"Other Identity" un progetto a cura e di Francesco Arena 2015/16

Creato il 01 dicembre 2015 da Roberto Milani
L'artista quando produce progetti intelligenti diventa universale. Aldilà della fama, il mercato e il supporto critico... Francesco Arena lo è!
"Other Identity" 
Altre forme di identità culturali e pubbliche un progetto a cura e di Francesco Arena © 2015/16 
Artisti partecipanti:
Francesco Arena 
Carlo Buzzi
Mandra Stella Cerrone 

Roberta Demeglio 
Boris Eldagsen (DE) 
Anna Fabroni
Pamela Fantinato 
Massimo Festi
Teye Gerbracht (DE) 

Barbara Ghiringhelli 
Anna Guillot
Teresa Imbriani Sebastian Klug (DE) 
Natasa Ruzica korosec 
Lorena Matic
Ralph Meiling (DE) 

Beatrice Morabito
Giulia Pesarin
Annalisa Pisoni Cimelli 

Giacomo Rebecchi 
Chiara Scarfò
Giovanna Eliantonio Voig 

Violeta Vollmer (DE)
Performer: Olivia Giovannini Angelo Pretolani Il progetto / Premesse: 
“Other Identity” Altre forme di identità culturali e pubbliche a cura e di Francesco Arena-
si svolgerà nella Loggia della Mercanzia a Genova dal 6 febbraio al 7 marzo 2016. Si tratta di una collettiva, un evento di respiro internazionale con il patrocinio della Regione Liguria, del Comune di Genova, Genova Musei e in collaborazione con il Goethe Insitut Genua. 

...Emozione è la parola magica;
specialmente in quell’universo parallelo che è il web e il social net, un luogo di identità alternative, di personaggi esagerati, un teatrino emozionale apparentemente effimero e superficie dove si consuma però la maggior parte del nostro tempo e si è sviluppata una comunicazione e una immagine del se che ormai influenza pesantemente anche la nostra vita reale.
L’ 88% dei messaggi che includono foto attirano l’attenzione ed hanno un tasso di memorizzazione più alto, quelli con i video ottengono il 2,35 d’interazione in più. I post senza contenuti visual creano solo il 1,71 di coinvolgimento. 

- l’importanza dell’apparenza sociale e pubblica
L’importanza dell’immagine anche grazie all’evolversi di quegli “elettrodomestici” che ormai ci sono indispensabili come smartphone e tablet è ormai un dato di fatto,il nostro album di famiglia è stato sostituito dagli album condivisi in rete dalle varie piattaforme; il nostro privato viene costantemente messo in evidenza esaltandone anche i più piccoli e insignificanti momenti come il risveglio, la colazione o la pausa in compagnia di un buon libro, il nostro shopping ecc. ogni nostra azione acquista una risonanza pubblica come se acquistasse valore soltanto nel momento della sua condivisione con un numero sempre più alto di “amici” che spesso neppure conosciamo e con i quali magari non ci siamo scambiati nessuna parola...
Questo disperato bisogno di “sottolineare” la nostra presenza solo in funzione della sua pubblicizzazione ha fatto si che anche la nostra immagine ne subisse una trasformazione.

- auto rappresentazione del sé
Sempre di più siamo attenti ad orchestrare ciò che vogliamo mostrare di noi stessi, esaltarne certe caratteristiche nasconderne altre, siamo impegnati a costruire la nostra immagine pubblica, come fossimo tutti dei personaggi dello spettacolo o dello star system, plagiamo, pieghiamo, modifichiamo così la nostra “auto rappresentazione” come fossimo quasi più attenti ad orchestrarne la messa in scena che non a viverla, come fossi + importante far emergere la scenografia della nostra esistenza piuttosto che la sua sostanza.


- identità di genere
Si manifestano e si creano così delle vere e proprie identità di genere che ognuno di noi sceglie in corrispondenza delle caratteristiche che vuole evidenziare del suo “personaggio”, un carattere grintoso, modaiolo, euforico, avventuroso o riflessivo, dolce, intimistico, solare o dark... così forniamo tracce, costruiamo il nostro profilo emotivo attraverso un personaggio che ci rappresenta o quanto meno vorremmo ci rappresentasse, e spesso questa nostra costruzione ci fa effettivamente credere di essere così, come se avessimo bisogno di inventare un’immagine pubblica che ci sostituisce per avere un ruolo e un peso nel mondo.


