di Dedalonur
Nel ventesimo secolo l'accademia archeologica ha stranamente ignorato la guerra e in senso più ampio il warfare, nonostante l'ampia documentazione archeologica consistente in “traumata”, armi, sepolture di guerrieri e iconografie guerresche giunti dalla preistoria.A chi si occupa di archeologia sarda, e nuragica in particolare, queste parole potrebbero suonare come un grossolano errore se non una vera e propria provocazione. Fu proprio il Ventesimo secolo a vedere l' affermazione incontrastata delle tesi belliciste del Lilliu intorno alla funzione dei Nuraghi; a ragion veduta pertanto, chi vorrà, avrà al suo arco numerose frecce da scagliare a chi avventurosamente parlasse di “estranietà dell'archeologia sarda alle tematiche militari”. Infatti l'incipit è da riferirsi, in generale, (naturalmente, non mancarano le eccezioni) all'archeologia europea continentale, e più in particolare, ai decenni intercorsi alla fine della secondo conflitto mondiale e gli inizi degli anni novanta; è in questo periodo che la guerra preistorica si specchiò in due atteggiamenti opposti; da un lato c'erano coloro che, in buona fede, tendevano a minimizzarla per esempio attraverso il “simbolismo guerresco”: basti pensare che per culture, oggi considerate eminentemente guerresche, come quella norrena del bronzo, la deposizione della spada nella tomba venne studiata più che altro dal punto di vista simbolico e religioso, o “culturale”. Non che gli archeologi europei non parlassero di guerra (e qui ci si riferisce al polo “militarista”), ma quando questo accadde la guerra fu ritratta in modo irrealistico se non antistorico, magari incanalando nelle “tesi belliciste”, tensioni politico militari vissute in prima persona. Il caso di scuola più esemplare è Marija Gimbutas, la quale, come sarà noto, contrappose ad un Antica Europa pacifica e matriarcale una immensa invasione indoeuropea di stampo patriarcale ed ovviamente guerresca. Non mancarono i detrattori che intravidero nell'invasione indoeuropea dell'antica Europa, una rielaborazione psicologica dei traumi vissuti dalla Gimbutas, allorchè l'Unione Sovietica invase la sua Lituania. L'accusa può suonare come un affronto a colei che rimane una delle più importanti studiose del neolitico europeo.
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