D’altro canto qualche remora circa un livellamento dei diritti tra coppie di fatto (non solo gay) e coppie di diritto, quindi sposate, è giusto anche averla, non in base a principi morali quanto in riferimento alle assunzioni di responsabilità che chi contrae regolare matrimonio effettua in confronto a chi, invece, non si lega all’altra metà della coppia con un contratto effettivo. Bene quindi una regolamentazione delle unioni di fatto che vada soprattutto a tutela dei minori ma continuiamo a mantenere dei distinguo tra chi si sposa e chi convive. Aspettarsi che la Chiesa approvi, poi, il matrimonio omosessuale è decisamente prematuro ma le affermazioni del Presidente Paglia vanno nella giusta direzione.
Luca Craia