Addirittura si crea una certa fama nei combattimenti clandestini a mani nude.
Russell per un incidente di macchina è accusato di omicidio colposo e trascorre del tempo in carcere.
Uscito , non può far altro che constatare che la sua fidanzata è tra le braccia dello sceriffo e Rodney , a causa dello strozzino locale si è messo in un brutto giro coinvolgendo anche Curtis DeGroat, un boss di medio calibro confinato sulle montagne a trafficare in alcol e droga.
Il profilo basso della vita di Russell è andato definitavamente a farsi fottere: ora è il tempo di agire e di vendicarsi....
Il cinema americano dagli anni d'oro in poi è letteralmente stracolmo di storie di ingiustizie e di vendetta.
Il film di Scott Cooper in questo senso si immette in un gruppo ben fornito di film .
Si parte da un contesto ambientale molto disagiato socio economicamente ( un po' come succedeva in The Fighter altro film in cui Christian Bale furoreggia ) e poi si racconta una storia di dolore , di disperazione senza che la catarsi sia necessaria.
Mentre guardavo Out of the furnace - Il fuoco della vendetta ( complimenti vivissimi al titolista italiano sempre brillante e sul pezzo ) più di una volta ho pensato che una storia come questa poteva essere raccontata in uno dei romanzi di Dennis Lehane, più di una volta ho pensato che dietro alla macchina da presa avrebbe dovuto esserci Clint Eastwood per raccontare una vicenda di questo tipo che , a mio parere , rientra perfettamente nelle sue corde emotive.
Intendiamoci la sua regia non è male, cattura bene l'ambientazione e fa anche un ottimo lavoro con gli attori ( anche se la sensazione è che con un set con Christian Bale, Woody Harrelson, Sam Sheperd e Willem Dafoe, Forest Whitaker tralasciando volutamente l'Affleck minore, comandino più loro ) ma si dimostra scolastico in molti passaggi citando a profusione molto cinema americano anni '70 e soprattutto Cimino.
La citazione a Il cacciatore è talmente ostentata che quasi infastidisce per eccesso di ingenuità.
Sarà bravo Cooper ma non è Cimino e neanche Eastwood.
L'epopea familiare raccontata da Out of the furnace - Il fuoco della vendetta da accorata fotografia di una crisi economica e morale, universale e privata, assume presto toni steinbeckiani nell'inerpicarsi per il disagevole sentiero del revenge movie.
Mentre tutto si tinge di sangue e di noir, il personaggio di Russell è l'unico che si evolve durante il film, unica figura multidimensionale in un mondo di figurine piatte a cui la tecnica e il savoir faire attoriale cerca di dare colore.
E che diamine, non ha il fisico di Eastwood o di Bronson, suoi illustri predecessori nei combattimenti clandestini.
Out of the furnace- Il fuoco della vendetta è un film che affabula ma non convince realmente , è un po' troppo in mezzo al guado tra epopea familiare, vendetta personale e noir per volare veramente alto, probabilmente anche una bella sforbiciata nella prima parte avrebbe giovato mentre il finale è rapido, quasi improvviso.
Permane la sensazione di un'occasione sprecata, con un cast all stars di questa qualità era obbligatorio fare di più....
Eppure non riesco a volergli male...
PERCHE' SI : cast all stars, buon lavoro sull'ambientazione , cinema che si richiama ai classici americani
PERCHE' NO : la regia è ad opera di un mestierante che cita maestri in modo anche ingenuo, personaggi piatti e che non evolvono.
( VOTO : 6,5 / 10 )