Ritornava dai campiscuro in volto
e parlava piano
di terre, di semine, di fatiche,
svogliato.
Batteva pesante
d’istinto
gli antichi scarponi
alla pietra
e odorava di terra.
Parlava chiaro,
per concetti e per massime
certe,
con la ignara saggezza
del tempo consunto
e talvolta ascoltava
il suono del granaio
con le nocche di legno
e segnava il livello.
E parlava al suo cane
sicuro
gettandogli un osso
e aiutava il vitello
ad uscire
e la cavalla
a figliare
con le mani di sempre
sporche di terra
nel connubio.
E non era nessuno! Neanche un numero
nell’immobile tempo
mio padre.
da EMBRICI di Mario Santoro
"Embrici" - Alfagrafica Volonnino - Lavello,1986