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Ottobre Missionario /La sfida della "Missione" nelle nostre città /Torino

Creato il 05 ottobre 2014 da Marianna06

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Ottobre, come molti sanno, è il mese missionario per eccellenza e papa Bergoglio in occasione della “Giornata Missionaria Mondiale”(19 ottobre) ha scelto, per quest’anno in corso, quale tema di riflessione e di  preghiera per tutti: “Periferie,cuore della missione”.

Torino come molte altre città grandi e/o piccole, in Italia, sta vivendo momenti di difficoltà dovuti ad una crisi economica enorme e in più settori (non solo in quello dell’auto e del suo indotto), che si traduce spesso per gli abitanti in una continua riduzione di posti di lavoro,  quindi povertà imposta e ingiustizie da subire in silenzio, cui è difficile opporsi.

Torino è, però, anche la città dei santi “sociali” : Don Bosco, il Murialdo, l’Allamano, il Cafasso.

E certi santi, anche se non li riconosciamo al primo sguardo, girano e operano in città anche ai nostri giorni. Con o senza tonaca.

E questo accade anche se l’informazione ufficiale non ne fa parola.

Nella parrocchia di periferia di “Maria Speranza Nostra” (Barriera di Milano),nella città subalpina, lavora come parroco, da alcuni mesi a questa parte, un missionario della Consolata.

Uno di quei “figli” dell’Allamano, che è arrivato anch’egli da molto lontano come papa Francesco. Soltanto che il Paese che gli ha dato i natali è il Tanzania.

Padre Godfrey Msumange è nato, infatti, a Iringa.

E ,ora, qui a Torino, dopo qualche difficoltà d’ambientamento iniziale dovuta soprattutto al clima molto diverso da quello africano,è come fosse a casa sua.

E’ stato ed è vicinissimo alle famiglie dei suoi parrocchiani fin da subito, che conforta e aiuta come può.

Si prende cura, soprattutto, dei giovani incontrandoli, radunandoli, facendo formazione, e in questo modo cercando di mitigare per quanto umanamente sia possibile le giuste  preoccupazioni delle mamme di questi ragazzi e ragazze.

Mamme che non vedono al momento per i propri figli un avvenire sereno se le cose non cambieranno.E anche presto.

E la strada poi  che, con i suoi allettamenti(droga,prostituzione, bande giovanili.. etc), è a tutti gli effetti un pericolo costante, è quella da  tenere assolutamente lontana.

Ma padre Godfrey non è solo a operare. Oltre alla San Vincenzo e alla Caritas e all’Ufficio per la pastorale dei migranti  è riuscito a coinvolgere buona parte dei suoi parrocchiani.

Questi hanno saputo accogliere, ad esempio, dei giovani migranti provenienti da Paesi difficili dell’Africa  (la Nigeria, il Senegal, il Gambia etc.) e hanno dato ciò che potevano, molto o poco che fosse.

E, ancora, sempre i parrocchiani di padre Godfrey, lavorano nel tempo libero alla ristrutturazione dell’oratorio per poter accogliere quanto prima i bambini di queste famiglie ,arrivate da tanto lontano e che di accoglienza e di tanto altro hanno un grande bisogno.

Si sta pensando a una forma d’integrazione intelligente, a un interscambio culturale reale  con tanto di dopo-scuola, studio della musica, recitazione, sport.

E da qui la valorizzazione nel quotidiano di un discorso autenticamente ecumenico per tutti (noi italiani in primis) il passo dovrebbe essere breve.

<<La vera sfida oggi (e vale per tutti) - precisa padre Godfrey – è quella di saper guardare bene in noi stessi per individuare quelle che sono le periferie dei nostri cuori, che hanno un enorme bisogno d’essere convertite. E ricorda, per chi fosse di corta memoria, che la credibilità dell’ “annuncio” è efficace solo nella misura in cui siamo realmente capaci di dare “testimonianza”.>>

 

                         Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

 

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