Ottimisti o pessimisti? E’ una questione di “cervello”
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Essere ottimisti o pessimisti è una questione di cervello. E non è solo un modo di dire. Pare che esista una sorta di predisposizione naturale che porti le persone a pensare in modo ottimistico o in modo pessimistico, e che questa differenza sia scritta proprio nel nostro cervello.
Lo hanno dimostrato alcuni ricercatori della Michigan State University che hanno condotto un esperimento su 71 volontari. A tutti loro è stato chiesto di compilare un questionario, le cui domande erano finalizzate a scoprire chi, tra loro, fosse ottimista e chi, invece, fosse una persona tendenzialmente pessimista. Poi, i volontari sono stati invitati a guardare un’immagine che raffigurava una donna con un coltello puntato alla gola e a pensare a un lieto fine per quella situazione, ossia un finale in cui la donna riusciva a scappare dal suo aggressore e in cui non succedeva nulla di cruento.
Una risonanza magnetica, svolta durante l’esperimento, ha fotografato il cervello di ognuno e ha rilevato alcune differenze sostanziali tra gli ottimisti e i pessimisti. Dalle analisi, infatti, è emerso che, per immaginare un finale positivo della storia, il cervello dei volontari pessimisti si comportava in modo differente rispetto a quello degli ottimisti, attivando aree e collegamenti neuronali diversi. Questi risultati, pubblicati sul Journal of Abnormal Psychology, fanno pensare all’esistenza di una possibile base genetica che porterebbe le persone a interpretare positivamente o negativamente le situazioni.
Ottimisti o pessimisti? E’ una questione di “cervello”
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