Pubblichiamo in traduzione un articolo comparso il 14 gennaio su Le Monde a seguito della protesta contro la proposta di legge francese sui matrimoni tra persone dello stesso sesso, che chiarisce le posizioni, ma anche le mistificazioni attuate dagli organizzatori delle proteste.
La manifestazione contro il progetto di legge che apre il diritto al matrimonio tra persone dello stesso sesso ha radunato sulle strade di Parigi, domenica 13 gennaio, tra le 350.000 e le 800.000 persone. Un successo di mobilitazione, per gli organizzatori. Ma tra i cartelloni esposti dai manifestanti, come tra le posizioni assunte dai loro rappresentanti, molti slogans e argomenti utilizzati sono di fatto discutibili, addirittura falsi. Ecco i principali elementi della polemica:
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Le parole ‘padre e madre’ non spariranno dal codice civile
Cosa si sente dire: “Noi combatteremo contro le conseguenze del testo, tra cui la scomparsa del termine ‘padre’ e ‘madre’ nella maggior parte degli articoli del codice civile.” (Hervé Mariton, deputato UMP* de la Drôme, intervistato da Le Monde).
Di cosa si tratta: questo è l’argomento principale di coloro che si oppongono al matrimonio omosessuale, e uno dei più ascoltati all’interno del corteo, dove è apparso su un gran numero di manifesti. E tuttavia è falso.
Il progetto di legge (qui) prevede infatti di modificare il codice civile, al fine di includere i casi delle famiglie LGBT. In un primo momento, il progetto prevedeva, quando necessario, di sostituire il termine ‘genitori’ a quello di ‘padre e madre’. Come indicato nella relazione,
“Quando necessario, le parole “padre e madre” sono sostituite da “genitori” e le parole “marito e moglie” da “sposi” . Queste sostituzioni riguardano solo quegli articoli che si applicano a tutte le coppie. In tutti gli altri casi, gli articoli non vengono modificati: questo è il caso di tutte le disposizioni relative alla filiazione stabilita per effetto di legge”.
Ma, come veniva riferito dal quotidiano Le Croix a dicembre, la possibilità di rimuovere questi due termini ha allarmato i giuristi, che hanno discusso della possibile confusione tra ‘parenti’ nel significato di ‘padre e madre’ e il più ampio ‘familiari’ e le sue eventuali conseguenze giuridiche.
In un’intervista a Le Monde il 23 novembre, il ministro della Giustizia Christiane Taubira aveva tuttavia spiegato che le parole “padre” e “madre” “sarebbero rimaste nel codice civile, ove possibile. Non viene abolito il matrimonio eterosessuale! Lo stato di famiglia non cambierà per le coppie eterosessuali che resteranno ‘padre’ e ‘madre’. Le coppie omosessuali potranno essere ‘genitori’. “
La maggioranza prende oramai in considerazione un articolo esplicativo che precisi di dover interpretare le parole “padre e madre” in funzione del tipo di famiglia e assimilarle a “genitori” nel caso di famiglia LGBT
Il ministro della Giustizia Christine Taubira lo ha ripetuto al canale televisivo TF1 domenica 13 gennaio: “il codice civile non viene modificato per ciò che riguarda la filiazione”. E per chiarire: “Non cambia nulla per le coppie eterosessuali, né nel codice civile né negli atti del codice civile. Solo l’articolo (…) che riguarda l’adozione, e che comprende già il nozione di genitore, sarà cambiata. ‘
Rimane ancora un punto poco chiaro: l’adattamento nel certificato di stato di famiglia. Poiché la legge non è passata, questi cambiamenti non sono ancora presi in considerazione. Diverse possibilità sono state discusse, tra cui l’istituzione di diversi tipi di stati di famiglia
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Niente permette di dire che il famoso “Genitore A / Genitore B” sostituirà i termini “padre” e “madre”
Quello che si legge: “Non siamo genitori A, non siamo dei genitori B” (si legge nei manifesti).
Meno presente ultimamente è l’argomento che ha fatto furore nel novembre 2012, il quale afferma che dopo la
Anche in questo caso, come abbiamo detto in novembre, l’argomento non ha alcun riscontro nella legge. Proviene da una militante “anti-matrimonio gay”, Beatrice Bourges, rappresentante del Collettivo per il bambino che aveva parlato di questa ipotesi in primavera, molto prima che i primi documenti di lavoro fossero resi pubblici.
“La menzione di ‘padre’ e ‘madre’ viene mantenuta, e non vi è alcun riferimento alla nozione di ‘genitore 1′ e ‘genitore 2′. La legge è molto chiara su questi due punti” ha assicurato il ministro della Famiglia, Dominique Bertinotti nel corso di una chateMonde.fr il 7 novembre.
Ma, come per la menzione di “padre e madre”, l’incognita riguarda il futuro stato di famiglia, che non è definito dalla legge, ma da un decreto ministeriale. Data la sua forma attuale, sarà effettivamente necessario trovare un’alternativa ai termini “padre” e “madre”. Ma nulla dice che si tratti della formula “genitore A / genitore B”. Una soluzione già evocata ad esempio potrebbe essere quella di avere due formati per i diversi stati di famiglia.
