Otto archi, sedici anni

Da Gmroberto

Le splendide Cameriste Ambrosiane nella cornice di Palazzo Marino a Milano

Che Felix Mendelssohn avesse composto un ottetto per archi lo sapevo già; e probabilmente in passato doveva anche già essermi capitato di ascoltarlo. Ma l'incontro decisivo con questa musica, quello che mi ha davvero fatto scoprire il suo fascino sconfinato, lo devo ad un gruppo di giovani e bravissime musiciste di stanza a Milano, le Cameriste Ambrosiane, che lo proposero lo scorso anno nel quadro di una rassegna concertistica interamente curata da loro. Non avrei potuto desiderare un'introduzione migliore: la gioia, l'entusiasmo, la passione con cui queste ragazze suonano sembrano fatte apposta per mettere in risalto gli omologhi caratteri della pagina mendelssohniana. Composto nel 1825 (Mendelssohn era nato nel 1809, aveva quindi sedici anni) e articolato in quattro movimenti, l'Ottetto è una composizione immersa dalla prima all'ultima nota nella luce della giovinezza, pervasa da un ardore gioioso che conosce ostacoli nè confini. E nelle mani giuste questi sentimenti di gioiosa, spontanea adesione alla vita passano dai pentagrammi degli spartiti alle teste e ai cuori di chi ascolta; tra i miei ricordi di ascoltatore uno dei più belli è quello di Eleonora, il primo violino delle Cameriste, che sul magico mormorio degli altri strumenti intona il primo tema dell'Allegro moderato ma con fuoco, uno dei motivi più caldi, generosi e liricamente espansivi dell' intera storia della musica:

L'inizio dell'Ottetto op. 20 di Mendelssohn


Ma - come ho già scritto - è tutta la composizione che vive in questo clima di fiaba luminosa, in quest'aura che tolkenianamente potremmo definire elfica e che trova la sua espressione più diretta nel terzo movimento, uno Scherzo che rappresenta il prototipo (o meglio: l'archetipo) degli scherzi lievi e palpitanti di vita che ritroveremo nel Sogno di una notte di mezza estate o nella Sinfonia n. 3.
Composizione affascinante anche sotto il profilo della sfida intellettuale che pone, con un organico posto sullo spartiacque tra il gruppo cameristico propriamente detto e la piccola orchestra da camera: sfida intellettuale che Mendelssohn (a sedici anni!) risolve con un'abbondanza di mezzi e una felicità espressiva che farebbero l'invidia di qualunque altro compositore di qualunque età: dallo stile propriamente sinfonico del primo tempo, alla cantilena screziata di malinconia del secondo, dal moto perpetuo al tempo stesso leggero e travolgente dello scherzo ai contrappunti del quarto movimento, le possibilità di uno schieramento di forze tanto peculiare vengono indagate e sfruttate in maniera esaustiva e completa.
Se volete intraprendere un viaggio appassionante all'interno delle tante gemme di questa composizione - ma anche più in generale della creatività mendelssohniana - potete dare un'occhiata alla lezione che Christopher Hogwood ha tenuto nel 2011 per il Gresham College di Londra e in cui Hogwood racconta l'Ottetto con la limpidezza e l'erudizione che lo contraddistinguono anche come direttore d'orchestra.

Una delle migliori registrazioni dell'Ottetto disponibili

Grazie alla mia recente (r)iscoperta del vinile sono da pochi giorni entrato in possesso dell'LP mostrato qui a fianco, con la prima incisione dell'Ottetto effettuata per la Argo (Decca) dall'Academy of St. Martin-in-the-fields nel 1967.
Sarà l'analogico, sarà il famoso Decca sound caldo, ricco e avvolgente, sarà quel che vi pare ma in questa incisione mi sembra davvero di ritrovare almeno un poco della magia e della freschezza di un'esecuzione dal vivo: c'è spontaneità, scorrevolezza, brio, ci sono dinamiche piene e al tempo stesso l'assoluta riconoscibilità dei singoli strumenti.
E' un disco che si trova in rete con relativa facilità e con un esborso davvero modesto; comunque anche se avete relegato giradischi e vinili in soffitta potete godervi questa registrazione grazie alla ristampa in digitale lungimirantemente predisposta dalla Decca.
Se poi la vostra unica sorgente di musica è ormai divenuta YouTube, potete ascoltare questa musica meravigliosa in un'intepretazione altrettanto autorevole di quella appena citata: questa volta a suonare sono i gloriosi Musici in una versione targata Philips:

Ma - qualunque sia la versione che sceglierete - fatevi un favore e permettete a questa musica lieve e alata di entrare nella vostra esistenza. Sarà davvero un sorso di giovinezza, un piccolo, prezioso frammento di felicità.
COI (Conflict Of Interests) Disclaimer: Ho la fortuna e il piacere di conoscere personalmente gran parte delle musiciste che compongono l'ensemble delle Cameriste Ambrosiane. La foto che le ritrae a Palazzo Marino è mia, ed è stato un modesto, inadeguato omaggio alla loro arte. E' quindi del tutto possibile che il mio entusiasmo per il loro modo gioioso e spontaneo di fare musica sia dovuto in tutto o in parte all'amicizia che nutro per loro. Dato che non faccio il critico musicale per vivere e dato che questo spazio è mio, dichiaro questo stato di cose e insieme la sua assoluta irrilevanza... :-)

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