Al civico 2947 troviamo Palazzo Barbaro, cinquecentesco, la cui facciata era ornata di affreschi attribuiti a Sante Zago, che assieme a Tintoretto fu uno dei più ferventi frescanti d'esterni veneziani. La famiglia Barbaro era originaria di Roma e prima di arrivare a Venezia, passo per l'Istria e Trieste. Fu così chiamata perché si narra che un certo Marco, mentre combatteva in Terra Santa nel 1221 a fianco del Doge Domenico Michiel strappò ai barbari il vessillo di San Marco.
Adiacente a Palazzo Barbaro si trova Palazzo Loredan. Originariamente era di proprietà dei Mocenigo e verso il rio esistono ancora resti della primitiva struttura gotica. Nel 1536 fu acquistato dai Loredan che lo ricostruirono secondo la moda del tempo, affidandone l'esecuzione allo Scarpagnino. La facciata sul Campo, semplice nella sua struttura architettonica, era stata affrescata da Giuseppe Salviati e dallo stesso Sante Zago che aveva operato a Palazzo Barbaro. Le dipinture rappresentavano virtù, grottesche, festoni e storie di Lucrezia, Clelia e Muzio Scevola.
In un secondo tempo il Palazzo fu ampliato sulla destra, con l'aggiunta di una sala da ballo; essa ebbe una propria facciata che rievoca, nel suo aspetto, lo stile del Palladio.
Nel 1809 Palazzo Loredan fu alloggio del generale d'Illiers, primo governatore francese di Venezia. Con la dominazione austriaca divenne il Comando di Città e un posto di guarda stazionava perennemente all'esterno. Sulla casa di fronte è stata posta una lapide in onore di Felice Cavallotti (Milano, 1842). Eletto deputato nel 1873, divenne portavoce di Garibaldi in Parlamento. Oltre che politico, fu anche poeta, drammaturgo, giornalista e audace spadaccino. Morì infatti a Roma nel 1898, in un duello con il deputato Ferruccio Macola, direttore della "Gazzetta di Venezia".