a cura di Francesca G. Marone
Chi ben comincia…
(da Finzioni)
Quante volte avete aperto un libro nuovo e dopo le prime righe lette vi è venuto il dubbio che non fosse una buona lettura? Credo sia capitato a molti di noi, anche se poi ci siamo sforzati di andare oltre e proseguire ugualmente nella lettura del libro.
Pare che alcuni scienziati americani abbiamo ipotizzato che l’impressione formata nei primi secondi in un incontro difficilmente potrà essere cambiata in seguito, a prescindere che questa sia giusta o meno. Gli americani chiamano questo spazio di sensazione il “blink”, il baleno che ci oltrepassa condizionando scelte future, il blink potrebbe accadere anche quando leggiamo le prime parole di un libro. Perciò attenzione a questo articolo in cui si evidenziano gli incipit più belli di scrittori illustri e molto letti. Ne troverete di celebri e bellissimi ma il pezzo è uno stimolo divertente per poter pensare al vostro incipit del cuore. Io intanto ho trovato il mio: “Myriam,
tu non mi conosci e, quando ti scrivo, sembra anche a me di non conoscermi. A dire il vero ho cercato di non scrivere, sono già due giorni che ci provo, ma adesso mi sono arreso.
Ti ho vista l’altro ieri al raduno del liceo. Tu non mi hai notato, stavo in disparte, forse non potevi vedermi. Qualcuno ha pronunciato il tuo nome e alcuni ragazzi ti hanno chiamato “professoressa”. Eri con un uomo alto, probabilmente tuo marito. È tutto quello che so di te, ed è forse già troppo. Non spaventarti, non voglio incontrarti e interferire nella tua vita. Vorrei piuttosto che tu accettassi di ricevere delle lettere da me.” D.Grossman “Che tu sia per me il coltello”.
Buona lettura qui…
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Sbagliando s’impara?
(da Sul Romanzo)
Spesso siamo tentati dal correggere chi parla o chi ci ha scritto qualcosa mettendo in luce un errore grammaticale o semplicemente di distrazione. Nessuno è immune dalla sindrome “maestrina”. Trovo particolarmente utile e interessante lo spunto offerto da questo articolo sulla lingua e il confine esistente fra giusto e sbagliato. Apprezzo molto la riflessione sulla necessità di distinguere fra testo e contesto, cosa che spesso non facciamo con facilità. Quasi come se cogliere in fallo un altro sia un merito per noi stessi. La lingua è materia duttile, viva, parte integrante del nostro sistema di comunicazione, oltre che un insieme coerente di regole che l’individuo apprende e interiorizza per poi poter utilizzare nei contesti vari. Attente riflessioni e ricchi spunti di confronto sul tema ci vengono proposti nel pezzo che vi suggerisco di leggere…
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La critica è ancora viva?
(da Satisfiction)
Si moltiplicano gli scrittori, aumentano a dismisura anche i critici letterari, ma questi di che stoffa sono vestiti? Il saggio di Domenico Calcaterra, qui presentato, sembra lanciare un grido di bisogno di vita nel panorama della critica italiana non troppo felice negli ultimi anni. Cosa mancherebbe ai critici nostrani? Semplicemente l’amore e la passione per la lettura, quel faro che dovrebbe guidarli nella scelta di un libro, nel giudizio di un autore, quella coraggiosa spinta che fa tuffare nelle parole scritte da altri e concede la forza di consegnarle a chi non le conosce. Oppure di non farlo, ma non perché ci si muova nella logica degli interessi editoriali o dei vantaggi personali, solo onestamente perché non si siano amati quegli scritti.
Per approfondire leggete qui…
L’Osservatorio Litblog e la sua osservatrice vi augurano buone vacanze e vi danno appuntamento a nuovi sguardi nella blogosfera letteraria a settembre!
Francesca G. Marone