«Le dipendenze rischiano di durare tutta la vita», commentò. «E io ho qualche problema di principio con le cose che hanno un decorso superiore alle tre settimane».
“Oscure gioie” è il lavoro autopubblicato di Virginia De Winter, che non scrive libri ma crea droga, crea personaggi talmente reali e impressionanti che è impossibile non amarli. Se non si era ancora capito ho sviluppato una vera e propria ossessione per i libri della scrittrice romana e di certo non potevo lasciarmi sfuggire questo volumetto, apparentemente innocuo e in realtà letale quasi quanto la Black Friars. Insomma Sebastian Fane non lascia scampo…
Nell’alta società di Londra si mormora che sia più bello di Dorian Gray e più cinico di suo zio, Lord Henry Wotton. E, in effetti, Sebastian Fane, conte di Darlington, potrebbe dare lezioni di dissolutezza a chiunque.
Durante la sua vita è sempre stato abituato a prendere ciò che vuole: infrange cuori maschili e femminili senza scrupolo alcuno, consumando le passioni con la medesima noncuranza che riserva alle sue sigarette. Ma il corso del suo destino è destinato a mutare quando, in una sordida taverna di Whitechapel, si troverà a incrociare le armi per difendere un giovane sconosciuto.
Raven Armitage è bello e sfuggente, con un accento francese e una voce melodiosa che rendono impossibile non cedere alle sue incantevoli menzogne. Per la prima volta nell’esistenza di Sebastian, sarà qualcun altro a imporre le regole del gioco, accendendo in lui una passione che minaccia di travolgerlo senza possibilità di scampo.
Nella Londra di fine Ottocento, divisa tra la tradizione della nobiltà e l’avvento del futuro, ha così inizio un’indagine pericolosa, una caccia all’uomo tra il lusso delle sale da ballo e lo squallore delle fumerie d’oppio, una lotta senza quartiere contro un nemico che si nutre della magia più oscura e che schiera ai suoi ordini un esercito di morti per arrivare a insidiare anche la vita di Sua Maestà la Regina…
Meravigliosamente frivolo e adorabilmente inglese, questo libro è l’emblema di tutto ciò che è decadente, non sfugge certo la fugacissima apparizione di Dorian Gray, in un contesto sociale che è quello della nobiltà inglese di fine ottocento, quando sfuma verso lo snobbismo e la continua ricerca del bello. La Londra Vittoriana di certo lascia molti spunti per creare un romanzo storico accattivante, se poi ci uniamo le atmosfere yaoi e slash allora il connubio diventa ancora più esplosivo. C’è da sottolineare un certo gusto per il macabro e la commistione di diversi stili e spunti, che amalgamati regalano una trama curiosa e una stesura molto impressionante. Di certo la De Winter non si lascia spaventare dall’atmosfere cupe e sia che si tratti di vampiri che di Duchi, il suo procedere lento consuma il lettore al suo passaggio.
Anche qui ricorre alla doppia focalizzazione, alternandola a seconda di come le fa comodo e narrando in terza persona. Da un lato abbiamo Sebastian Fane, l’animo indolente, la sigaretta mollemente appoggiata in una mano, la predilezione per le atmosfere al limite della decenza e la spavalderia e l’arroganza acuminate e spesso e volentieri usate come un arma. Modaiolo e ricercatissimo, non esita a buttarsi nel mezzo della mischia. Tutte le debuttanti vengono avvertite di stargli lontane, salvo poi ritrovarsi a sospirare sui suoi capelli biondi, la sua aria spavalda e tracotante. Ma Sebastian Fane è anche sorprendentemente bello, incorreggibilmente affascinante e naturalmente miete vittime con un semplice spostarsi i capelli con le mani.
Dall’altro appare Raven Armitage, con il suo lieve accento francese, i modi timidi ma accorti, la sua bravura con il pianoforte e la sua immancabile impulsività. Trattenerlo è compito del suo assistente Nathan, che si improvvisa di volta in volta medico o scassinatore a seconda delle necessità. Raven, con la sua bellezza, col la sua grazia, con i suoi modi impeccabili e il suo visino da combina guai. Resistergli è impossibile, non quando i suoi modi gentili spazzano via qualsiasi ombra di rancore. Tutto di lui preme per una tenerezza inaspettata e Fane, attratto come un’ape dal miele, nonostante cerchi di scapparne, rimane irrimediabilmente avvinto dalle sue amabili grinfie. Verrebbe quasi da chiedersi chi è che perde e cede…
Da notare oltre a Giles il perfetto maggiordomo di Sebastian, che io ho adorato dal primo momento, sicuramente Colin Seymur, dalle parentele altolocate e l’intima conoscenza di Sebastian Fane che con il suo charme tutto inglese è entrato subito nelle mie grazie.
Ma tutto il corollario di personaggi secondari è mirabilmente costruito dalla mano sapiente della De Winter che non si perde un particolare e aggiunge fascino anche con un personaggio degno di The Prestige. Il prestigiatore, quel misto di ingegneria e magia che lascia tutti a bocca aperta è talmente azzeccato che lascia anche il lettore ad osservare impressionato la scena.
Certamente non c’è il complesso worldbuilding della sua saga fantasy, né le mirabolanti acrobazie di Axel Vandemberg (ok ok potevo evitare di citarlo ma… #TeamAxelForeverandEver) ma l’atmosfera della Londra Vittoriana si respira ad ogni pagina, un incastro stupefacente di situazioni e ambientazioni, con un mistero da scoprire, un’indagine da svolgere e il contorno del thè delle cinque.
L’ambientazione è curatissima, Londra emerge chiara, coperta di nebbia e cosparsa di nebbia e Sebastian Fane e Raven Armitage scorrazzano per Whitechapel, sul lungo Tamigi scoprendo le magagne dell’alta nobiltà.