Il pane negro è sinonimo di povertà, un pane poco lavorato e fine, cibo per i poveri. Sin dalle prime immagini il film trasmette una tensione ed una violenza incredibili, che mai verranno sciolte nel corso del film, lasciandoti un forte senso di inquietudine.
Il film racconta una piccola storia di un paesino rurale della Catalogna nel periodo immediatamente successivo alla guerra civile spagnola. Una guerra che ha generato molte vittime tra cui, come in ogni guerra, la purezza degli ideali. Gli ideali che si macchiano di sangue e perdono la loro innocenza, così come il bambino protagonista del film, costretto a crescere fin troppo in fretta vedendo infrangere davanti ai suoi occhi la figura paterna. Il tema politico allora diventa solo un pretesto, una cornice in cui rinchiudere e sopprimere tutti gli ideali dei protagonisti.
In maniera sottile il film offre alcune metafore sulla libertà. Lo fa mostrando alcuni uccelli ingabbiati che la famiglia addestra o nel giovane infermo che sogna con delle ali che gli servono per innalzarsi in volo oltre la sua malattia. Di fronte a queste metafore c’è la realtà del carcere o della bambina Nuria (Marina Comas) che, una volta scoperte tutte le bugie degli adulti, capisce che solo la fuga da questo contesto le consentirà di avere un futuro deciso da lei stessa, senza i legami che la costringono al fallimento o alla miseria. Il film mostra l’impossibilità della scelta, riservata solo ai pochi, mentre al resto delle persone non resta altro che sopravvivere con le carte che la vita le ha servito.
Pa negre è un film che oppone gli ideali alla realtà per vedere quale dei due sopravvive, perché gli ideali, quando vengono trascinati provocano dolore e infrangono l’anima, ci lasciano orfani, camminare senza una direzione, coscienti del fatto che scegliere un percorso significa sempre rifiutare l’altro, che non c’è un ritorno possibile una volta che gli ideali sono stati venduti.
La crudeltà di un mondo diviso tra vincitori e vinti, tra buoni e cattivi e la repressione per mantenere questo schema di valori sono due elementi cruciali di questo film. Non ci sarebbero servi senza padroni, non ci sarebbe un Pa negre per il popolo se il pane bianco non avesse padroni.
Il film lascia è ricco di emozioni che colpiscono lo spettatore e lo mantengono in tensione, qualcosa di indefinibile che si assesta nello stomaco e comincia a girare. La struttura del film, riesce a mantenere costante questa tensione, svelando gli enigmi gradualmente. Ma è una tensione filtrata attraverso lo sguardo dei bambini, veri protagonisti del film. È grazie a loro che il fantastico irrompe nel racconto, ponendo il suo sguardo infantile sul comportamento degli adulti, sui paesaggi, e sulle leggende misteriose che popolano il piccolo villaggio. Uno sguardo utile al regista, Agustí Villaronga, per introdurre una dimensione magica e poetica che non perde per questo verosimiglianza e realismo.