Paganini e l violino (Parte2) Paganini e le Donne

Creato il 07 gennaio 2011 da Violinistinet

“Ero affascinata, non vedevo più la bruttezza, mi parve d’esser trasportata in un altro mondo”; così disse la contessa de la Motte dopo aver ascoltato Paganini in concerto. Paganini suonava con accordature note soltanto a lui e con acuti che spesso stimolavano nel pubblico manifestazioni di isteria e delirio; in molte occasioni fu l’orchestra stessa a smettere di suonare per applaudirlo.
Tra le tante donne che cedettero piu' degli altre al suo fascino vanno ricordate anche Elisa e Paolina Bonaparte, sorelle di Napoleone. Elisa, granduchessa di Toscana, lo ospitò spesso a corte; Paolina, dopo averlo ascoltato in concerto al castello di Stupinigi, fuggì con lui in un paesino delle Alpi per un breve ma intenso amore. Ma con gli amori spesso arrivarono anche le sue disavventure; nel 1815 Paganini subì l’onta del carcere per aver sedotto Angiolina Capanna, allora  ancora minorenne. Nel 1838, a Boulogne, l’artista provocò un altro scandalo per la relazione con Charlotte Watson, cantante e giovane figlia del suo accompagnatore al pianoforte; in seguito la donna lo accusò di averla sedotta e Paganini fu costretto a pagare al padre la somma di 50.000 franchi come pegno.
Nel 1824 Paganini iniziò una tormentata relazione con la cantante Antonia Bianchi che, nel 1825, a Palermo, diede alla luce suo figlio Achille. Dopo il parto la Bianchi cadde in una profonda crisi depressiva. Diventata gelosa ed irascibile non risparmiò a Paganini pesanti scenate, anche durante i concerti. I due rimasero insieme, tra alti e bassi, fino al 1828.


Alcune citazioni di Paganini sono giunte sino ai giorni nostri. Una, sicuramente  è molto famosa, “Paganini non ripete”, (forse) erroneamente interpretata come espressione di altezzosità . Ma da dove trae origine questa affermazione? Nel 1818, al Teatro Carignano di Torino, il re Carlo Felice fece pregare il Maestro di ripetere un brano che gli era particolarmente piaciuto; Paganini fece rispondere “Paganini non ripete” e ciò sia perché amava molto improvvisare (la sua musica diventava quindi “non ripetibile”) che per le ferite ai polpastrelli, tale era l’ ardore con cui suonava. La risposta gli costò due anni di espulsione dal Regno di Savoia e che confermò un altro suo tipico modo di dire e di pensare: “I grandi non temo, gli umili non sdegno“.
In quella occasione Paganini si espresse anche dicendo: “in questo regno il mio violino spero di non farlo sentire più“; l’artista spesso parlava rivolgendosi al suo “cannone” come se fosse il violino il vero artefice della sua grandezza e il protagonista dei suoi grandi successi (“qui desiderano risentire il mio violino“, “so che un giornale parla del mio violino” ecc.). Un’altra sua famosa frase “se non studio per un giorno me ne accorgo solo io, se non studio per due giorni se ne accorgono tutti” dimostra l’assoluta professionalità dell’artista che, pur dotato di un talento incredibile, non mancava di sottolineare l’importanza del metodo e dell’applicazione devota allo studio. Si racconta che Paganini  danneggiasse volutamente le corde del suo violino per far sì che si rompessero durante i concerti; quindi continuava a suonare, anche con una sola corda, musiche difficilissime in modo da impressionare il suo pubblico, in particolare quello femminile (“non sono bello, ma quando mi ascoltano, le donne cadono tutte ai miei piedi“).

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