Forse, ed è questa la reale motivazione in fondo, ho pensato che fossero troppo ossessivi, malati e malinconici per farli ascoltare a qualcuno. Qualcuno che non fossi io, è chiaro. Perchè io dentro quei fiati d'annata, quella grana spessa e rovinata, quel suono caldo ma allo stesso tempo un pò freddo, mi ci sono sempre ritrovato. Una certa fascinazione per quel qualcosa di sporco, di vecchio e quindi di malconcio, di storto e di malato, di moderno che si riappropria di antichi umori. Di fumo e nebbia, ma soprattutto di una voce che non lascia spazio a nessuna dimensione che non sia quella intima, personale, notturna e, nondimeno, solitaria. E' per questo che io non ho mai voluto farli sentire mai a nessuno che non avesse le mie impronte digitali, quasi vergognandomi di apprezzare queste spirali che svelano in me una certa malattia, che non mi va di rivelare. Una negazione continua, un negarsi in maniera silenziosa alla vita. Questo sono i Portishead. Per me. Ma non per te.
Balthazar Smith
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