quattro pensionati mezzo avvelenati al tavolino
li troverai là, col tempo che fa, estate e inverno
a stracannare a stramaledire le donne, il tempo ed il governo.
L'affresco deandreiano è molto azzeccato per descrivere pure gli Euskadi. Con i loro vecchi borghi portuali affacciati sulla Biscaglia e sulla Guipuzcoa. San Sebastian o Armintza che sia. Cartoline che ti rimangono impresse e che riecheggiano ascoltando il faber. Gente molto orgogliosa delle proprie radici ma allo stesso tempo aperta alle nuove culture, purchè non si sovrappongano alla loro. Basco nero, baffi, foulard rosso, pintxos e balli popolari nella valle dell'Ebro. Un orgoglio talmente grande che li porta a pubblicare il loro quotidiano nella sola lingua basca (incomprensibile ma splendidamente corrosiva). Se in albergo trovi la Padania, oltre a El diario vasco, mica ti devi sorprendere. Qui da noi gli ultras leghisti li ammirano tutti i baschi, ma questi probabilmente non sanno della forte matrice di sinistra che c'è in loro. Diciamo che vorrebbbero probabilmente raggiungere il loro stesso traguardo ma stando su due basi prospettiche diverse. Non esiste la concezione del federalismo fiscale come condicio sine qua non. Due sole note di costume negative: troppi dossi sulle strade e cena ad orari troppo anticipati rispetto al resto della Spagna (almeno dirlo prima minchia..)