Le quotazioni dell'argento erano a 32 dollari/oncia a inizio anno e a luglio erano arrivate ai 18 dollari, che rappresenta un calo di circa il 40% rispetto alla sua quotazione massima di 50 dollari, raggiunta nel 2011.
Pricewaterhouse Coopers dipinge uno scenario caratterizzato da una crisi di fiducia che sta attraversando tutto il settore minerario e che spinge tutti gli investitori verso altri beni, spaventati dai prezzi molto bassi e dai deludenti rendimenti delle aziende minerarie. I timori che la situazione peggiorerà ulteriormente, sono abbastanza diffusi.
Tuttavia i fondamentali a favore di una crescita dei prezzi, rimangono molto forti e saranno di grande aiuto per invertire il trend negativo del settore. Molte aziende del settore concordano con queste aspettative e dall'indagine della Pricewaterhouse Coopers emerge che il 53% degli intervistati si aspetta che nei prossimi 12 mesi i prezzi cresceranno, mentre il 38% crede che i prezzi rimarranno più o meno immutati e soltanto il 9% è convinto che le quotazioni scenderanno ulteriormente.
Pricewaterhouse Coopers sottolinea un altro aspetto che contribuisce a non rendere attrattivo l'investimento in società minerarie del settore: la poca trasparenza dei costi totali di gestione. Infatti con i margini spremuti all'osso, a causa del calo dei prezzi, gli investitori e gli analisti vorrebbero una maggiore trasparenza delle componenti di costo per meglio valutare la convenienza di un eventuale investimento.