Ota Pavel, La morte dei caprioli belli, Il grande vagabondo delle acque

Creato il 17 aprile 2013 da Atlantidelibri
Per la prima volta in traduzione italiana completa l’opera di OTA PAVEL. Uno di quei libri che assolutamente non si dovrebbe dimenticare di avere nella propria libreria, e di leggere ovviamente! Ricordiamo con un filo di malinconia l’edizione precedente dal titolo Il grande vagabondo delle acque, pubblicato da E.O nella sua prestigiosa collana praghese, con quella fantastica copertina da vecchio libro di scuola ricoperto, in cartoncino e con sopra allegri pesciolini! Ma ora abbiamo finalmente una nuova edizione, e siamo ancor più felici!

Giocatore di Hockey prima, giornalista sportivo poi quando la sua carriera fu interrotta da una malattia, iniziò in seguito a pubblicare racconti, la sola opera letteraria che ci ha lasciato, per poi scomparire in giovane età;  ne La morte dei caprioli belli Pavel propone storie traboccanti umanità e soffuse di una gioia di vita profonda.

Vicende incentrate sulla figura paterna ( il più bravo venditore di  elettrodomestici della “ditta svedese Electrolux), sul suo lavoro, sulla sua famiglia,sulla passione per la pesca, capace anche di sfuggire alla giornata lavorativa per andarsene con l’amico bracconiere a pescare i lucioperca alla diga. Con il figlio, ovviamente, candida voce narrante capace di cogliere l’essenza della vita in provincia, di far risaltare dalla pagina un quieto senso di umanità, il piacere inebriante della crescita. Sono storie intrise di leggerezza (calvinina!) e ironia (come quando il padre acquista un laghetto sportivo contenente una sola carpa…), ma non mancano certo i momenti drammatici: la seconda guerra mondiale passa anche da quei luoghi, e il padre è convinto che senza una abbondante razione di carne i fratelli di Ota, destinati a Terezin, non sarebbero sopravvissuti. Da qui, una memorabile scena di caccia notturna (in barba ai divieti nazisti) tra i monti, in compagnia del cane del solito bracconiere…

la copertina originale dell’edizione E.o, con i pesciolini sopra.
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ecco una recensione autorevole del testo, scritta da Erri de Luca per il Corriere della sera

http://archiviostorico.corriere.it/1995/gennaio/06/uomo_che_vendeva_frigoriferi_co_0_9501062261.shtml

L’ uomo che vendeva frigoriferi
 Ota Pavel racconta le avventure del padre piazzista, ambientate nella Boemia invasa dai nazisti  

- – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – Le persone taciturne spesso ammirano i piazzisti e i venditori porta a porta. Questi virtuosi della distanza ravvicinata possiedono un’ arte superiore a quella militare e criminale: sanno penetrare in casa d’ altri dalla porta d’ ingresso e con gli inquilini dentro. Sono gente esperta di mondo, sanno dire alle donne le cose giuste senza mancare ne’ di rispetto ne’ di lusinga, piacciono in un batter d’ occhio. Altrimenti non venderebbero nulla. Percio’ le avventure commerciali di Leo Popper, boemo, mi hanno conquistato: al punto che leggendo il racconto: “Problema insetti risolto”, mi sono lasciato persuadere dalla bonta’ di un prodotto acchiappamosche e avrei voluto ordinarlo anch’ io. Avrei voluto essere visitato a domicilio da Leo Popper, padre di Otto, nome trasformato poi in Ota Pavel, autore di questo e di altri nove racconti radunati sotto il titolo di uno di essi: “Il grande vagabondo delle acque”. Il fatto che io abbia effettivamente bisogno in campagna del prodotto venduto da Leo non esaurisce i sintomi di complicita’ che ho potuto stabilire con lui. Perche’ ho avuto voglia di fare anche le altre cose che lui fa e che il figlio descrive con la piu’ vigile tenerezza. Andare a pesca sul fiume Berounka, allevare “conigli dagli occhi saggi”, nutrire carpe di lago, cercare di procurare un avventuroso pasto di carne ai figli che stanno per essere deportati. Questo e’ il resoconto di una lettura fisicamente contagiosa che procura sottopelle bollicine di euforia. “Poi passarono a raccontare dei pesci e fecero un bilancio di quello che avevano preso e di quello che non avevano preso e si trovarono d’ accordo, come tutti i pescatori, sul fatto che i pesci piu’ grossi, insomma, gli erano scappati”. Cosi’ Ota Pavel scrive di suo padre medaglia d’ oro dei venditori di elettrodomestici svedesi prima della guerra, dedito con la stessa tenacia al benessere, poi a salvarsi la vita, poi a fregare carpe di lago alla Wehrmacht. Unita’ di misura e’ la dispensa che si vuota o si riempie secondo il meccanismo a zampogna che le assegna la fortuna e l’ arte dell’ : “Aiu’ tati che Dio t’ aiuta”.  segue sul sito.

Ota Pavel, nato Otto Popper il 2 luglio 1930 a Praga è morto nella stessa città il 31 marzo 1973. È stato uno scrittore, un giornalista e un reporter sportivo. Terzo e ultimo figlio di un rappresentante di commercio ebreo Leo Popper. Durante la seconda guerra mondiale il padre e i due fratelli maggiori vennero imprigionati in un campo di concentramento, ne sopravvissero e furono liberati alla fine del conflitto mondiale. Otto rimase con la madre di origine non ebrea a Bustehrad, e lavorò per un periodo come minatore. Nel ’60 completò gli studi superiori in un istituto tecnico.

Entusiasta giocatore di Hockey nell’HC Sparta Praha non poté intraprendere una carriera sportiva a causa di una seria malattia, ma rimase nella squadra come allenatore dei più piccoli. Nel ’49 il suo caro amico Arnost Lustig lo consigliò di concentrarsi sulla scrittura e Popper iniziò a lavorare come cronista sportivo per la radio cecoslovacca. Nel ’55 cambiò il suo nome in Ota Pavel e negli anni successivi collaborò con i giornali Stadion e Československý voják.

Il suo lavoro di cronista lo portò in Unione sovietica, in Francia e in Svizzera, e nel ’62 in Usa per il match del team Dukla Prague.



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