Estratto dal mio quaderno di lavoro personale
(…) E’ vero che nei sentimenti spesso si assiste ad un fenomeno simile alla grande distribuzione commerciale. Si investe poco nel coltivare i sentimenti per un’altra persona, ma li si ricerca come se fossero già confezionati e pronti per scartare, così come ogni cosa è pronta nella vita reale take-away. E’ l’era del commercio d’amore, la ricerca spasmodica di incastri, di ideali, di vetrine dove scartare ciò che non piace e realmente di poco amore. Appassionarsi all’altro, condividere la propria storia, crescere assieme, diviene sempre di più qualcosa di retro’, da snobbare, nella corsa dannata orientata da una solitudine interiore ed incapacità di essere autentici e liberi dal mercato. Così come le griffes raccontano di spaventapasseri travestiti da esseri umani, così cuori di latta, cuori di plastica, e pochi battiti, nell’analfabetismo emotivo dilagano e ingoiano anime marchiate a fuoco e a volte inconsapevolmente consacrate al deserto del cuore. E ci si dimentica che l’amore è un laboratorio artigiano quotidiano, non una catena di fantocci della grande distribuzione, e nemmeno un outlet dove narcisisticamente scegliere ciò che si ferma alla retina e non raggiunge la corteccia cerebrale. Eppure, quelle solitudini, quella cecità affettiva, attira anime che come falene si schiantano sui cristalli delle macchine in corsa, nella notte del dis-amore (…)
(Antonio Dessì)