Io sono una persona cresciuta a pane e cartoni animati. Uno di quelli che da bambino, durante la colazione o subito dopo pranzo, accendeva la TV e ci trovava sopra roba come Ken il Guerriero, Dragon Ball, Lady Oscar e i Cavalieri dello Zodiaco. Chiunque sia nato tra la seconda metà degli anni '70 e la prima degli '80 sa benissimo di cosa parlo. Tra i vari cartoni animati c'erano i mecha, robottoni che combattevano contro gli alieni malvagi per difendere la terra, i vari Mazinga Z, Grande Mazinga, Goldrake e Jeeg Robot d'Acciaio. Allo stesso modo sono uno di quelli che è cresciuto divorando libri come Ventimila Leghe Sotto i Mari, i romanzi di Lovecraft o Viaggio al Centro della Terra e che, di conseguenza, ha fatto incetta di sci-film e pellicole piene di mostri acquatici, bestie assassine e simili. Sono cresciuto così, questo è stato il mio background immaginario per tanto, tanto tempo.
Poi, a un certo punto, arriva la notizia che Guillermo del Toro sta preparando un nuovo film. E gli hanno levato Lo Hobbit, e non gli hanno fatto fare Le Montagne della Follia ma lui, nonostante tutto, ha trovato un altro buon motivo per tornare dietro la macchina da presa, motivo riassumibile con la semplice frase "robottoni contro mostri giganti".
I kaiju hanno iniziato ad attaccare il pianeta terra dalle profondità marine, scivolando dalla loro alla nostra dimensione per mezzo di un portale sul fondo del Pacifico. L'unica speranza per il genere umano sono i Jaegers, robottoni antropomorfi guidati da piloti in connessione neurale. Ma basteranno queste potentissime macchine a fermare l'invasione aliena?
Pacific Rim, nel bene o nel male, è un film di fantascienza mastodontico. Anzi, dirò di più: Pacific Rim è un film di fantascienza mitico perché si rifà a quel mito secondo il quale un giorno le diversità, i conflitti e le individualità verranno messe da parte per il bene comune quando l'umanità sarà sull'orlo dell'estinzione. E a difendere questo bene comune saranno esseri altrettanto mitici, pronti a prendere a calci in culo gli invasori alieni che vorranno conquistare il nostro mondo. Un mito che Pacific Rim mette in scena attraverso un'estetica pop e una costruzione maniacale dell'azione, credibile seppur incredibile. Il tutto ritratto dalla livida fotografia del fido Guillermo Navarro. Ripeto: robottoni contro mostri giganti, di questo si tratta e quindi, Pacific Rim vuole essere solo questo: grosse e grasse mazzate tra giganti meccanici e creature mostruose rese come mai prima d'ora. Non importa che quando queste non ci sono si arrivi al ridicolo con dialoghi sciocchi e battute stupide. Il film piacerà a chi ama questo tipo di cinema, ai nerd e ai nostalgici di una poetica ormai passata di moda. Probabilmente a molti di quelli nati tra gli anni '70 e gli '80.
Del Toro fa quel che altri non sono riusciti a fare prima, dimostra quanto poco contino gli effetti speciali se sei un'incapace dietro la macchina da presa. In Pacific Rim si sono messe a servizio del progetto ben sette industrie del settore, tra cui la storica Light & Magic. Una cosa immensa quanto Kaiji e Jeagers, che fa capire quanta importanza abbiano avuto nell'opera di del Toro un certo tipo di effetti meccanici affiancati alla CGI. Tutto è curato nei minimi dettagli, dalle tutine dei piloti alle basi governative, alle città pre e post distruzione. Niente è lasciato al caso compreso il background dei personaggi, tutto è pensato e reso visivamente nei dettagli. E se alle spalle di un lavoro del genere metti seri professionisti e un regista che sa fare il proprio mestiere, il risultato è scontato.
Dimenticatevi i Michael Bay, Snyder o Emmerich. Qui siamo su un livello del tutto differente, di molto superiore alla media. Ve ne accorgereste se guardaste i combattimenti: in Pacific Rim la camera non stringe, propone uno sguardo chiaro su tutto quel che succede e questo perché ogni "coreografia" è chiara, ben realizzata. Non c'è nulla da nascondere come in un Transformers qualsiasi. Ed è qui la differenza tra un bel film e un qualunque film mediocre.
Ci si ispira agli anime di Go Nagai e al più moderno Neon Genesis Evangelion, passando per i film su Godzilla e altri monster-movie. Si riporta in auge un'epica dell'eroe tanto cara al cinema hollywoodiano degli anni d'oro o ai comics americani. (Super)uomini che danno importanza alla vita umana e scatenano tutta la loro potenza solo quando i civili sono al sicuro nei loro rifugi. Pacific Rim è un film dove i buoni si sacrificano per l'umanità e non sono solo gli eroi dark e schizofrenici alla Nolan.Eppure c'è qualcosa che non mi ha convinto e che mi ha lasciato piuttosto freddo, a partire da una prima parte piuttosto piatta. Manca un nonsocchè di umanamente epico, la forza del dramma e della comicità. Manca il pathos se non in due scene: quella iniziale e quella della bambina, un flashback meta-cinematografico che rivoluziona lo stesso significato del termine. Si sa già come le cose andranno a finire, chi sarà a perdere la vita e chi a vincere eroicamente salvando l'umanità. Sì sa chi sarà a prendersi la ragazza. Ma non c'è commozione di fronte alle scelte di questi personaggi stereotipati, non ci si sorprende. Non importa, alla fine le cose che più contano dopo i bellissimi combattimenti e le scene d'azione sono il personaggio interpretato da Ron Perlman e le bellissime musiche di Ramin Djawadi. Solo quelle valgono il prezzo del biglietto.