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OVERKILL / SANCTUARY @Klub Mega, Katowice, 14.03.2015 (ovvero: la notte delle bottiglie volanti)

Creato il 24 marzo 2015 da Cicciorusso

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Come avevo già precedentemente avuto modo di spiegare ai quattro o cinque lettori che leggono i miei live report, Katowice è una metropoli in divenire ed è attualmente ridotta ad uno status di cantiere a cielo aperto. È sicuramente piu’ ruspante e meno avvezza alla presenza di stranieri dell’elegante Cracovia. Tuttavia, Cracovia è nota in tutto il paese (e anche nel resto dell’Europa, specialmente quella “calcistica”) come “la città dei coltelli”. Vi racconterò ora un episodio che bene può spiegare il perché di tale nomea.

Premessa: a Cracovia ci sono due squadre, TS Wisła e KS Cracovia. Qualcuno di voi si ricorderà la prima squadra che ho menzionato per una partita giocata contro il Parma anni fa in Coppa Uefa in cui Dino Baggio si beccò un coltello in testa da parte di un tifoso polacco che non si fece scrupolo alcuno di lanciarlo sulla superficie di gioco alla “ndo cojo cojo”. Questo per far capire con quali personaggi si ha a che fare nella città dei Re del Wawel. Ma questo è nulla. Un giorno camminavo tranquillo per le vie del centro e mi capitò di passare accanto ad una nota discoteca. Vedo parecchio trambusto per la strada proprio all’altezza del locale e mi avvicino a vedere. Beh, non si sa come e non si sa da dove, alcuni esponenti delle due opposte tifoserie erano appena stati coinvolti in delle schermaglie e uno di questi aveva tirato fuori un machete (!!!) dal nulla, mozzando di netto la mano di uno dei tifosi avversari. Non potei fare a meno di notare la pozza di sangue in mezzo alla strada e la gente raccolta là intorno. Questo è solo uno dei tanti episodi di cui si sente di tanto in tanto da queste parti. Potete anche ammirare nella foto qua sopra uno degli ultimi sequestri effettuati dalla polizia.

Perché questa lunga premessa, direte voi. Beh, in conseguenza di tutto ciò, potete immaginare le misure di sicurezza e le perquisizioni che vengono effettuate nei locali. Normalmente poco ci manca che ti tastano per benino pure il pacco. Le due tifoserie sopraccitate sono le uniche a non aver sottoscritto un accordo a cui tutti gli altri gruppi Ultras del paese hanno aderito ormai da tempo, ovvero quello di usare sempre e solo le mani o comunque evitare a ogni costo le armi da taglio. Cracovia è diversa. Ecco perché tutte le tifoserie delle squadre che vengono a giocare da queste parti temono particolarmente la trasferta. Ed ecco perché, probabilmente, la stessa urgenza non viene avvertita nel vicino capoluogo della Slesia, Katowice, nei cui locali in cui mi è capitato di andare per assistere a concerti non sono mai stato perquisito. Non solo. Là non si avverte nemmeno l’urgenza di dover prevenire lanci di oggetti contundenti tipo bottiglie, per esempio. Voi direte, cari confratelli del metallo, che in serate in cui è previsto un certo numero di avventori (che fa rima con bevitori) e specialmente quando si suona questo tipo di musica, le norme base di sicurezza prevedano i soliti bicchieri di plastica e assolutamente, ASSOLUTAMENTE, di evitare la vendita di bottiglie, lattine etc. Ebbene qua se ne sbattono allegramente il cazzo.

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Il luogo è gremito. Quando arrivo io sono giusto in tempo per la fine del sound check dei Sanctuary (che, per onore di cronaca, spaccheranno). Peccato però che non riesca ad avvicinarmi alla zona calda più di tanto perché la gente si è già accalcata il più vicino possibile. La visuale e il suono sono comunque buoni e me la godo proprio, l’esibizione degli americani.

