Il padiglione Zero si trova all'estremo ovest del decumano, di fronte all'ingresso Triulza, il principale.
Mi coglie il dubbio, se Zero si rifà al concetto delle Nazioni Unite "Sfida Fame Zero", oppure è Zero perché da qui tutto ha inizio.
La posizione del padiglione fa pensare che esso sia da introduzione al tema dell'intera esposizione. Sulla grande facciata principale si legge il motto in latino che dice Divinus halitus terrae, ovvero "il respiro divino della terra".
Come entriamo dentro il dubbio subito si scioglie.
La prima sala tematica è dedicata all'Archivio della Memoria. All'interno è stato allestito un grande archivio di legno somigliante alla struttura di un’antica biblioteca di ispirazione rinascimentale, immensa ed imponente, munita di tanti cassetti, come a rappresentare la memoria conservata dei rituali e delle usanze alimentari che si sono susseguite nei millenni.
E' l'inizio di tutto, un racconto che parte dalla memoria dell’umanità.
Nello spazio successivo, sul retro della biblioteca, viene proiettato un cortometraggio di Mario Martone, dal titolo "Pastorale cilentana". Il tema del film ruota intorno a caccia, pesca, agricoltura e pastorizia, le arti attraverso cui l'uomo ha conosciuto la Natura, mettendola a proprio servizio.
Nella stessa area è presente un grande albero alto circa 23 metri, la cui chioma fuoriesce dal soffitto e svetta oltre il tetto del padiglione. Questa installazione vuole rimarcare la supremazia della Natura sull’uomo.
Nella sala successiva è ospita un’installazione che comprende una selezione di semi coltivati nelle principali piantagioni della terra.
I semi sono conservati dentro dei contenitori trasparenti e retroilluminati, collocati su di una parete.
Al centro della sala grandi proiezioni fanno scorrere i numerosi prodotti della terra derivanti da quei semi, organizzati per colore.
Ecco che il racconto continua per simboli e mitologie, per descrivere le varie fasi dell’evoluzione del rapporto tra l'Uomo e la Natura.
Dalla addomesticazione del mondo vegetale, la coltivazione dei semi, si passa all'addomesticazione del mondo animale, per poi arrivare all'invenzione degli strumenti della lavorazione e della conservazione.
Una grande anfora iconica è posta come quasi fosse una linea di demarcazione, il visitatore, una volta oltrepassata, si trova catapultato nella modernità della zona dedicata alla rivoluzione industriale.
La sala contiene un grande plastico della superfice di circa 320 metri quadrati, che riproduce una porzione di campagna americana che al vertice opposto ha la città ed il porto di Chicago, che mostra come l’uomo ha influito pesantemente sulle modifiche dell’ambiente cambiando anche il modo di produrre il cibo.
Oltrepassando una grande anfora iconica, il visitatore è catapultato nella modernità, ovvero nella zona dedicata alla rivoluzione industriale. La sala contiene un grande plastico della superfice di circa 320 metri quadrati, che mostra come l’uomo ha influito pesantemente sulle modifiche dell’ambiente cambiando anche il modo di produrre il cibo.
Il percorso si conclude con il confronto con le forti contraddizioni dell’alimentazione contemporanea.
Il mercato del cibo, lo spreco del cibo.