Arrivato sul posto, mi sono subito reso conto che la condizione era perfetta. Con un po' di affanno, reggendo con una mano l'ombrello e con l'altra il cavalletto, mi sono rapidamente posizionato e ho scattato. Una, due, tre, dieci volte, modificando l'inquadratura, stringendo, allargando, le scarpe affondate nel fango. Dieci minuti, poi il sole se n'è andato, e io con lui. Ma sorridendo...
Qualche giorno fa me ne andavo verso la Fiora, studiando il modo di organizzare le riprese fotografiche nonostante la pioggia battente. Ad un certo punto, è sorto il sole, un'alba di fuoco su cielo grigio. Con tanto di doppio arcobaleno! Ho fatto rapidamente mente locale: dove trovare un soggetto da collocare sotto l'arcobaleno, che fotografato da solo non dice poi granché?Mi sono ricordato di un albero, nei pressi, che avevo già da tempo pensato di fotografare. Mi sembrava l'occasione giusta, ma il tempo stringeva: in breve il sole sarebbe scomparso dietro le nubi avanzanti. Rapida inversione a U con l'auto e via per strade campestri incontro al mio soggetto, pregando che l'arcobaleno durasse abbastanza a lungo!
Arrivato sul posto, mi sono subito reso conto che la condizione era perfetta. Con un po' di affanno, reggendo con una mano l'ombrello e con l'altra il cavalletto, mi sono rapidamente posizionato e ho scattato. Una, due, tre, dieci volte, modificando l'inquadratura, stringendo, allargando, le scarpe affondate nel fango. Dieci minuti, poi il sole se n'è andato, e io con lui. Ma sorridendo...
Arrivato sul posto, mi sono subito reso conto che la condizione era perfetta. Con un po' di affanno, reggendo con una mano l'ombrello e con l'altra il cavalletto, mi sono rapidamente posizionato e ho scattato. Una, due, tre, dieci volte, modificando l'inquadratura, stringendo, allargando, le scarpe affondate nel fango. Dieci minuti, poi il sole se n'è andato, e io con lui. Ma sorridendo...