Paesaggi: l'isola dei morti

Creato il 05 febbraio 2015 da Artesplorando @artesplorando

Arnold Bocklin, l'isola dei morti

La più famosa invenzione iconografica dello svizzero Arnold Bocklin è L'isola dei morti, che a partire dal 1880, fu realizzata in cinque versioni diverse, quattro delle quali sono giunte fino a noi.In tutte le versioni del dipinto, dall'impenetrabile oscurità dei flutti marini si innalzano rocce, magicamente illuminate, che si stagliano contro il tetro cielo notturno, aprendosi a semicerchio davanti allo  sguardo dell'osservatore. Nelle pareti rocciose di questo porticciolo naturale sono scavate camere sepolcrali, tra le quali si levano scuri cipressi. Una piccola imbarcazione che trasporta una bara e una figura statuaria in piedi, avvolta in un mantello bianco quasi fosse una mummia, scivola lentamente sull'acqua condotta dal rematore. Sembra quasi di sentire il rumore dei remi e tale impressione enfatizza il silenzio che tutto avvolge, un "silenzio compositivo" che Bocklin esprime non da ultimo nell'equilibrio tra linee verticali e orizzontali. Il basso orizzonte trasmette un'impressione di infinita ampiezza. L'uso del colore è sobrio al pari della composizione: le rocce velate di rosso che riflettono gli ultimi bagliori della sera, il bianco sinistro della figura sulla barca, le profonde tonalità blu e viola dell'acqua e del cielo, il verde scuro, quasi nero, dei cipressi. a più riprese si è cercato di trovare un modello a cui ricondurre questa enigmatica isola: l' isola-cimitero di San Juraj a sud di Dubrovnik, Pontikonissi davanti a Corfù o l'isola di Ponza nel Golfo di Gaeta. Tuttavia, l'affascinante veduta di Bocklin non trova, nella realtà, un esatto equivalente. I potenziali significati di questo capolavoro del simbolismo, che trascendono il messaggio principale legato alla transitorietà della vita, tutt'oggi non sono stati completamente decodificati , e magari non lo saranno mai. Ciò risponde agli intenti della committente della prima versione, la contessa Marie Berna di Francoforte, che desiderava "un quadro per sognare", nonche dello stesso Bocklin il quale si aspettava che la composizione trasmettesse un effetto di "silenzio tale da spaventarsi sentendo bussare alla porta". 

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