- selfie: il narcisismo sui social network
Così la pratica dell’autoritrarsi, del dover testimoniare attraverso la nostra immagine la nostra condizione sociale, sfocia nel “Selfie”.
L’Oxford Dictionaries Online, ha nominato il neologismo inglese #selfie parola dell’anno 2013 inserendola come nuovo termine all’interno del vocabolario. Sto parlando delle foto auto-scattate che ritraggono se stessi postate sul web che piacciono tanto a tutti (o quasi) gli utenti del web e che stanno riempiendo i social più utilizzati come Instagram e Facebook.
Si tratta come ormai sappiamo bene, di una specie moderna ed evoluta del classico autoscatto alla quale si aggiungono due dimensioni importanti: la dimensione della rappresentazione e della condivisione dell’immagine. Infatti mentre il vecchio autoscatto rimaneva essenzialmente un ritratto privato, il #selfie invece è pubblico. Nata negli anni 2000 con la diffusione dei primi social network come per esempio My Space, con il quale si iniziava a pubblicare le proprie informazioni personali in rete, l’avvento di Facebook, con la sua immagine del profilo ma anche degli smartphone dotati di fotocamera frontale sono stati decisivi per l’affermazione dell’attività di scattare #selfie che oggi conta solo su Instagram 73,925,900 post.
All’interno del web si condividono gli autoscatti migliori di sé per la ricerca di gratificazione personale e un narcisismo che sfiora quasi la patologia a cui si aggiunge anche quella dell’approvazione altrui espressa attraverso il numero dei “mi piace” ottenuti per ogni autoscatto.
La tendenza quindi è quella di sentirsi approvati in primis dagli altri e poi da noi stessi, quantifichiamo nei like il grado e la qualità del nostro potere seduttivo, della nostra personalità e del nostro “personaggio”. Perché tutto è pubblico, nulla celato o omesso se non forse la nostra vera natura il nostro essere profondo.


- identificazione del sé
Da sempre l’artista è sensibile ad argomenti quali l’identità e la comunicazione legata alla propria immagine, ora più che mai facendo parte anch’esso di questa inevitabile quotidianità e naturalmente sensibile e per certi versi catalizzatore di energie, modi, che ruotano intorno a lui, si è inevitabilmente confrontato con se stesso, ha messo in discussione la sua identità, la sua immagine, la sua rappresentazione.
Questo succede da sempre in arte contemporanea ma a noi interessa mettere a fuoco quelle sensibilità che nascono volontariamente o no; tornando indietro nel tempo, dalle prime ricerche degli anni 80 di Cindy Sherman (Glen Ridge, 1954), un'artista, fotografa e regista statunitense, conosciuta per i suoi autoritratti concettuali (self-portrait) che forse per prima ha massicciamente sottolineato questo aspetto di spersonalizzazione della propria immagine assumendo nelle sue opere ruoli di personaggi di volta in volta differenti; per poi passare a Nan Goldin (Washington DC, 1953) trasferita a New York dal 1978, dove si afferma come una delle maggiori esponenti di un'arte a favore di un’ identificazione completa tra arte e vita usando dall'età di diciotto anni la fotografia come un "diario in pubblico" documentando la sua vita, dopo il suicidio della sorella diciottenne Barbara Holly il 12 aprile 1965, infatti, proprio fotografando la propria famiglia che inizia il suo lavoro. In seguito rimane molto vicina all'album di famiglia sia per la tecnica sia per i soggetti scelti; senza dimenticare anche le influenze di Francesca Woodman (Denver, 3 aprile 1958 – New York, 19 gennaio 1981) che è stata una fotografa statunitense; nonostante una vita breve, fu un’artista influente e importante per gli ultimi decenni del XX secolo; appariva in molte delle proprie fotografie e il suo lavoro si concentrava soprattutto sul suo corpo e su ciò che lo circondava, riuscendo spesso a fonderli insieme; la Woodman usava in gran
parte esposizioni lunghe o la doppia esposizione, in modo da poter partecipare attivamente al processo di scatto della pellicola; anche nelle sue foto compaiono persone care della sua vita come l'amica fotografa Sloan Rankin Keck e il compagno Benjamin Moore.

