Pagine bianche

Creato il 08 dicembre 2012 da Faustotazzi

Quando le cose vanno bene, quando vanno come si vorrebbe fossero sempre andate, anzi ancor meglio di come si sarebbe pur sognato, quando la bellezza sembra arrivare senza apparente sforzo (che invece, forse, tutto ciò non è nient'altro che risultati di dolorose operazioni a cuore aperto, raccolti meritati,  derivati del sudore e delle fatiche, dell'essersi arati e seminati e irrigati in interminabili giornate, ore e ore su trattori e sotto soli che anneriscono le pelli, la fanno secche, che portano premature le rughe degli anni e al tempo stesso regalano la resa alla spossatezza dei contadini, la sera), quando tutto scorre in modo così incredibilmente naturale come correnti che filano meravigliosamente limpide verso un golfo un estuario e il mare, profondo amatissimo mare... Ecco quando succede questo, quando arriva come un raggio di luce che improvvisamente, inaspettatamente, a sorpresa, abbaglia e ricarica, riposa e riscalda, allora non è che si può dire che non succeda più nulla. Al contrario, succede troppo. Troppo da vivere,  troppo intenso da raccontare, troppo da fare per trovare il tempo di ripensare, elaborare e organizzare un balletto di dita che dalle sinapsi della testa scende picchiettando alle luci della ribalta della tastiera di un laptop.
Allora se, come penso, ci siamo capiti, facciamo un patto: immaginatevi qui una lunga sequela di pagine bianche. Bianche e fitte di diverse cose che vorrebbero essere raccontate, che vorrebbero essere trasformate in scritti ma che poi all'ultimo momento si fermano sulla punta della lingua, all'ultima falange delle dita, a quello svincolo finale tra i pensieri e la loro comunicazione, tra i neuroni nel cervello e le cellule del sistema nervoso che comandano gli organi del movimento. Dovete impegnarvi a fondo per riuscire a immaginare pagine bianche perchè troppo piene, come certi monocromi dipinti di bianco, dove ogni millimetro quadrato di vernice riflette la luce, dove ogni spazio possibile sulla tela è stato oggetto di un gesto prezioso, ogni centimetro quadrato attentamente, accuratamente, riccamente ricoperto di mani e mani di colore fino a riempirlo tutto e strabordare sui margini. Ecco, questa è la sensazione di bianco con cui ho bisogno che vuoi usciate da questa pagina.
Poi un giorno penso che lo racconterò, perchè il tempo e la distanza sono strumenti fenomenali per elaborare e raccontare, ma per il momento siate comprensivi: proprio non posso, non possiamo, fare altro che vivere intensamente la città, come turisti che folgorati iniziano a smettere, a smettere di sentirsi turisti (e quindi di esserlo), smettere di fotografare, di scrivere, di registrare e iniziano - in principio quasi inconsapevolmente - a godere. Ecco, immaginiamo di essere arrivati esattamente in quel punto in cui, quasi per magia - una magia talmente facile e semplice da essere al tempo stesso incredibilmente difficile e complessa da imparare - ci si esaurisce come osservatori esterni per diventare parte integrante della vita di tutti, in un preciso istante.
E se proprio in queste settimane vi è mancato il fatto di ingannare il tempo con miei scritti su Parigi, al momento il massimo che posso fare è selezionarvi un salto indietro nella macchina del tempo tornando a quel Solobagaglioamano 1.0 fatto di post scritti come articoli di una guida turistica di cui adesso magari non mi fiderei più tanto nemmeno io. Da laggiù, rileggendole, mi paiono restare almeno un paio di cose carine: un viaggio "divino" nei quartieri della città (http://solobagaglioamano.blogspot.fr/2008/05/per-me-si-va-nella-citt-dolente-gli.html) e una una recensione rapido-gourmand, dolce e tagliente dell'Amico Gianni (http://solobagaglioamano.blogspot.fr/2009/02/lamico-gianni.html). Un'altro scrittino storico è il primo proto-post parigino-Fooding http://solobagaglioamano.blogspot.fr/2007/09/parigi-ottobre-2007.html). La serie intera sui quartieri la potete trovare andando col cursore sulla barretta nera qui di fianco, dove vi apparirà un menu da cui potete cliccare sull'etichettina "Etichette" e poi andare su "Parigi", per quanto io per primo non sia certissimo che ne valga la pena, ma giudicherete voi. Una sola avvertenza, consumateli con moderazione perchè io non so esattamente quando tornerò (ma prometto che lo farò e sarà interessante, statene certi). Nel frattempo noi ci lanciamo in raid di esplorazioni giocose e gioiose, giocolieri di strada tra i quartieri della città e le tre camere della casa, incalzanti, dolci e impetuosi come la musica qui sotto. E come si dice da queste parti: à plus.

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