È una settimana che me ne vado in giro circondato da appestati.
Tutti là a starnutire sui mezzi. Dentro l’ascensore. A lavoro.
Sarà una settimana – giorno più giorno meno – che mi vanto come un coglione.
Ho preso la pioggia, la grappa, la sambuca, il vento. Ho perso il sonno.
E poi all’improvviso un pizzicore, uno starnuto. E la dimostrazione che non ci avevo capito un cazzo.
Allo stesso modo avevo deciso di occupare questo spazio per un metaforico sospiro di sollievo dovuto al “non canto più” di Gigi D’Alessio.
Che devo essermi sognato.
Oppure, per la seconda volta in così poco tempo, non ci avevo capito un cazzo.
Il muco fa male al cervello. Questa è la verità.
Poi capita di sentire un disco nuovo. E ci si riprende.
E quindi lancio un appello agli appestati come me: accedete ai vostri cari account Spotify e date un ascolto a questi Outfit qui.
C’hanno un nome di merda, d’accordo, ma di pop sintetico ne sanno più di qualcosa.
La copertina del disco, che fa un po’ Torre Velasca, rimanda ad un allegro paesaggio urbano. Di quelli belli.
Non guardatela troppo. Mettete su la musica e fatevi una bella scopata con la tipa.
O, male che vada, rimane la classica sega.
È musica da godere.
Enjoy the Performance.
L'articolo Outfit – Musica per organi caldi è ovviamente opera di Frankezze.