C’è pure Paweł, un metallaro panzone che viene da Varsavia per ogni concerto che fanno a Cracovia e dintorni e con cui ho fatto conoscenza in una serata con gli Obituary quando ero sbronzo come una merda. Quella sera l’abbiamo finita a parlare di black metal greco e italiano, di cui mi ha assicurato essere un grande fan, e da allora, quando mi vede mi chiama “Necromantia”. Il buon Paweł mi assicura che là sotto il palco è una sauna, e gli credo, a giudicare dalla sua aria sconvolta e dal numero di teste che vedo davanti a me. E comunque una bella sauna è nulla in confronto a quello che succederà dopo.

Warrel Dane sembra essere davvero ispirato dal numeroso pubblico e la cosa è evidente dal fatto che spesso, tra un pezzo e l’altro, si ferma a fare foto del pubblico, che ci assicura essere “uno dei migliori dell’intero tour”. Die For My Sins la canta pure bene e non è sfiatato come temevo e come avevo sospettato in altra sede. Battle Angels e Taste Revenge sono potentissime come sempre e i suoni sono davvero cazzutissimi. Potenza allo stato puro. The Year The Sun Died non mi aveva proprio detto nulla, però dal vivo, i pezzi, alternati ad alcuni dei classici, fanno una discreta figura. la band di Seattle è una macchina da guerra quadrata e rocciosa e ogni volta che Dave Budbill pesta sulla sua doppia cassa la mia cassa toracica rimbomba. Grande esibizione da band navigata e super professionale.

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Quando finiscono so che ci sarà l’esodo verso il bar, e quello è il momento di agire e portarsi vicini al palco, dove tra poco Bobby Ellsworth, DD Verni e soci saliranno, pronti a spazzar via tutto e tutti. Atmosfera elettrica e calca immane tutto intorno a me. Quando salgono sul palco e attaccano con Armorist, dall’ultimo album, si vede già che l’atmosfera è rovente. Ma sentite quello che segue: Hammerhead, Electric Rattlesnake, dal fulminante The Electric Age, nettamente il miglior disco thrash/speed metal degli ultimi fate-voi anni, Powersurge (spettacolo quando la folla canta il ritonello “Power! Power!”), In Union We Stand (cantata quasi totalmente dal pubblico), Rotten To The Core, Bring Me The Night ed End of The Line. Durante questo set iniziano a volare le bottiglie di vetro, ed è qua che la situazione si fa un po’ tesa. Riesco a schivarne proprio una che mi sta arrivando addosso e si infrange sul muro dietro di me. Le docce di birra costanti sono il male minore al momento. La serata si sta facendo violenta e affianco due energumeni pelati e ricoperti di tatuaggi iniziano a menare le mani e vengono bloccati da altri ragazzi del pubblico.

La band prende una breve pausa in cui parte la intro del pezzo Necroshine, non esattamente l’apice della loro carriera, ad esser generosi. Fortunatamente la situazione sembra essersi calmata un po’, anche se i vetri rotti sono dappertutto, creando un situazione potenzialmente pericolosa per chi è coinvolto nel pogo (di proporzioni gigantesche) sotto il palco. Anche la band si riprende subito e attacca Hello From The Gutter, da quella miniera di riff spacca-ossa che fu Under The Influence. Seguono Overkill e Ironbound e la band newyorchese non perde un colpo. La potenza dei pezzi è imbarazzante e loro sono davvero degli animali da palco. Forse a questo livello avevo visto solo i Motorhead.

Dopo Ironbound Bobby saluta e i nostri si preparano per l’encore. Bitter Pill è il secondo pezzo eseguito da White Devil Armory e non è tra i più riusciti, secondo me. L’album, poi, è nettamente inferiore al precedente, che, come già detto, era assolutamente spettacolare. A seguire mi aspetto il botto, che puntuale arriva. Mi butto in mezzo alla calca a cantare Elimination e sgomitare e mi ricordo di quando ero un sbarbatello e scoprii la band verde-nera con il capolavoro The Years of Decay. La conclusione è affidata ad un altro classico, la cover dei Subhumans Fuck You. Marea di dita medie alzate con un effetto scenico davvero notevole e un urlo unanime e perentorio che voglio dedicare a quelle teste di cazzo che si erano messi a lanciare bottiglie. FUCK YOU! Altra serata grandiosa.



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