Out of Sight: Zaza, l’uomo scudetto?

Creato il 16 febbraio 2016 da Retrò Online Magazine @retr_online

“Out of Sight: l’uomo in più” si concentra ancora sulla Serie A. Sotto i riflettori, questa volta, Simone Zaza.

Nel turno di Serie A conclusosi domenica sera non mancati gli stravolgimenti. Milan e Roma continuano a macinare vittorie dopo un avvio di stagione ben al di sotto delle aspettative, rientrando prepotentemente nella corsa per un posto in Champions League.
L’Inter saluta definitivamente le speranze scudetto e vede affievolirsi la speranza di ripiegare sul terzo posto, causa sconfitta nel delicatissimo scontro diretto con la Fiorentina: senza i soldi per la qualificazione la squadra verrà smantellata e il progetto-Mancini accantonato, con un probabile addio del tecnico già a giugno. Scenario apocalittico. Ma, soprattutto, sabato sera si è assistito all’ennesimo sorpasso al vertice: dopo Fiorentina, Inter e Napoli, tocca alla Juventus andare in testa, completando una rimonta che ha dell’incredibile, cominciata con il goal di Cuadrado negli ultimissimi secondi di derby. Nel giorno di Halloween, la Juventus è risorta dalle proprie ceneri, arrivando a totalizzare ben 15 vittorie consecutive (2 in meno dell’Inter postcalciopoli di Mancini, record assoluto della Serie A). L’ultima, contro i partenopei, pesa come un macigno. Dopo un match ad alti ritmi e dai contrasti duri ma con pochissime occasioni per parte (una conclusione di Dybala finita poco alta sopra la traversa e un’ottima palla sulla testa di Higuaín sottratta miracolosamente da un intervento in spaccata di Bonucci), in un finale che sembrava far presagire lo 0-0, con la Juve disposta col 4-5-1 per salvare il risultato, Zaza, appena entrato, è riuscito a sfruttare il cambio di fronte nato da una pessimo passaggio a vuoto di Mertens, mettendo a segno, con una splendida bordata di sinistro, il goal che potrebbe valere lo scudetto. Complici, indubbiamente, i difensori napoletani: Koulibaly ha sbagliato la marcatura, concedendo troppo spazio all’ex pupillo di Di Francesco, e Albiol ha deviato il pallone tentando impropriamente di murarlo col polpaccio, ingannando Reina che comunque era sulla traiettoria. Zaza potrebbe essere l’uomo scudetto, e con Out of Sight vogliamo raccontarvi la sua storia.

Classe 1991, Simone nasce a Policoro, in Basilicata, figlio unico di una famiglia benestante, col padre gestore quattro villaggi turistici. Coi genitori ha un legame speciale: la madre Caterina, casalinga, l’ha sempre seguito in giro per l’Italia. Con lei Simone coltiva un rapporto speciale, quasi di “amicizia”: è la sua confidente, il suo punto di riferimento. Ha sempre avuto molta pazienza, anche quando da bambino ha avuto la passione per gli animali da compagnia più singolari, dai ricci alle iguane (ancora oggi ne ha una che è solita addormentarsi con lui accoccolata sullo stomaco). Entrambi i genitori amano i tatuaggi, e Simone non è da meno, tanto che da ragazzino decide di copiarne ben due, un topolino e un angelo stilizzato. Anche con Metaponto, città che lo ha visto crescere, ha un legame profondo. Nonostante da anni ormai lo stipendio della Serie A gli consenta vacanze da lusso (come molti suoi “colleghi”), lui d’estate preferisce la rimpatriata con gli amici di sempre, il ritorno in terra natia. Eppure, a 13 anni aveva già dovuto lasciare casa. Dopo tre anni di “sbandamento”, in cui aveva deciso di dedicarsi al Taekwondo, nel 2003, dopo una stagione in una squadra minore di Pontedera, si sposta a Bergamo, per unirsi alle fila dell’Atalanta. Sembra essere la svolta: appena 17enne ed esordisce in Serie A, subentrando negli ultimi minuti del match contro il Chievo, ai tempi in cui ancora c’era Del Neri in panchina. L’idillio dura poco: nella stagione successiva non trova spazio in prima squadra, e decide di non rinnovare, venendo messo fuori rosa. Sono mesi difficili, in cui nemmeno usciva di casa, come racconta la mamma. Passa così alla Sampdoria, grazie all’occhio acuto di Paratici, che poi l’avrebbe portato alla Juventus.

