Molti dicono che la risposta più profonda che il cristiano può contrapporre al male è il perdono. Quanto caratterizzerebbe il messaggio evangelico, ancor più della mitezza di chi porge l’altra guancia, è il perdono incondizionato dato all’aggressore. Questa prassi non va attuata fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette; vale a dire sempre e comunque.
Specie nel mondo mass-mediatico l’appello al perdono sembra presentarsi come una troppo facile rassicurazione: il negativo, tanto difficile da fissare a occhi aperti, non è davvero tale se può essere riscattato per la via miracolosa del perdono. Il cadavere della vittima pesa meno se il suo congiunto dice, spesso a microfoni e
telecamere accese, di aver già perdonato l’assassino. Se poi si rifiuta di farlo, il sollievo agli spettatori viene dal fatto di poter ascrivere la mancata riconciliazione allo spirito di vendetta che alberga nell’animo di quel parente.
Parlando nell’ambito interumano il discorso è di lineare semplicità: il perdono può condurre alla riconciliazione solo nella misura in cui si incontra con il pentimento. La meta è conseguita nell’abbraccio tra i due estremi che si cercano l’un l’altro. Perdono e pentimento, se non si congiungono, restano due amanti delusi e inappagati. L’iniziativa può partire dall’uno o dall’altro; la risposta resta in ogni caso decisiva. La persona pentita mendica il perdono di chi ha offeso solo se è consapevole che la sincerità del suo cuore non basta da sola a sanare la ferita. Il perdono può essere anche concesso per primo e senza condizioni, esso però non segna alcun riscatto pieno se non induce l’animo dell’offensore a produrre degni frutti di penitenza.Prospettare la necessità della risposta non rende il perdono condizionato, non ne sminuisce la nobiltà: ne evidenzia solo il limite umano. Se non incontra il pentimento vuol dire che il perdono non è stato in grado di mutare l’animo dell’offensore, perciò non è stato capace di sciogliere il nodo che lo tiene avvinto alla colpa. Se lo avesse fatto avrebbe infatti suscitato in lui il pentimento. Ci si trova dunque di fronte a uno scacco, sia pur parziale. Dio ha riconciliato il mondo a sé anche quando quest’ultimo era nel peccato (cfr. Rm 5,6-8); tuttavia nessuna creatura, neppure quella perdonante, può mettersi al posto di Dio.
Violairis - 18 giugno 2013 - www.chiesavaldesetrapani.com