Paese che vai mammola che trovi. Totò Riina: “Sono un uomo acqua e sapone”. Continuano gli italici risvegli
Creato il 30 settembre 2011 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
Se il presidente del consiglio si chiama Silvio Berlusconi può accadere davvero di tutto. L’Italia sembra essere diventato il paese che premia chi la spara più grossa e la fregatura è che gli italiani lo sanno, che stanno sparando un sacco di cazzate ma il premio arriva lo stesso. Siamo diventati un popolo molto strano, dai contorni vaghi e indefiniti, una massa deforme di cervelli che beve tutto quello che perfetti idioti ci propinano giorno dopo giorno senza alcuna vergogna, senza pudore, senza un senso del limite che in qualche modo dovrebbe rispettare la sensibilità degli altri. Non siamo gente dall’intelligenza sopraffina ma una manica di furbetti del quartierino che pensano solo a fregare il collega di lavoro, il socio, il capo, il sottoposto, la moglie, la suocera, la nonna, il lattaio e il fruttivendolo ché poi tanto Silvio si fa una legge per sé e buona per i furbi come lui. Così non ci sconvolge affatto che, a domanda, Totò Riina abbia risposto ai giudici di Palermo che lui la mafia non sa neppure cosa sia, che è un integerrimo padre di famiglia, un uomo tutto “acqua e sapone” che Via dei Georgofili non sa neppure dove si trovi esattamente e cosa rappresenti. Riina è l’emblema di questo paese. Uno che ne sa più del diavolo e che dopo aver sentito Berlusconi affermare che “Ruby è la nipote di Mubarak” (e il Parlamento gli ha creduto), ha pensato bene di dichiarare urbi et orbi che lui è una mammola aduso a coltivar giardini e crescere nipotini. Si è detto Totò: “Scusate, onorevoli giudici, ma se credete a lui perché non credete a me?”. Impossibile dargli torto, come non si può dar torto a Valter Lavitola che ha fatto piangere mezza Italia e sette cantoni svizzeri con la storia triste della sua infanzia raccontata in diretta a La7, e al direttorissimo del TG1 Augusto Minzolini che, accusato dai giudici che mandano la Guardia di Finanza nel suo ufficio, di truffa, si difende in tivvù come se la Rai fosse casa sua. Ma qualche sintomo di lento risveglio c’è, basta non tener conto delle dichiarazioni di Pierferdinando Casini, basta non tenere conto del coma irreversibile nel quale langue l’opposizione, e la sensazione di segnali di esistenza in vita diventano più che palpabili. Ad esempio, si sono svegliati i vescovi. Si sono ridestati da un torpore ventennale e la cosa non poteva non incuriosire il New York Times che, in un articolo di Elisabetta Povoledo, ha sottolineato il fatto che “Silenziosa per anni, la Chiesa attacca la classe politica”. La giornalista del NYT ha sentito molti cattolici impegnati nel sociale e nella informazione, dai quali ha cercato di capire perché la Chiesa “negli ultimi anni si è spesso voltata dall’altra parte quando sono emersi scandali di sesso e corruzione nella classe politica italiana, molti dei quali incentrati sul premier Silvio Berlusconi”. Non dando mai risposte che derivano dalle inchieste giornalistiche fatte ma facendole dare a chi ritengono più credibile, la Povoledo termina il suo articolo riportando le dichiarazioni di Mario Staderini il quale sottolinea come il silenzio della Chiesa sia la conseguenza del tentativo di “non alienarsi un governo di centrodestra che ha continuato a promettere privilegi fiscali per le proprietà e le attività commerciali del Vaticano, supportando le scuole cattoliche e le posizioni su questioni come le unioni civili, il biotestamento e la fecondazione assistita”. Brutto colpo d’immagine internazionale per una Chiesa che già si trova a dover affrontare lo scandalo planetario della pedofilia. Si sono svegliati i costruttori e gli imprenditori edili. Hanno fatto un culo tanto ad Altero Matteoli, accolto a fischi e pernacchie al loro convegno annuale. E si sono svegliati i giovani della Confindustria che hanno fatto chiaramente capire ai politici che non li vogliono al loro incontro di Capri. E Morelli, il presidente, ha dichiarato: “Basta con la demagogia, sta affondando il paese”. Insomma, in questo clima generalizzato di risvegli, contraddistinti da fatti tanto inaspettati quanto sospetti, c’è chi se la dorme ancora alla grande. Umberto Bossi è uno di questi. Incurante della rivolta non più silenziosa della base del suo partito, continua a seguire Silvio sul viale del tramonto manco fosse Max von Mayerling-Eric von Stroheim e Silvio, Norma Desmond-Gloria Swanson. Umberto ha deciso di colare a picco con il suo amico del cuore, con quello che lo accarezza sui banchi del governo come fosse un barboncino scemo; a noi tocca solo prendere atto che forse scemo lo è davvero, meno barboncino però, i cani li rispettiamo. Chi si è svegliata, ma sarebbe stato meglio che avesse continuato a dormire, è la ministra della scuola Mary Stella Gelmini. Nel paese che possiede il 78 per cento del patrimonio artistico e culturale dell’umanità, la ministra, che non si sa per quale motivo occupi quel posto, ha deciso di togliere dall’insegnamento la Storia dell’Arte per sostituirla con quella del Prét-a-porter. Reduce dalle dimissioni del suo portavoce, che si è inventato di sana pianta un tunnel sotterraneo fra il Cern di Ginevra e il laboratorio di fisica nucleare del Gran Sasso, dove corrono come pazzi i neutrini incuranti degli autovelox, la Gelmini ha pensato di dare un segnale forte di risveglio al paese, e che ha fatto? Ha tolto la Storia dell’Arte dalla scuola con buona pace di Giotto e di Michelangelo, del Caravaggio e di Raffaello. E, tanto per restare sul discorso che questa è una nazione che premia chi la spara più grossa, sapete che fine ha fatto Massimo Zennaro il portavoce contaballe della ministra? Farà il consulente personale di Barbara Berlusconi. Chissà, magari Pato è la reincarnazione di Pelè.
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