Tutto è cominciato un mercoledì di novembre, l’11 precisamente – nonché uno dei cinque (cinque) giorni liberi che, tra settembre e le vacanze di natale, la ‘povna ha avuto la ventura di non trascorrere a scuola. Proprio per questo, è negli uffici del CAF, impegnata in una delle millemila pratiche burocratiche che cerca di concentrare in questi (pochi) giorni di respiro (sempre pienissimi), a ritirare l’ISEE per fare l’abbonamento (ad alcune cose, più sostanziali, ma troppo macchinose per essere ottenute in una vita con sette giorni lavorativi su sette, come per esempio vaccinarsi, ha per adesso rinunciato).
La ‘povna è in coda, il telefono suona: è la collega Artemide. La ‘povna sospira, e poi risponde, ma senza (troppa) ansia, perché Artemide, pur essendo (donna di età, conservatrice, molto classe alta e Rotary) molto diversa da lei, ha una cosa in comune con la ‘povna, e cioè il culto per una buona educazione di sostanza. Dunque è abbastanza sicuro che la stia chiamando per un motivo serio.
“Pronto, ‘povna, scusami innanzi tutto perché ti chiamo di giorno libero, ma ho bisogno di parlarti”.
“Dimmi, Artemide”.
Segue, resa con i modi dovuti, cortesi, rapidi, esplicativi, soddisfatti, l’illustrazione dell’invito a entrare ufficialmente nel gruppo di accompagnatori scelti per la gita punta di diamante della scuola. La quale prevede, senza entrare troppo nel dettaglio, un progetto di confronto sul lavoro italiano all’estero in paesi extra-europei: una settimana in visita, con tanto di incontri all’ambasciata, scambio di doni, inno. La meta di quest’anno porta i fortunati niente meno che negli Stati Uniti d’America, a Washington e nella Grande Mela. Non solo: la natura particolare del viaggio prevede per ciascuno degli insegnanti coinvolti la possibilità di portarsi un accompagnatore (ovviamente a pagamento). La ‘povna ascolta, ringrazia, e chiede 48 ore di tempo per decidere. Ma in realtà già dieci secondi dopo, mentre comunica la notizia alle amiche di C’è Bisogno, e poi chiama per consiglio l’Ingegnera Tosta, sa già di avere accettato. Così come sa bene quale sarà il suo più uno, ovviamente. Ed è con questo spirito che scrive a Thelma. La notizia è incredibile, ma Thelma accetta con entusiasmo.
Così, piano piano, la gita a Washington e New York si è dipanata sullo sfondo della vita scolastica e affettiva della ‘povna. Da un lato, come direbbe Mr. Higgs, “facendo l’uomo” per gli altri membri coinvolti del corpo docente (Artemide, un collega del Prefabbricato, e Barbie) – d’altra parte (ancora Mr. Higgs) “ti hanno chiamata per quello”; cioè, tradotto, facendo Wolf, risolvendo problemi, portando sorrisi, razionalità, inglese e buon umore in egual misura. Dall’altro, sempre a scuola, correndo come una matta per portarsi avanti e recuperare così la settimana con la quale si fucila, temeraria, il lungo marzo. Infine, sul versante privato, progettando con Thelma i vari stadi del viaggio, condividendolo con gli amici del nord e anche progettando di vedere con l’occasione il loro Ozio premio Nobel (che vive non lontano da Manhattan) e magari anche la loro zia Usanna, americana.
E tutto scorre, compatibilmente con l’entropia che caratterizza le sue giornate quest’anno, abbastanza tranquillamente. Fino all’altro ieri, giovedì 3 marzo. Quando un sms mandatole da Thelma con urgenza, durante le ore di scuola, non le fa prendere il telefono di corsa.
Quello che Thelma ha raccontato alla ‘povna non sarà ripetuto, basti sapere che un imprevisto, della natura degli incidenti familiari gravi e complicati, la spinge a rinunciare al viaggio. Con tutta la rabbia, il dolore, il senso di ingiustizia che questo comporta: ma Thelma è persona fin troppo disposta a correre là dove il dovere la chiama.
Così, preda di una tracheite da dieci giorni, sotto cortisone, antibiotici e stanchezza pervasiva, la ‘povna si appresta a partire senza la fida cugina, e con il cuore pesante. A cambiare le carte in tavola non è bastato nemmeno il tranquillizzante (e comunque provvidenziale) intervento della grande e fida Spersa.
E sì, lo sa anche lei che è New York è New York, che starà bene e l’occasione è unica, come le dicono tutti; e ha tirato fuori le guide; e avvertito l’Ozio, e fatto tutte le cose a modino, con l’ottimismo della volontà che la caratterizza. Ciò non toglie che il piacere riposto in questo viaggio le risulti, a 36 ore dalla partenza, quanto meno dimezzato.