Che sia tutta una stategia promozionale orchestrata da Manuel Agnelli insieme alla guardia di finanza? Ma questo disco, poi, è un disco politico? Per esserlo davvero, io mi sarei aspettato qualcosa di più, magari una cover ironica di “Bossy” di Kelis. Io, Manuel, l’idea te l’ho buttata lì, magari nei futuri concerti potete anche usarla…
Lo specifico subito, visto che dopo questo post potrebbe non sembrare, però gli Afterhours sono sempre stati uno dei miei gruppi italiani preferiti. Sempre. O almeno, prima di questo disco. Fin dai vecchi anni ’90 quando li ho ascoltati per la prima volta. Credo fosse con “Voglio una pelle splendida” passata da Videomusic. Sì, allora esisteva una cosa chiamata Videomusic. E dire “Videomusic” mi fa lo stesso effetto di dire “Tirannosauro Rex”. Questo loro nuovo disco però proprio no. Non ci siamo. Sarò cambiato io, saranno cambiati loro, saremo cambiati entrambi? O forse il semplice fatto è che questa Padania è una terra talmente brutta che davvero non può ispirare un disco bello.
"Sì, bravo Cannibal! E, nel caso tu non capisca
più la mia ironia, sono ironico!"
Due valide, o quasi, songs. E poi? D’interessante poco, pochino altro. Ci metto dentro pure "Nostro anche se ci fa male", che sembra una outtake da "Non è per sempre". Le fiammate rock presenti all’interno del disco appaiono invece modeste quanto quella di un accendino scarico, soprattutto se paragonate al fuoco che bruciava nel loro passato e che a quanto pare ha ormai bruciato il presente. Tra i pezzi rockettari, il meglio arriva da “La tempesta è in arrivo”, usata pure come soundtrack della fiction “Faccia d’angelo”.
Uno scatto recente di Manuel Agnelli
Il resto scivola via tra ballate cantautorali, qualche pezzo fastidioso piuttosto che no ("Fosforo e blu", "Ci sarà una bella luce", "Spreca una vita"...) e suoni di violino sigurrossiani di per sé anche belli ma che non si sposano per nulla con il resto del sound. Spiace davvero dirlo, visto che gli After, ribadisco, sono sempre stati tra le mie band italiane preferite. Però questo disco è proprio come la Padania. Una landa desolata in cui vivere.“Il mondo cui appartengo è già invecchiato”, canta Manuel Agnelli in “Costruire per distruggere”. Proprio così. Un’amara autoriflessione su come la band sia musicalmente rimasta ancorata ancora ai 90s, mentre a livello di testi pare priva della stessa mordente efficace ironia.
Si prenderanno mica troppo sul serio, questi nuovi (?) Afterhours? Ieri sera al Concertone del Primo Maggio, causa problemi di tempo, la loro performance è stata spostata dalle 23 a mezzanotte. Ma loro, offesi, hanno lasciato Piazza San Giovanni.
Calma, Manuel. Non sei mica Trent Reznor. Anche se ti piacerebbe... Il peccato principale che fa suonare questa Padania come un’occasione mancata, è che gli Afterhours non sono un gruppo che non ha più niente da dire. In passato magari non avevano niente da dire (l’esaltante Male di miele ad esempio cosa significa?), però lo dicevano bene. Oggi sono un gruppo con (forse) ancora qualcosa da dire, ma che questo qualcosa lo dice male. Proprio come gli ultimi imbolsiti, spenti, svuotati d’anima e di vita Marlene Kuntz apparsi al Mausoleo di Sanremo. E a proposito del Festival, niente di male che gruppi come i Marlene o gli stessi After vi partecipino. Però poi sentirli fare i duri e puri come nell’interludio di “Messaggio promozionale n. 1” lascia un pochino perplessi:
Un'altro scatto recente di Manuel Agnelli
Tutta la merda che è in tv,
oggi l’ho spenta e non conta più
O in “Messaggio promozionale n. 2”:
Hai mai pensato a quanto spazio in un CD viene occupato da inutili canzoni?
Anche su quello che stai ascoltando.
Potresti occupare questo prezioso spazio con degli spot promozionali per incrementare la tua attività e dare forza al tuo talento…
Pezzi che una volta sarebbero magari suonati divertenti, oggi sembrano un’amara riflessione sulla loro apparizione al Festival di Bonolis. Che se ne siano pentiti? I giornalisti musicali tipo quelli di XL probabilmente lo saluteranno come la rinascita del rock italiano. Diranno che questo disco è il perfetto specchio del nostro paese e dei nostri tempi. In tal caso: bel paese e bei tempini, quelli in cui viviamo!
"Il mio applauso è sempre ironico, Cannibal!"
Hai paura del buio? Se ascolto questo disco al buio, sì. I milanesi ammazzano il sabato? E la domenica ammazzano questo album. Quello che non c’è? Le grandi canzoni. Germi? Quelli invece ci sono. Non è per sempre? Eh no, caro Manuel, l’ispirazione non è per sempre. Padania? Che due Maroni. (voto 5/10)