Ottobre 2014: non esce il Narrativo Presente sul tema “Antisemiti”

Creato il 01 ottobre 2014 da Autodafe

di Cristiano Abbadessa

Nel mese di ottobre non verrà pubblicata la consueta raccolta mensile dei racconti del Narrativo Presente. Avrebbe dovuto essere disponibile la selezione dei migliori racconti sul tema lanciato nel mese di agosto, dal titolo “Antisemiti”. In considerazione della scarsa attinenza al tema delle narrazioni inviate, abbiamo deciso di non pubblicare alcun racconto e, di conseguenza, di saltare questa uscita della raccolta. Questa la notizia nuda e cruda. Poiché si tratta della prima volta in cui decidiamo di non uscire con la raccolta mensile (in alcuni numeri, in considerazione del valore dei contributi, abbiamo proposto un numero assai limitato di racconti, ma sempre rispettando la scadenza) credo sia doveroso aggiungere qualche riflessione. Lo faccio dopo che i racconti pubblicati temporaneamente sul sito sono stati rimossi; perché ad essi farò qualche riferimento, ma senza alcuna intenzione di fare le pulci agli autori, e preferisco perciò evitare che, indicando la luna, qualcuno si soffermi ad ammirare il dito. Perché in effetti, a rigore, non avremmo dovuto neppure pubblicare sul sito i quattro racconti che abbiamo invece lasciato in libera lettura; li abbiamo messi per la buona qualità letteraria, ma, come conferma la scelta finale di non uscire con l’ebook, anche questi contributi hanno centrato poco o nulla il tema, caratterizzandosi per una vaghezza che mi ha sorpreso e in parte deluso, e che abbiamo ritrovato (ma con minore qualità) in altri racconti inviatici e non pubblicati nella sezione del nostro sito. I quattro racconti, infatti, hanno ben rappresentato le caratteristiche, e i limiti, di tutti coloro che hanno partecipato. Un paio di essi non sono pubblicabili perché si sono limitati a immaginare storie riferite al conflitto tra israeliani e palestinesi, e in quel contesto ambientate. Ora, come dovrebbe essere noto, in tutte le pubblicazioni di Autodafé è indispensabile che il riferimento sia alla società italiana, non a quelle di altri paesi. A parte l’ambientazione, questi racconti finivano poi per essere delle semplici, seppur riuscite, testimonianze dell’assurdità del conflitto: opinione che può benissimo essere estesa ad altri conflitti, senza perdere alcuna specificità. In realtà, anche nel lancio del tema, il riferimento ai fatti bellici era stato inserito per stimolare la riflessione su come essi vengano vissuti qui, non là, e come si prestino a diverse chiavi di lettura: chi li prende a pretesto per criticare gli israeliani che si comportano “come i nazisti”, chi vi si appiglia per difendere l’esistenza dello Stato ebraico, chi sottolinea come, in varie forme, le crudeltà della guerra alimentino un sentimento antisemita che spesso ha altre cause ma che di questi orrori si fa paravento. Altri racconti, in forma anche diretta e banale, trattavano dell’antisemitismo come espressione di un razzismo indistinto, in cui potevano allo stesso modo confluire i risentimenti e i pregiudizi verso gli immigrati, gli zingari e quant’altro. Un punto di vista che poteva essere anche legittimamente messo a fuoco e sviluppato, a patto di entrare narrativamente nel merito di una tesi (il razzismo, in ogni caso e ogni forma, come prodotto dell’ignoranza) che può non essere condivisa ma che poteva essere meritevole di attenzione: era necessario però contestualizzare bene, senza appiattire in modo troppo evidente l’argomento, evitando di mettere in bocca ai razzisti protagonisti dei racconti frasi poco credibili ed evitando di farli agire in modo poco logico. Francamente, che dopo quasi due anni capiti una raccolta incompiuta è cosa che può rientrare nel novero delle possibilità; anzi, per certi versi vi è da compiacersi di aver sempre trovato, finora, buoni racconti che meritassero di essere proposti al pubblico dei lettori. Mi è però spiaciuto che il “buco” sia avvenuto proprio su questo tema, e temo che non si tratti di un caso. La mia impressione è che probabilmente sia mancata la voglia di guardarsi dentro. Alcuni temi, fra quelli finora proposti, comportano più facilmente un approccio in cui l’autore si pone all’esterno degli altrui comportamenti (di politici, imprenditori, malafarristi, criminali) per “giudicarli”, mentre altri temi portano a un’immedesimazione virtuosa e partecipe (con i poveri, i disoccupati, gli studenti, i migranti); questa volta, a mio parere, si trattava di interrogarsi su un inconfessabile “vizio” che molti di noi si portano dentro, più o meno ben mascherato, e si trattava di farci i conti, scegliendo poi l’approccio narrativo più consono. Credo che non sia mancata la capacità, ma il coraggio.


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