurato studio di Corot e Constable vi vediamo cose che erano sfuggite alla nostra osservazione. La mia esperienza personale è che più studiamo l’Arte, meno ci importa della Natura. Quel che l’arte realmente ci rivela è l’assenza del disegno della Natura, le sue curiose asprezze, la sua straordinaria monotonia, la sua condizione assolutamente incompiuta. La Natura, è ovvio, ha buone intenzioni, ma, come disse una volta Aristotele, non sa realizzarle. Quando guardo un paesaggio non posso fare a meno di vedere tutti i suoi difetti. Comunque è per noi una fortuna che la Natura sia così imperfetta, perché altrimenti non avremmo affatto arte. L’Arte è la nostra vivace protesta, il nostro fiero tentativo di insegnare alla Natura a stare al suo giusto posto. Riguardo l’infinita varietà della Natura, questo è un puro mito. Questa varietà non si deve trovare nella Natura stessa. Risiede nell’immaginazione, o fantasia, o cecità coltivata dell’uomo che la guarda.

  Cyril : Beh, non c’è bisogno che tu guardi il paesaggio. Puoi sdraiarti disteso sull’erba a fumare, a conversare.

   Vivian : Ma la Natura è così scomoda. L’erba è dura, piena di zolle, umida e zeppa di orribili insetti neri. Perbacco, perfino il più modesto artigiano di Morris sarebbe in grado di fabbricarti una sedia più comoda di quanto possa tutta la Natura insieme. La Natura impallidisce davanti alla mobilia della “strada che da Oxford ha preso il nome”, come il poeta che tu ami tanto la definì una volta laidamente. Io non protesto. Se la Natura fosse stata confortevole, l’umanità non avrebbe mai inventato l’architettura, e io preferisco all’aria aperta le case. In una casa ci sentiamo tutti delle proporzioni appropriate. Ogni cosa è a noi subordinata, forgiata per il nostro uso e il nostro piacere. Lo stesso Egotismo che è così necessario per un giusto senso della dignità umana, è interamente il frutto della vita domestica. All’aperto si diventa astratti e impersonali. Si è assolutamente abbandonati dall’individualità. E poi la Natura è talmente indifferente, incapace di apprezzare. Quando passeggio qui fuori nel parco, penso sempre d’essere per lei non più del bestiame che bruca sul declivio, o della bardana che germoglia nel fossato. Niente è più evidente del fatto che la Natura odia la Mente. Pensare è la cosa più malsana del mondo, e la gente muore per questo proprio come muore per qualsiasi altra malattia. Per buona sorte, in Inghilterra almeno, il pensiero non è contagioso. Come popolo il nostro splendido fisico è dovuto interamente alla nostra stupidità nazionale. Spero soltanto che saremo in grado di mantenere questo grande storico baluardo della nostra felicità per molti anni a venire; ma temo che stiamo iniziando a essere educati troppo; per lo meno chiunque sia  inetto a imparare si dà all’insegnamento – ecco a cosa è giunto realmente il nostro entusiasmo per l’educazione. Frattanto, faresti meglio a tornare alla tua noiosa, scomoda Natura, e a lasciarmi a correggere le bozze.

   Cyril : Scrivere un articolo! Non è molto coerente dopo quello che hai appena detto.

   Vivian : E chi vuole essere coerente? Lo stolto e il dottrinario, la gente tediosa che trascina i propri principî fino alla conclusione amara dell’agire, alla reductio ad absurdum della pratica. Non io. Come Emerson, io sulla porta della mia biblioteca scrivo la parola ‘Capriccio’. Inoltre il mio articolo è in realtà un avvertimento assai salutare e valido. Se sarà seguito, potrebbe significare una nuova Renaissance dell’Arte.

   Cyril : Qual è l’argomento?

   Vivian : Intendo intitolarlo « La Decadenza della Menzogna: una protesta ».

   Cyril : Menzogna! Pensavo che i nostri politici avessero mantenuto quell’usanza.

  Vivian : Ti assicuro che non l’hanno mantenuta. Loro non si ergono mai oltre il livello della falsa dichiarazione, ed effettivamente si accordano a dimostrare, a discutere, ad argomentare. Che differenza dal temperamento del vero bugiardo, con le sue frasi franche, impavide, la sua superba irresponsabilità, il suo sano, naturale disprezzo per ogni tipo di prova! Dopotutto, che cosa è una bella menzogna? Semplicemente ciò che è di per sé evidente. Se un uomo è sufficientemente privo di immaginazione per produrre una evidenza a supporto di una menzogna, tanto vale che dica la verità subito. No, i politici non c’entrano. Qualcosa potrebbe essere detto sul conto degli avvocati. Il manto del sofista è caduto su di essi. I loro falsi ardori e la loro irreale retorica sono deliziosi. Possono fare apparire migliore la causa peggiore, come se fossero appena usciti dalle scuole Leontine, e sono noti per strappare da giurie riluttanti verdetti di assoluzione per i loro clienti, persino quando questi clienti, come spesso accade, erano chiaramente e innegabilmente innocenti. Ma sono allevati dal prosaico e non si vergognano di appellarsi al precedente. A dispetto dei loro tentativi, la verità viene fuori. Anche i giornali hanno degenerato. Ora possono essere degni di fiducia. Lo si avverte scorrendo le loro colonne. È sempre l’illeggibile che accade. Temo che non vi sia molto da dire a favore sia del legale che del giornalista. Inoltre, io mi appello in difesa della Menzogna nell’arte. Posso leggerti quello che ho scritto? Potrebbe esserti molto giovevole.

   Cyril : Sicuro, se mi dai una sigaretta. Grazie. A proposito, per quale rivista intendi inviarlo?

   Vivian : Alla “Rivista Retrospettiva”. Credo d’averti detto che gli eletti l’hanno riportata in vita.  

   Cyril : Che vuoi dire con gli “eletti”?

  Vivian: Oh, gli Edonisti Stanchi, naturalmente. È un’associazione a cui appartengo. Abbiamo pensato di portare rose appassite all’occhiello quando ci riuniamo, e di avere una sorta di culto per Domiziano. Ho paura che tu non sia eleggibile. Ti piacciono troppo i piaceri semplici.

   Cyril : Sarei respinto per i miei spiriti animali, credo? 

   Vivian : Probabilmente. E poi, sei un po’ troppo vecchio. Noi non ammettiamo alcuno che non sia dell’età comune.

   Cyril : Mi immagino che vi annoierete un mondo fra di voi.

  Vivian: Eccome. È uno degli obbiettivi dell’associazione. Ora, se tu mi prometti di non interrompermi troppo spesso, ti leggerò il mio articolo.

   Cyril : Sarò attentissimo.

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[1] Robert Ross, giornalista, amico di Wilde.

[2] Oscar Wilde, De Profundis, da De Profundis and other writings, Penguin Books, London 1986, p. 103.



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