I blucerchiati però, dopo averlo fatto esordire nel finale di un derby amarissimo perso per 1-0, non lo considerano ancora abbastanza maturo e lo cedono in prestito: inizia la gavetta. Juve Stabia, Viareggio e, soprattutto, Ascoli. Qui mise a segno 18 goal, che non bastarono a salvare la squadra dalla retrocessione (e dallo scontro finale con i tifosi, che non gradirono la sua fuga notturna dalla città quando la curva chiedeva allenamenti extra anche dopo la fine del campionato), ma gli consente di essere nuovamente adocchiato da Paratici, al tempo già al servizio della Juventus insieme a Marotta. I bianconeri nel 2013 lo acquistano a titolo definitivo per 3,5 milioni dai blucerchiati, per poi cederlo in compartecipazione al Sassuolo, per poco più di 2 milioni. E qui, grazie a Di Francesco che stravede per lui, sboccia. Nella prima stagione i goal non sono tanti (9), e i riflettori sono tutti puntati sulla mostruosa continuità di Berardi, che appena ventenne mise a segno 16 reti. Le sue doti però vennero tutte alla luce: potenza, tecnica, abilità nelle conclusioni di testa e ottimo senso del goal, anche con spalle alla porta. Nell’estate del 2014 i neroverdi, capaci di salvarsi dalla retrocessione solo nelle ultimissime partite, riuscirono a riscattarlo definitivamente, versando gli ulteriori 7 milioni nelle casse bianconere. In Emilia resta ancora per una stagione, mettendo a segno 12 goal che consentono ai neroverdi di lottare per la metà alta della classifica. A settembre mette perfino a segno il primo goal in maglia azzurra, contro la Norvegia nel match valido per le qualificazioni all’Europeo, entrando nelle grazie del neo CT Antonio Conte.A giugno, pur tra i malumori di una tifoseria che auspicava l’arrivo di Berardi come possibile trequartista, la Juventus conferma la propria fiducia ed esercita la clausola di recompra per 18 milioni. Il resto è storia recente.

Alla Juve ha già dimostrato di essere degno di indossare dei colori così pesanti. Allegri ancora non si fida di affidargli le redini dell’intero match, teme che la foga e l’ansia da prestazione ne condizionino le scelte in campo (vedasi l’espulsione contro il Genoa), ma ha l’occhio abbastanza attento per coglierne la pericolosità devastante. Ha già messo a segno 7 goal tra tutte le competizioni, con una media realizzati altissima, una rete per poco più di 80′ giocati. Dopo due anni da titolare essere la quarta scelta poteva portarlo a un addio nel mercato di gennaio, ma Simone ha rispedito al mittente le offerte di Napoli e Premier League (disposti a versare più di 20 milioni per il cartellino), consapevole di essere in una squadra vincente che poco a poco gli concederà lo spazio per scrivere la storia del club, deve solo pazientare. Anche l’amicizia con Morata, che come lui a fatica digerisce la panchina, gli è d’enorme aiuto: insieme hanno imparato come gestire le pressioni di un club così prestigioso, e si spronano a vicenda per fare sempre meglio. A Napoli forse avrebbe trovato la gloria, a Torino ha trovato una famiglia: ora i risultati lo stanno premiando. L’avventura di Zaza nel calcio che conta è appena cominciata.

Tags:Allegri,Italia,juve,juventus,Sassuolo,scudetto,Serie A,Zaza

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