Le parole sono un pretesto per sbirciare le foto, che sono un pretesto per parlare di Ostuni.
Perché di Ostuni l’autore potrebbe dire: la Città Bianca. Ma ancora di più può ricordare la folgore che maltratta gli occhi quando finalmente il sole si fa strada in un lembo di cielo libero da nembi. Uscire da una penombra riscaldata dai riflessi bianchi e sentire la luce che abbraccia prima, e schiaccia poi. Contro i muri, addosso a piante grasse, tra le gambe di gatti acciambellati.
Sotto i volti, nei sottoportici, all’ombra dei panni stesi. Che altrove sarebbero solo avvilenti bandiere di sciattezza, qui sono il sintomo del dentro che va fuori: le palazzate – le case multipiano accatastate l’una sull’altra – sono addossate, affossate, strette, concupite l’una dall’altra. E sboccano all’istante verso un esterno che è solo prosecuzione: le strade come corridoi, le piazzette come stanzette, arredate con la stessa cura. Vasi di fiori; persiane dipinte; gatti, niente ratti.
« Ostuni è la città panoramica per eccellenza,ogni casa è un belvedere, ogni trattoria è della Bellavista, ad ogni finestra v'è un poeta che guarda nella pianura sottostante gli ulivi che cangian colore a tutti i venti [...] A Ostuni le case sono bianche, di latte e calce, sono bianche fino a far male agli occhi, sono candidi i muri, le finestre, le porte, le scale, tutto è inverosimilmente bianco. [...] A Ostuni si va per capire cosa vuol dire stare al riparo dal sole [...] per non desiderare più romanzi, per non pensare più a viaggi lontani, qui c'è il fascino di tutte le città dei mari del Sud, qui c'è l' equatore a portata di mano. »Se ti è piaciuto l'articolo , iscriviti al feed cliccando sull'immagine sottostante per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del blog:
(Ettore Della Giovanna)