Lascio a chi legge il compito di misurare le possibili implicazioni di questo inedito aspetto della vicenda e di capire come mai un uomo che non avrebbe mai potuto essere accusato di aver condotto una simile azione di commando, si premuri di lasciare la carta d’identità sull’auto affinché si risalga a tutti i costi a lui. Come mai organizzazioni terroristiche tentacolari, si affidino a tipi simili per una strage dimostrativa e se invece l’attentato al Charlie Hebdo non sia stato concepito e preparato in un altri contesti, scegliendo vittime sacrificali ad hoc. E via dicendo: le vie dei signori sono infinite.
Ma la cosa più strana è che un settimanale di lunga tradizione e certamente non ingenuo si lasci completamente sfuggire il potenziale esplosivo di una simile notizia: la riporta all’interno di una ricostruzione dei fatti senza dar segno di accorgersi della sua importanza e proseguendo come nulla fosse. Parrebbe quasi una di quelle cose che si dicono per far intendere che non si è così fessi da non capire e nemmeno così fessi da rivelarlo al potere, specie al bizzoso Eliseo di cui il settimanale è sostanzialmente il portavoce e che è stato resuscitato dalla strage. Insomma come dire je suis orbò, quasi esattamente come l’attentatore semivedente, opportunamente ucciso.
Naturalmente avere qualche perplessità su un terrorista semicieco che lascia la carta d’identità nell’auto e viene inutilmente ammazzato quando invece sarebbe stato prezioso per scardinare eventuali reti terroristiche, dimostra un’innegabile tendenza al complottismo di cui chiedo venia. Certo dubitare della Verità Ufficiale è una colpa grave, anche se per nostra grande fortuna il numero dei peccatori è in via di diminuzione.