Si potrebbero citare tantissimi altri artisti ma mi sento di evidenziare questi come i punti di riferimento più forti di tante ricerche che si sono sviluppate poi nel corso degli anni fino ad arrivare alle recenti curiose citazioni dell’attore ed artista James Franco che nella sua prima opera fotografica (James Franco’s New Film Stills) cita rifacendo e reinterpretando la prima storica serie di Cindy Sherman, i Film Stills appunto, oppure le recenti opere del fotografo Sandro Miller che ha selezionato alcuni dei ritratti tra i più famosi di sempre, ricreandoli con John Malkovich (attore, regista, produttore cinematografico e teatrale, nonché stilista, statunitense.), come protagonista. «Malkovich , Malkovich, Malkovic» è il titolo del progetto che vuole essere un omaggio ai grandi maestri della fotografia.
Il richiamo, il plagio, la riedizione, il ready made dell’iconografia di un’identità legata al passato, presente e contemporaneo è messa quindi costantemente in discussione come in una ricerca affannosa di una nuova identificazione del sè, di un nuovo valore di rappresentazione che viene puntualizzato, sottolineato, raccolto, selezionato come a voler fermare delle schegge impazzite che travolgono tutto, il nostro quotidiano, la nostra vita intima, i nostri sentimenti o meglio. la rappresentazione di tutto ciò che siamo e proviamo ad apparire nei confronti del mondo. 
“other identity” (il progetto)

Non è corretto parlare di “artisti selezionati” in questa che ci auguriamo possa essere una prima tappa di un progetto espositivo con cadenza annuale; una sorta di cartina al tornasole che misuri lo stato attuale di quella che considero non solo un nuovo filone artistico ma una nuova grammatica narrativa, una nuova interpretazione della nostra immagine;
ma di artisti ch si sono scelti, avvicinati con quell’istinto animale che ci fa riconoscere i nostri simili anche in cattività, riconoscere una piattaforma emotiva comune da cui poi sfociano ricerche personali ben distinte ognuna legata però da questa tematica di fondo.

Il linguaggio fotografico ovviamente è il media privilegiato in ogni sua forma che sia analogico o digitale viene utilizzato attraverso reflex professionali o smartphone, il mezzo davvero in questo caso è finalizzato al risultato finale, sempre utilizzato con consapevolezza e coerenza dall’artista che lo piega alla propria ricerca personale senza esaltarne le caratteristiche squillanti e superficiali o abusando di post produzioni posticce che spesso servono ad illudere una qualità dell’immagine spesso inesistente, le immagini degli artisti presentati infatti hanno quella che io chiamo “onestà intellettuale” nel senso di un consapevole ed intelligente uso del mezzo in modo lucido, semplice, a tratti brutale nella sua desolante a volte apparente rappresentazione del reale che spesso è filtrato da emotività malinconiche e sognanti, crudo iper-realismo, graffiante autobiografia, esibizionismo pubblicitario, complesse dinamiche di intimità famigliari. 
“other identity” (la location)

La Loggia della Mercanzia a Genova:
Le origini di questo edificio risalgono al Medioevo, quando nella zona adiacente al porto si effettuavano contrattazioni di merci e valute. La costruzione dell'edificio fu voluta dai Padri del Comune, amministratori della città, nel contesto della sistemazione urbanistica della piazza Banchi (così chiamata per la presenza dei banchi dei cambiavalute).
L'originaria costruzione, seriamente danneggiata da un incendio nel 1455 e successivamente restaurata, verso la fine del XVI secolo fu sostituita dall'attuale, costruita tra il 1589 e il 1595, nel corso degli anni è stata oggetto di vari interventi decorativi.
Dal 1855 ospitò la Borsa valori e la Borsa merci, nel 1950 dopo i restauri e la ricostruzione della copertura con armatura metallica la loggia fu riaperta e destinata ad attività culturali, attualmente ospita mostre ed eventi pubblici con un ampio bacino di utenza, si calcolano
ategica vetrina per la promozione culturale.  “other identity” (organizzazione evento)

La mostra è ideata e a cura dell’artista Francesco Arena in collaborazione con Centro di Documentazione per la Storia, l'Arte, l'Immagine di Genova (DocSAI) Goethe-Institut Genua;


Art Commission Genova per la parte organizzativa/ufficio stampa.