3. Il codice civile non è un documento che non si può modificare
Quello che si legge: “Non toccate il codice civile” (sui cartelloni della manifestazione)
Gli anti-matrimonio invocano regolarmente la difesa e la salvaguardia del codice civile francese, che ne risulterebbe “scosso” da questa legge. Dimenticano tuttavia che il codice civile, creato nel 1804 da Napoleone, continua ad essere modificato di pari passo all’evoluzione della società, specialmente per ciò che riguarda la famiglia (journal-3).
Nel 1884, ristabilisce il diritto al divorzio. Nel 1912, autorizza l’accertamento della paternità. Nel 1938, definisce la capacità giuridica delle donne sposate, fino ad allora dipendenti dal marito nella stipulazione di contratti e nel citare in giudizio. Nel 1965, integra la riforma dei regimi matrimoniali. Nel 1970, elimina l’ineguaglianza giuridica tra figli naturali ed illegittimi. Nel 1999, si ha l’adozione dei pacs.
Chiaramente, il codice civile è, come il diritto in generale, una materia viva, che si evolve insieme con la società. Presupporre che tale documento debba restare “immodificato” è dunque un controsenso storico.
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Il referendum invocato di manifestanti è giuridicamente quasi impossibile
Cosa si sente dire: “Io sono in strada affinché la parola sia data al popolo. In qualità di rappresentante eletto della Nazione, non ho ricevuto il mandato di votare su delle riforme così essenziali, è il popolo che lo deve fare direttamente (Henri Guaino, durante il corteo del 13 gennaio).
Di cosa si tratta: 115 parlamentari hanno firmato un appello lanciato dal deputato dell’UMP (Union pour un mouvement populaire) in favore di un referendum sul matrimonio omosessuale, secondo un elenco pubblicato domenica 12 gennaio sul sito del Journal du dimance.
Nathalie Kosciusko-Morizet, Bruno Le Maire et Valérie Pécresse figurano tra i firmatari della lista, così come altri parlamentari centristi, ma non Jean-François Copé e François Fillon. Questo è anche il cavallo di battaglia di Christine Boutin e dell’UMP.
Pertanto, come ha notato Le Monde il 9 gennaio, il progetto di legge sul matrimonio omosessuale non può senza dubbio essere oggetto di un referendum. L’articolo 11 della Costituzione del 1958, aggiornata alla revisione costituzionale del 2008, prevede che il presidente della Repubblica possa prendere l’iniziativa di sottoporre a referendum tutti i progetti di legge con particolare riferimento “alle riforme relative alla politica economica, sociale o ambientale”. Ora, il costituzionalista Didier Maus ritiene che “nell’interpretazione tradizionale, il progetto di legge sul matrimonio omosessuale non possa essere considerato come un argomento di politica sociale”, “è piuttosto una riforma sociale del codice civile”.
Questa visione è condivisa da un gran numero di costituzionalisti noti, da Guy Carcassonne (si veda la sua analisi sull’Huffington Post) a Pascal Jan, anche se qualche professore di diritto, citato in particolare da Le Figaro ritiene che sarà possibile considerare questa riforma “sociale” nell’ambito della “politica sociale”.
L’UMP ha replicato suggerendo la possibilità di un referendum d’iniziativa popolare, permesso in linea di principio dalla riforma costituzionale del 2008. Ma la legge organica che dovrebbe permettere l’entrata in vigore di questo principio non è mai stata pubblicata, dato che l’UMP, all’epoca in maggioranza, voleva prima precisarne i termini.
Sarebbe possibile chiedere al Consiglio costituzionale di risolvere la questione, ciò che lui si aspetta di poter fare a partire da una decisione del 2005, nella quale si assume di riservare il diritto di controllare la costituzionalità di un decreto convocando gli elettori alle urne per un referendum. Ma in tutti i casi, l’ipotesi suppone che François Hollande voglia organizzare questo referendum, cosa che egli non intende fare, poiché ritiene che la sua stessa elezione, nel momento in cui il suo programma prevedeva il matrimonio omosessuale, abbia già risolto la questione.
5. Né la procreazione medicalmente assistita né la gestazione per altri sono previste dal testo della legge
Cosa si può sentire dire: “Le nostre pance non sono dei carrelli?”, “No all’OGM umano” (cartelloni sventolati durante la manifestazione).
Per un bambino, è meglio avere un papà e una mamma. Noi siamo nati da un padre e da una madre e nessuna legge può cambiare ciò (Cardinale Barbarin durante il corteo del 13 gennaio).
Di cosa si tratta: Contrariamente a ciò che viene spesso evocato, nella legge che il Parlamento si appresta a discutere non si tratta di ritornare al fatto che un bambino sia figlio di un padre e di una madre. Il progetto di legge che sta per entrare in discussione riguarderà l’autorizzazione di contrarre matrimonio per persone dello stesso sesso e l’adozione da parte di famiglie LGBT.
Dopo molti indugi, i socialisti hanno rimandato la questione della procreazione medicalmente assistita (PMA) ad un nuovo testo, che permetterà alle lesbiche di ricorrere all’inseminazione artificiale, questione che riguarda la bioetica e che necessita di consultazioni nazionali.
Quanto alla gestazione per altri (GPA, ovvero il fatto che una donna accetti di portare a termine una gravidanza per altri genitori, cosa che rimane illegale in Francia), anche se è impugnata come conseguenza della legge, non è una pratica prevista dal testo della legge e il PS si è ufficialmente opposto ad essa.
*Union pour un Majorité Présidentielle. Raggruppamento di partiti politici di ispirazione conservatrice.