Pagina 99 #4

Creato il 13 novembre 2012 da Rosellinag

Anche pagina 99 è stata coinvolta dal gemellaggio con il blog I libri ci fanno volare di Jaqueline.
Infatti da oggi troverete sia su Inside a Book sia su I libri ci fanno volare Pagina 99, ma doppia: avrete, cioè, la possibilità di leggere sia la pagina scelta da me che quella scelta da Jaqueline.
In cosa consiste Pagina 99? Pagina 99 ha lo scopo di aiutarvi a capire se un libro fa per voi oppure no. In sintesi la pagina 99 si trova in un punto strategico: permette di comprendere l'andamento della storia senza spoilerare e questo ci mette nella posizione di scoprire se il libro può piacerci oppure no.
Ecco la pagina 99 di Jaqueline:
I diari della mezzanotte - L'ora segreta di  Scott Westerfield
 ..una farsa. Come se qualcuno ci avesse costretto a stare assieme».
Jess scosse la testa. «Jonathan, non è una farsa. È solo la vita».
«Che cos’è la vita? Obbedire agli ordini di Rex?»
«No, aver bisogno di aiuto. Essere costretti a stare con altre persone».
«Come te adesso, costretta a stare insieme a me?»
«Sì, esattamente. Come te, costretto a proteggermi».
Jessica si mise in piedi sulla sottile struttura. Mosse qualche passo, ammirando la città buia. «Non volevo dire…», iniziò Jonathan, alzandosi a sua volta. Rimasero in silenzio. Jonathan respirò profondamente, cercando di capire quale fosse stato il momento in cui la conversazione era degenerata in uno scontro. Si sentiva intrappolato. Non da Jessica, e neppure dagli oscuri che le davano la caccia, ma dalle parole che si erano detti – dal fatto che non sapeva cosa dire, ora, per farla sentire meglio. Era strano non toccare Jessica, non condividere la gravità con lei. L’aria di mezzanotte sembrava fredda, come se lo spazio tra loro si fosse riempito di ghiaccio. Quando volavano, tutto era così facile.
Nelle ultime quattro notti non avevano più avuto bisogno di concordare ad alta voce la direzione da imprimere al salto successivo. Con le mani comunicavano molto meglio che con le parole.
E ora erano bloccati lassù – non volavano, non parlavano, non si toccavano. Jonathan aveva quasi l’impressione che la gravità normale fosse già scesa su di lui, e lo stesse schiacciando. Abbassò lo sguardo, fissò la struttura arrugginita che assicurava Pegaso al tetto dell’Edificio Mobil, tredici metri più giù.
«Jess?».
Nessuna risposta. Lui le si avvicinò. «Dovresti tenermi per mano. È pericoloso quassù».
«È pericoloso dovunque. Almeno per me».
Il tremito della sua voce lo commosse. La mezzanotte sarebbe potuta essere così meravigliosa per lei, uno sterminato campo giochi, ma qualcosa – Rex e la sua tradizione, il coprifuoco, gli oscuri – arrivava sempre a rovinare tutto.
«Jess», disse. «Dammi la…». Si interruppe quando venne illuminato da un’intuizione. Forse aveva capito il motivo per cui lei era così fredda con lui, la ragione che non era ancora riuscito a comprendere. «Ci sarò domani notte. Alla fossa dei serpenti. Puoi contarci». Lei si voltò a guardarlo. C’era già una nuova dolcezza nella sua espressione. «Davvero?» «Sì, certo. Voglio dire, non voglio lasciarvi tutto il divertimento».Il volto di Jess si distese in un sorriso. «Non permetterò mai che Rex dia ordini a tutti», disse Jonathan. «Questa è una di quelle occasioni in cui preferisco leggermi il manuale di persona».«Grazie, Jonathan». Finalmente lei riprese la sua mano, e lui sentì che la gravità di mezzanotte li riaccoglieva nel suo abbraccio. Jonathan sorrise. «Jess, non ti lascerò…». Ma prima che potesse finire la frase, lei avvicinò le labbra alla bocca di Jonathan, e lo baciò. Jonathan rimase paralizzato per la sorpresa, poi chiuse gli occhi. Nell’aria tiepida della mezzanotte il corpo di Jessica era caldo. La strinse, e la sentì fluttuare tra le sue braccia. Quando si staccarono, lui sorrise. «Wow. Penso di aver scoperto qual è il tuo talento».Jess rise. «Era ora, Jonathan».«Di baciarci? Sì, stavo appunto per…».
La mia pagina 99
Grande amore di Ann Brashares Finii il mio racconto con il nostro incontro più recente, io da bambino nella casetta di Sophia sulla collina dell'Anatolia Centrale, ma Ben continuava a tornare alla parte della saga in cui era coinvolto mio fratello Joaquim. Mi chiese di raccontare quei pezzi più e più volte.
Ero stufo. Avevo voglia di parlare di Sophia, non di mio fratello, ma Ben voleva ogni istante della storia, a comiciare dall'antagonismo della mia prima vita fino a trascinarmi in ogni dettaglio della mia morte per accoltellamento più di duecento anni dopo. Chiuse gli occhi come se la stesse immaginando.
<<Per fortuna è finita>> dissi <<Non c'è motivo che ci pensi mai più se proprio non devo>>. La vita era lunga per la gente come noi. Abbastanza lunga da appianare le tragedie. Questo era quello che pensavo al tempo.
Ben era accucciato in avanti, con la fronte tra le mani. Sembrava che stesse oscillando, ma non capivo perchè. Era fortemente empatico, lo sapevo, ma quello era un pò troppo.
<<Ben, non è così grave. E' solo una fra tante vite>>, ricordo che gli dissi, pronto a cambiare argomento. <<Andiamo avanti. Perdoniamo e dimentichiamo. O almeno io perdono e lui dimentica>>.
Infine Ben alzò la testa. Mi guardò con attenzione. Ero abituato al suo sguardo , ma ora sembrava rattristato come non lo avevo mai visto.
<<Pensi che lui dimentichi?>>
<<Che vuoi dire?>>
<<Che tu perdoni ci credo, ma sei sicuro che lui dimentichi?>>
<<Sono certo che se ne è andato da tempo>>, mi affrettai a rispondere. <<E' morto da almeno cento anni. Non l'ho ancora incontrato in una nuova vita, ma sono sicuro che in futuro ne avrò il dispiacere>>.
Speravo che la mia frivolezza avrebbe dissipato la preoccupazione nello sguardo di Ben ma non fu così. Cominciai a sentirmi a disagio. <<Cosa vuoi dire?>>, chiesi di nuovo.
<<Sei sicuro che dimentichi?>>
<<Tutti dimenticano>>, dissi quasi rabbioso.
<<Non tutti>>.
<<Non tu o io, ma tutti gli altri>>.
Bacio
R.

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