BARCELLONA-BAYERN MONACO PAGELLE - Siamo alla scala del calcio e il vocìo che si sente è il pubblico eccitato di un Camp Nou gremito e trepidante per lo spettacolo che andrà in scena per l'andata delle semifinali di Champions League. Cala il sipario e i tre tenori del Barcellona, forse i migliori interpreti del tridente dinamico, iniziano ad intimorire gli ospiti. Il pagliaccio, il prestigiatore e il funambolo illuminati dall'illusionista devono fare i conti con Neuer (6), il portierone tedesco. E' un muro invalicabile, sempre presente, non cade mai a terra e chiude sempre lo specchio della porta. Due paratone su Suarez e Naymar scongiurano la rete del vantaggio spagnolo. Almeno fino al 32° del secondo tempo, minuto in cui Messi fa il fenomeno e fulmina tutti con un sinistro dei suoi, secco ed essenziale ma così dannatamente efficace. Non arriva in tempo Bernat (5), colpevole anche di aver perso una palla al 35° del secondo, favorendo il raddoppio di un Messi, nemmeno a dirlo, divino: la bellezza del raddoppio con cui mette a sedere Boateng è abbacinante. Rafinha (5,5) non spinge come dovrebbe e il Bayern finisce nella fitta ragnatela del possesso blaugrana. Boateng (5) non è più il mattatore ammirato nelle partite precedenti ma un umile attrezzista che si inchina alle finte del prestigiatore Messi. Il suo compagno di reparto, il tunisino Benatia (5) fa buona guardia, il problema è che quella che lui credeva fosse una commedia dell'arte era invece un teatro dell'assurdo. In meno di 15 minuti la sua squadra ha subito tre gol. Nei duelli aerei non ha avuto rivali, ma palla a terra ha potuto ben poco e non appena si è assopito un attimo Neymar lo ha infinocchiato per il 3-0 definitivo. Il direttore di scena, Xabi Alonso (6), avrebbe voluto dare il cuore per salvare i suoi compagni alla deriva. Gli errori sono stati quasi inesistenti, si è preso le responsabilità che gli competevano ma il suo spazio scenico era limitato dagli avversari. Il regista Guardiola (5) plasmato i due centrocampisti Lahm (5,5) e Schweinsteiger (5) secondo la sua visione di gioco che ironia della sorte era la stessa del Barcellona di cui egli rappresenta la storia. Questa nuova corrente di pensiero meglio nota come tiqui-taca riesce meglio agli spagnoli e i due tedeschi di centrocampo hanno poco da dire al cospetto dei maestri: sembrano due mimi impauriti in un circo di provincia. Non arginano bene le illuminanti improvvisazioni di Don Adrés Iniesta e non osano quanto dovrebbero, macchiandosi di ignavia.
Il coreografo designato è Thiago Alcantara (6), il primo acquisto dell'era Guardiola. Ma la qualità dei suoi piedi impatta contro una solida difesa blaugrana. Il potenziale espresso questa sera è lontano anni luce da ciò di cui sarebbe capace. Sul lato opposto, il sinistro, imperversa Thomas Müller (6,5). L'incedere è sempre lo stesso, quasi farsesco e tuttavia incredibilmente efficace. L'agonismo trascende l'inverosimile e quando esce per fare posto al Messi teutonico, Mario Götze (sv), le imprecazioni sussurrate tra i denti sono una logica conseguenza. Löw, l'allenatore della nazionale, ai tempi della finale mondiale aveva caricato Mario dicendogli di entrare e dimostrare che lui è migliore. E lui vorrebbe poterci credere nuovamente ma i pochi scampoli che Guardiola gli concede non bastano a modificare l'inerzia di una partita sfigata. Lewandowski (6,5), là davanti, ha mostrato un repertorio mirabile e si è battuto come un leone prendendosi a sportellate con Piqué e Mascherano. Purtroppo i suoi monologhi non hanno avuto i risultati sperati e gli spettatori sono rimasti lì ad attenderlo come se aspettassero Godot. Ma lui avrebbe potuto fare ben poco di più: troppo isolato e reduce da una frattura del setto nasale a cui è conseguita anche una commozione cerebrale solo 8 giorni fa. Roba da matti.
Dopo 5 minuti di recupero, Rizzoli (7) che ha lasciato scorrere il gioco adeguatamente e si è sempre fatto trovare vicinissimo all'azione, fischia la fine della partita che per Guardiola è stata solo una ridicola pantomima dei suoi. Perché perdere 3-0 equivale ad interrompere bruscamente il cammino sulla strada verso la finale.
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