Padova: da Canova a Barbie

Creato il 03 gennaio 2011 da Lollo

















Herpes. Detto alla francese assomiglia quasi ad Hermes. Niente più sbagliato, questo enorme bubbone fastidiosissimo e anti-estetico più di un giubbotto di jeans scolorito, è una mia spina del fianco, una punizione divina che mi viene inflitta almeno due volte all’anno. Ce l’avevo il giorno del mio diciottesimo compleanno e ce l’ho oggi. Non è una data importante ma mi rode lo stesso.
E grazie a voi che per qualche oscuro segreto leggete il mio blog, ho avuto anche suggerimenti per un’eventuale cura. A dire il vero il mio rimedio è quello di segregarmi in caso come una monaca di clausura per evitare di spaventare qualcuno. Potrebbe anche essere un ottimo motivo per mettermi seriamente a studiare evitando di girovagare per l’Italia come un dandy squattrinato.
In meno di un mese sono stato due volte a Roma, sono tornato quattro volte all’ovile milanese, ho passato un capodanno a Parma con nuovi e vecchi amici e non contento ho indetto anche quella che mio padre chiamerebbe una “Gita sociale” a Padova.
Padova, un freddo siberiano, un grigio Lombardo, una città ricca dal punto di vista artistico. Se siete interessate ho buttato un occhio anche alle vetrine, Gucci, Louis Vuitton e Hermes ci sono, voi andateci, io aspetto fuori come i cani. Bei negozi, gente elegantemente vestita. Io sembravo un profugo, al posto del solito fagotto scozzese una tracolla verde acido.
Mi è piaciuto molto il Monumento commemorativo dell’11 Settembre in cui è innestato una trave di quel World Trade Center che divenne il simbolo del terrorismo internazionale.
Ho scelto Padova perché non c’ero mai stato e perché avevo letto di una grande mostra. “Da Canova a Modigliani” Il volto dell’Ottocento. Uno sguardo attraverso i volti di personaggi dell’alta aristocrazia, della letteratura e dell’arte. I ritratti sono i miei soggetti preferiti, c’erano pezzi di collezioni private che solitamente non vengono ceduti per alti costi d’assicurazione, busti di principesse o imperatori che hanno fatto storia. Pittori significativi come Hayez che ha ritratto il celeberrimo Manzoni (è uno dei miei quadri preferiti), Boldini a cui ho già dedicato un mio vecchio post (8 novembre 2010), Modigliani con le sue forme più moderne e poi tanti altri che hanno reso immortali volti di questo secolo. Se vi capita di passare per Padova vi assicuro che ne vale la pena.
Come vale la pena vedere la Mostra “Giorgione a Padova”, dove viene esposto la famosa opera del pittore veneziano “La tempesta”. Datata 1509, l’anno successivo Giorgione muore di peste e il suo grande allievo Tiziano per certi versi supererà l’arte del maestro. Questo quadro è affascinante, uno di quelli che non smetteresti di guardare per capirne il segreto. Dopo cinquecento anni ancora non si è giunti alla conclusione attorno al mistero del soggetto rappresentato. L’allegoria di Venezia? Adamo ed Eva? Molti studiosi però sostengono che gli edifici sullo sfondo possono essere riconducibili proprio ad uno scorcio della città di Padova. Sarà vero? Sicuramente le prove a sostegno di questa tesi sono valide e credibili.
Poi ancora da visitare La cappella Ovetari nella suggestiva Chiesa degli Eremitani, affrescata da Mantegna e completamente distrutta l’11 Marzo del 1944 da un bombardamento alleato. Si sta cercando di ricostruire i miserabili frammenti che ci sono rimasti, a partire da qualche disegno antico ma vedere le fotografie dell’epoca scattate appena dopo il bombardamento è un colpo al cuore. Un’altra chiesa molto bella e tipicamente veneta è la Chiesa del Santo. Mi sono imbattuto in un numerosissimo gruppo di fedeli che volevano baciare la tomba e la reliquia di Sant’Antonio. Per carità che paura, sono parecchio psicolabile su questi argomenti, la venerazione di un santo non mi si addice. Mi fanno poi molta impressione quei loculi con dita, capelli, unghie incarnite o teste. Brr.
Poi un cappuccio nel suggestivo Caffè Pedrocchi, elegantissimo, dall’aria imperiale, somiglia al ridotto di un teatro dell’Opera, ti sembra di vedere le donne impiumate, baciamani cortesi. Poi ti giri e vedi una cafona arricchita che spingendo il suo passeggino-Suv-Porsche Cayenne con sopra una bambina che potrebbe fare la maratona di New York, distrugge le calcagna dei malcapitati che incrociano il suo tragitto.
Correva verso una saletta del Caffè. Sapete il motivo? La mostra di un noto collezionista di Barbie. Sono entrato. Un’esplosione vulcanica di fucsia mi ha aggredito, era come se fosse stata buttata una bomba nell’armadio di Hello Kitty. Ho subito scritto un messaggio alla mia carissima amica Aleccia, ancora aspetta che qualcuno risponda al suo invito sul pomeriggio di follie giocando a Barbie e Ken. Erano esposti pezzi unici in porcellana, le edizioni limitate di Barbie Dior, Barbie Marylin Monroe, Barbie Audrey Hepburn nel film “My fair Lady”. Poi quelle anni ’70, come la ginnasta Barbie Medaglia D’oro, quella tamarrissima con la cotonatura anni ’80. Le bellissime Barbie Fabergè che hanno un valore inestimabile, quelle vestite da un famoso costumista di Hollywood. Le più belle però rimangono: Barbie Josephine Bonaparte, Barbie Marie Antoinette e Barbie Elisabetta I. Una accanto all’altra. Meritavano una standing ovation. E poi Ken finalmente abbigliato come un cristiano. Trench, valigetta ventiquattrore e Borsalino. Altro che canotta e infradito. La mostra chiude il 7 Gennaio. Che aspettate?
Come da copione prima di ripartire per tornare a Parma ho fatto tappa al Mc Donald’s. Vi sembro il tipo di blogger che schifa le patatine fritte intrise di olio radioattivo e che non mangia un sano Big Mac? Magari potessi resistere a quel richiamo di puzzo.
Padova è bellissima e nasconde tesori irresistibili, se siete fortunati potrete vedere anche il genio di Giotto espresso nella Cappella degli Scrovegni, dove è dipinto il primo “presepe” come lo intendiamo noi Occidentali. Con il Bue e l’asinello che nelle nostre statuine sono sempre ridotti malamente. Io non sono riuscito ad entrarci, per-din-din-rindina.
Un ultimo consiglio, andateci in compagnia di una persona che sappia apprezzare una gita spartana, l’arte, la puzza dell’incenso. Qualcuno che sappia cantare l’Alleluia imitando i fedeli raccolti in preghiera, che vi guardi con il sorriso e soprattutto che non svenga alla decima mostra. Qualcuno che non schifi (o che lo nasconda bene) quell’orrendo herpes che si gonfia sempre di più. Io l’ho fatto.

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