Osservatori partecipanti, punti di vista, tagli editoriali

Creato il 26 gennaio 2014 da Istanbulavrupa

Alcuni miei critici/contestatori cronici stavolta ce l’hanno con me perché avrei recensito un libro senza averlo letto: ‘interessante questo nuovo filone di critica letteraria basata sul “non-leggere” il libro che si recensisce (o sul limitarsi a leggere l’introduzione)’, è stato scritto altrove.

Critica letteraria? E cosa c’entra la letteratura? In ogni caso, io non ho scritto una recensione: ho solamente utilizzato gli strumenti che ogni persona dotata di buon senso applica per decidere se leggere o meno un libro – introduzione per capire cosa si tratta, biografia degli autori (uno dei consigli fondamentali di What is History? di Carr, lettura obbligatoria per chi vuol fare ricerca storiografica o comunque nelle scienze sociali); di solito esamino la bibliografia, ma in questo caso non è stato possibile – e ne ho dato conto pubblicamente, come faccio sempre.

Il punto è: per ragioni di tempo – la giornata è per tutti di 24 ore – sono in grado di leggere solo una minima parte di quello che mi incuriosisce; di conseguenza, sono molto rigoroso e metodico nelle scelte: solo lavori di qualità, che offrono punti di vista alternativi e non banali, scritti sulla base di ricerche metodologicamente ineccepibili. Introduzione, biografia, bibliografia: e solo dopo eventualmente leggo. Cosa c’è di così strano?

Nel caso specifico, ad aver scritto il libro in questione sono degli attivisti politici e dei ricercatori che non sanno/vogliono separare l’attività di ricerca da quella politica: per giunta, tutti dello stesso orientamento politico/ideologico. Non lo dico io, lo hanno scritto loro nell’introduzione e nei cenni biografici! E’ un libro che – evidentemente – serve molto poco a capire cos’è successo realmente a Gezi, perché presenta solo uno dei punti di vista possibili: tra l’altro inficiato dalla partecipazione attiva, dall’adesione entusiasta ed emozionata agli eventi, dal pregiudizio positivo di chi non perde occasione per dividere il mondo in “buoni” e “cattivi”… e sceglie di parlare solo coi “buoni”, solo cioè con chi la pensa come loro (è un libro invece potenzialmente utile per saperne di più su come la sinistra movimentista ha interpretato le proteste di Gezi: ma al riguardo ho già letto molto/troppo, già so più o meno tutto quello che c’è da sapere in materia).

Ho scritto qualcosa di scontato, ovvio, banale: già è praticamente impossibile essere obiettivi/imparziali, se ci si rinuncia già dal principio la conseguenza logica è una palese – e dichiarata! – faziosità. Un’università ideologicamente/politicamente faziosa: anche per questo motivo l’Italia è un paese in caduta libera verso l’irrilevanza economica e culturale.