Out of sight: tris per Lacazette, leone di Mermoz

Creato il 10 novembre 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

L’ultima uscita di “Out of sight: l’uomo in più”, prima della sosta per le nazionali, non può che premiare Alexandre Lacazette, il bomber sempre più simbolo del Lione.

La tripletta di Lacazette nel derby contro il Saint-Étienne, con tanto di goal vittoria a recupero scaduto, trascina al secondo posto i Gones (i bambini), a -10 dal solito inarrestabile PSG. Cinque le reti per lui in questa stagione, seconda tripletta in campionato dopo quella contro il Lille dell’anno scorso: non c’era modo migliore per festeggiare la 150^ presenza in Ligue 1.

150 presenze sempre con indosso la casacca rossoblu, e da ben 3 anni con la 10 sulle spalle. Un riconoscimento importante, un coronamento del percorso di crescita che sta trasformando il “leone di Mermoz” nella bandiera del Lione, nel giocatore simbolo del club, a soli 24 anni. La sua storia, a grandi linee, ci rimanda alla mente quelle di Messi, di Marchisio, di Totti: giocatori capaci di considerare i club che li hanno cresciuti calcisticamente e umanamente come una vera e propria famiglia, e non un trampolino di lancio, rinnovando di anno in anno la fedeltà e l’attaccamento a quei colori.

È ai Gones che Lacazette deve tutto. Nato nel 1991 da un’umile famiglia di Guadalupa, cresciuto in un quartiere povero e malfamato nella periferia di Lione, Mermoz (emblematicamente famoso per il furto subito da Platini mentre era intento a firmare autografi), una zona definita di “Redynamisation Urbaine”, destinata a un insperato rilancio sociale e culturale. Infanzia difficile ma non disastrata: la famiglia nonostante le difficoltà economiche riesce a impartirgli un’istruzione di stampo cattolico, e a sostenere i sogni e le sue speranze di trasformarsi in goleador.

Speranze ben riposte: già da bambino erano lampanti le sue doti con la palla al piede. Controllo, fantasia, eleganza, velocità: non gli mancava nulla. Potentissimo col piede destro, chirurgico col sinistro. Da bambino era soprannominanto “Le Gachette”, il grilletto, per le impressionanti doti balistiche. E finalmente nel 2005, poco più che quattordicenne, entra a far parte della primavera rossoblu. Dopo tre anni di accademia, nel 2008, anno del settimo (consecutivo) e ultimo scudetto del Lione prima della travolgente “primavera araba” dei petrolieri del PSG, Lacazette entra a far parte del Lione 2, la squadra di categoria inferiore, appena diciassettenne. È la svolta: le 23 reti in 52 presenze gli valgono il soprannome di Leone di Mermoz, nonostante fosse ancora un ragazzino timido e schivo. Nel 2010 approda finalmente nel “calcio che conta”: è l’anno dell’apoteosi. A fine maggio il debutto in prima squadra, due mesi dopo, non ancora diciannovenne e con un orale di maturità da conseguire il pomeriggio seguente, segna all’85’ il goal decisivo contro la Spagna che regala alla Francia l’Europeo Under 19. Pochi mesi dopo, l’8 dicembre, giorno dell’Immacolata, Alexandre Lacazette esordisce in Champions nel match contro il Tel Aviv, procurandosi la rete del pareggio proprio nei minuti finali.

Nel triennio successivo, sotto la guida magistrale del nuovo tecnico Remi Garde, Lacazette diventa Le Grande: trascinatore, combattivo e tatticamente intelligente, come il macedone, con la squadra che poggia tutta sulle sue spalle. Dopo aver segnato 15 goal nei due anni precedenti, il 2013 è la stagione della consacrazione: 54 presenze, 22 goal. L’apice arriva l’anno successivo: con il nuovo allenatore Fournier, Lacazette sopperisce all’assenza di Gomis (passato allo Swansea), spostandosi da trequartista a centravanti. L’intuizione è vincente: 21 goal nelle prime 22 giornate, 27 totali (intervallate da un brutto infortunio che lo stoppa per più di un mese).

Lacazette !!!! Hat-trick !!! 3-0 !! #OLASE #OLASSE #TeamOL pic.twitter.com/hB9MgwcCRx

— Footy-boy (@chrismukunku) November 8, 2015

Insomma, grazie al Lione Lacazette è diventato un giocatore di caratura europea. Il ragazzino timido e schivo ha lasciato spazio al leader silenzioso e combattivo. Perfino i Bleus di Deschamps, che vantano talenti del calibro di Pogba e Benzema (anche lui prodotto della cantera dell’OL), fanno affidamento sull’“enfant du pays” per il futuro della nazionale. Molti club ben più blasonati hanno tentato di inserirlo tra le proprie fila lusingandolo con contratti da capogiro, compreso il PSG: il “Leone” ha risposto con un rinnovo che lo legherà ai rossoblu fino al 2019, con 4,5 milioni netti a stagione. Alexandre “Le Grand” Lacazette è pronto a scrivere la storia del Lione, sperando di aiutarlo a tornare ai fasti del primo decennio del 2000, in cui ha dominato incontrastato la scena d’oltralpe.

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