Francesco Arena
+39 340 2540631
francesco.arena@libero.it
skype: francesco.arena66
portfolio: www.francescoarena.it/art www.youtube.com/c/FRANCESCOARENA-visualart www.facebook.com/francesco.arenavisual.art

è un artista ed un fotografo, opera da anni nel campo dell’arte realizzando progetti anche site specific; oltre a serie fotografiche e polaroid, struttura installazioni che interagiscono con l’utilizzo di oggetti, fotografie e video proiezioni.
Ha realizzato numerose personali in Italia ed all’estero ed è presente in molte collezioni private e pubbliche.
Nei suoi lavori indaga sul ruolo delle immagini nella società contemporanea e sulla possibilità di ribaltare le nostre abitudini interpretative.


Hanno scritto di lui numerosi critici tra cui:Luca Beatrice; Michela Bompani; Valentina Caserta; Luisa Castellini; Enzo Cirone; Viana Conti; Monica Dall’Olio; Vittorio Fagone; Elena Forini; Matteo Fochessati; Joseph Gerighausen; Maria Flora Giubilei; Marta Casati; Ferruccio Giromini; Fattori Testori (Giancarlo Norese); Emilia Marasco; Paola Magni; Ivana Mulatero; Massimo Palazzi; Federica Pinna; Ludovico Pratesi; Ivan Quadroni; Franco Ragazzi; Sandro Ricaldone; Marco Rosci; Elisabetta Rota; Maurizio Sciaccaluga; Franco Sborgi; Marco Senaldi; Sandra Solimano; Gabriella Ventaglio; Marisa Vescovo; Maria Grazia Toderi. 

Comune di Genova, Settore Musei e Biblioteche
Centro di Documentazione per la Storia, l'Arte, l'Immagine di Genova (DocSAI)

010 5574958
010 5574970 (fax) biblarte@comune.genova.it www.museidigenova.it 

L'istituto conserva le collezioni iconografiche storiche di proprietà comunale dedicate alla storia della città (Archivio fotografico e collezioni cartografica e topografica), coordina il progetto GenovaFotografia e le attività della Loggia della Mercanzia.
Goethe-Institut Genua
+39 010 574501
+39 010 5745035 (fax) info@genua.goethe.org www.goethe.de/genova
Via Assarotti, 19/12° – 16122 Genova. 
è l’istituto culturale ufficiale della Repubblica Federale di Germania, incaricato dal Ministero degli Affari Esteri di promuovere la lingua e la cultura tedesca all’estero, di curare la collaborazione culturale internazionale e di trasmettere una sempre attuale immagine della Germania; organizza e sostiene numerosi eventi che promuovono la collaborazione internazionale e presentano la cultura tedesca in Liguria. 
Art Commission
+39 347 9300692
otheridentity.artcommission@gmail.com www.artcommissionevents.com/
Palazzo Ducale,Piazza Matteotti, piano cortile 46 r – 16123 Genova
si occupa e struttura eventi d’arte, spettacolo e cultura, con particolare attenzione alla promozione e alla valorizzazione delle varie espressioni dell’ arte contemporanea. In collaborazione con un qualificato staff di professionisti, è in grado di gestire e personalizzare ogni evento in relazione alle specifiche esigenze del committente.
Questa organizzazione inoltre, supporta aziende ed istituzioni culturali nell’attività di preparazione di mostre, eventi ed incontri di tipo artistico-culturale, offrendo sia una consulenza tecnico-commerciale (trasporto opere, assicurazione, logistica, marketing & communication) sia artistica (scelta degli artisti e delle opere).