«Allora, Marta, la vedi questa colonna portante nel bel mezzo della sala? Ecco la ricopriamo di acciaio specchiante. E qui, di fianco alla colonna, intorno a questo mega calorifero gigante, mettiamo un’armatura a parallelepipedo di ottone riflettente che va a dialogare con l’acciaio. Mentre a terra, a correre sotto la colonna e il parallelepipedo, a raccordo tra il parquet e il marmo, mettiamo una lastra di acciaio e una di ottone, perpendicolari tra loro. Solo che opachi. Vedrai, sarà una figata. Fidati».
Questi discorsi mi venivano fatti in maggio, quando la casa nuova era praticamente ancora un miraggio.
Ora che nella casa ci abitiamo e ora che manca una settimana alla posa di cotanta figata, al solo pensarci inizio ad avere qualche problema di salivazione, un difetto del respiro, un vago tremore di voce, un deciso (provvidenziale?) sbirolarsi della vista.
Ma chi sono io per dubitare di due giovani promesse mantenute della nuova architettura italiana? Mi fido, certo che mi fido. Come no…