Doverosa premessa giusto per iniziare: non ho mai amato Michael Bay, se dovessi contare le volte in cui io lo abbia visto simile ad un regista, ne ricorderei due, massimo tre.
Detto questo, aggiungo che se non fosse stato per un curioso consiglio giunto da un fidato amico cinefilo, io, 'sto film qui, non lo avrei minimamente preso in considerazione. Insomma non sarei andata in sala neanche sotto minaccia...e invece...Come spesso accade, minori sono le aspettative maggiore la possibilità di rimanere sorpresi. In maniera positiva ovviamente. Fu così che una comune spettatrice profondamente schifata da quel cinema che esibisce muscoli, soldi, sesso, droga e altro non fa che pompare tutto pur di nascondere il vuoto significativo che vi è dietro, vede Pain & Gain e non rimane stecchita in sala, no.
Bay torna a un budget abbastanza modesto, se così si può dire. Certo qualsiasi somma sembrerebbe modesta se paragonata ai miliardi inutili spesi per far muovere un ammasso di robottoni...però. Riconosciamo questo, finché possiamo e proviamo a capire perché stavolta Bay, in fin dei conti, abbia fatto qualcosa degno almeno di una visione. Pain & Gain è una storia vera.Siamo in Florida, Miami ed è il 1995. Daniel Lugo/Mark Whalberg è un personal trainer presso la Sun Gym. Lugo è il classico invasato che vive per il fisico, che si scola litri di assurdi frullati dai colori improponibili e spera di sfondare, in qualche modo, nella vita. Convinto che un grande fisico debba essere accompagnato da un altrettanto grande conto in banca, decide di organizzare un sequestro ai danni di un suo ricco cliente. Per farlo, si serve di due compagni più o meno "svegli" e con le sue stesse ambizioni. Paul/Dwayne Johnson e Adrian/Anthony Mackie saranno i compagni di sventura e dell'impresa più folle e idiota che vi capiterà di vedere in sala.
Vedete, c'è sempre qualcosa che in un film sembra attirare la nostra attenzione. Almeno qualcosa che ci faccia credere in lui, che non ci faccia soprattutto pentire di un biglietto sbagliato e non rimborsabile. Io credo che al di là dell'idea generale che uno ha di un regista, non si deve mai escludere la possibilità di apprezzare un film, fosse anche per la prima ed unica volta. Non credo ancora che Bay sia un grande regista, però devo ammettere che Pain & Gain è uno dei migliori titoli che io ricordi, dai tempi di "Bad boy bad boy what you gonna do". Sì perché stavolta Miami si presta ad ospitare un fatto di cronaca realmente accaduto e Bay, con un lungo flash back e qualche ripresa amatoriale, altro non fa che riportare gli assurdi fatti.
Non si vieta di metterci del suo, ovvio. Quale regista non lo farebbe? Nel senso che tutto il film sembra quasi una sorta di disperato messaggio ai giovani. A tutti quelli che magari non hanno fatto il college e si ritrovano a trent'anni senza ambizioni, senza un valido motivo per alzarsi la mattina. Un urlo assordante che preannuncia la tragica fine di tre poveri idioti che rincorrono il sogno americano. E credetemi, parentesi fondamentale per me, io non ho mai considerato Johnson un attore, eppure il tossicomane fatto di coca e di "Cristo" è stato per la prima volta in grado di trasmettere qualcosa che vada al di là di un corpo pompato. Whalberg secondo me può fare ciò che vuole, addirittura torturare un povero colombiano e suscitare compassione, pena con quel pizzico di simpatia inverosimile. In realtà, la cosa che più sconvolge di questo film, è pensare che lo spettacolo cui stiamo assistendo altro non è che una storia folle quanto reale. Degli arti cotti alla brace davanti casa, tentativi di sequestro con tute da ninja o alieni verdi...
Il sangue e il sudore che "fuoriescono" dallo schermo, così come i dialoghi assurdi, riportano senza dubbio alle trovate del genio in vestaglia che si ritrova un cadavere in casa e deve ripulire prima che torni la moglie dal lavoro. Una situazione identica che Bay ripropone, certo non è la stessa cosa. Se non altro, per far fronte alle critiche che parlano dell'ennesima "cagata" di Bay, io ho visto in questo film qualcosa per cui vale la pena andare in sala.
Una violenza che si esibisce sullo sfondo di un siparietto tanto stupido e pompato, che non lascia scampo. La storia di un povero coglione che non ha fatto il college e vive per il fitness; vittima della sua stessa malata voglia di essere, "migliore di". Una storia assurda quanto reale. Violenza, droga, sesso e un Cristo che mette in difficoltà i suoi stessi fedeli. Occhio perché Johnson potrebbe stuzzicare la mente di Quentin... Da vedere. Sì.