Palazzo Mocenigo: un Museo per chi Ama Abiti, Accessori e Profumi

Creato il 13 luglio 2015 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Venezia, città d'arte per eccellenza, offre ai turisti, in uno dei suoi bellissimi edifici, un museo sorprendente e particolare che, forse, non tutti conoscono ma in cui è bello perdersi per un paio di ore in balìa... dei sensi. Stiamo parlando del Centro Studi di Storia del Tessuto e del Costume che, istituito nel 1985 ed annesso al Museo di Palazzo Mocenigo, ospita, in un percorso rinnovato ed ampliato nel 2013 che si snoda in ben venti sale, anche una sezione dedicata al profumo.

Nascosto nel Sestiere di Santa Croce, in San Stae, il nobile e imponente Palazzo Mocenigo regno dei Mocenigo, una delle famiglie più potenti della Serenissima, con il suo allestimento concepito da Pier Luigi Pizzi permette al visitatore di scoprire gli usi, i costumi e le piccole eleganze del patriziato veneziano tra XVII e XVIII secolo.

Gli arredi e gli accessori di Palazzo Mocenigo provengono in parte dallo stesso edificio e in parte da altre collezioni, come quelle del Museo Correr: di sala in sala si possono ammirare lampadari di Murano colorati o interamente bianchi, alla maniera di Ca' Rezzonico, e provare, anche solo per un secondo, la meraviglia che coglieva gli ospiti delle feste lì tenute nell'osservare questi capolavori che si illuminavano della luce di mille e più candele.

Ai lampadari si aggiungono gli affreschi, tra cui quelli di Jacopo Guarana (pittore tardo barocco di origine veronese, ma attivo soprattutto a Venezia), realizzati per il matrimonio di un nipote del Doge Alvise IV Mocenigo con Laura Corner, i tessuti preziosi dalle nuances che si accordano in modo mirabile (aranciati, bordeaux e gialli in lunghe tende di seta con design estremamente moderno ma che risale a lavorazioni antiche) e persino pezzi d'abbigliamento, sia femminile che maschile, perfettamente conservati.

Così scopriamo che se nel Seicento imperava il Rococò e le gonne si gonfiavano ai lati con i "paniers" (gabbie infernali, lasciatemelo dire) che rendevano il movimento tra una stanza e l'altra davvero difficile (figuriamoci come doveva essere complicato uscire di casa o muoversi tra le calli), nel Settecento gli abiti diventarono più frivoli e leggeri e si affermava lo stile a "l'andrienne" o, come si dice alla veneziana, a "l'andriè", caratterizzato dalla falda pieghevole che scende dalle spalle a terra a foggia di strascico. Per i "sìor" appariva la marsina, un panciotto prima dalle lunghe code, che poi si ridussero dando vita all'odierno gilet.

Come dicevamo, dal 2013 a Palazzo Mocenigo, grazie alla collaborazione tra la Fondazione dei Musei Civici di Venezia e l'azienda veneta Mavive della famiglia Vidal (ricordate Pino Silvestre e il cavallo bianco? Sì, sono proprio loro), è ora presente una sezione interamente dedicata all'arte del profumo. Qui possiamo apprendere tutto sui viaggi delle "mude", ovvero le carovane di mercanti, conoscere le varie tecniche per estrarre le essenze (e chi ha letto Il profumo di Patrick Süskind o ne ha visto la versione cinematografica di Tom Tykwer ne ricorderà alcune utili per estrarre l'essenza di rosa... e non solo), ammirare gli innumerevoli codici che trattano i segreti della suddetta arte, tra cui il famoso erbario di Pietro Andrea Mattioli, gli alambicchi, i vasi e le bottiglie, oltre a una tavola imbandita di spezie e aromi per, finalmente, vedere cos'è il benzoino, come appare l'ambra grigia, quale forma ha la biblica mirra e molto altro.

D'altronde furono gli abili spezieri veneziani a creare l'eau de toilette, unendo le essenze, che fino a quel momento si bruciavano (profumo da "per fumo"), all'acquavite purissima. E sempre loro portarono l'arte della profumeria a livelli elevati assicurandosi arrivi periodici di zibetto, mirra, patchouli, ambra grigia, zafferano, lavanda e molte altre essenze dalle sei carovane navali provenienti da luoghi esotici e lontani come l'Egitto, la Siria, Costantinopoli, il Mar Nero, ma anche l'Africa (Muda di Barbaria), Marsiglia e Barcellona (Muda di Acque Morte perché passava per Aigues-Mortes nel Sud della Francia).

Le donne di Venezia non si fregiavano solo della fortuna di rifornirsi dai più valenti spezieri, poi divenuti maestri profumieri, ma anche di quella di avere a disposizione abili artisti del sapone. In effetti, la Serenissima primeggiò anche nell'arte saponiera tanto che nel 1293 creò un marchio di riconoscimento per il suo sapone, forse la prima forma di D.O.C. della storia, e nel 1489 ordinò che la produzione dovesse essere solo locale vietando qualsiasi importazione dall'estero. Così, nel Seicento Venezia aveva ben quaranta "saoneri" riconosciuti, più qualche artigiano che lavorava, diciamo, "privatamente", che fabbricavano centinaia di tonnellate di sapone all'anno.

Saponi delle più intriganti fragranze, profumi contenuti in fiale dalle forme più bizzarre, essenze esotiche e difficili da reperire: niente era impossibile o troppo originale per le nobildonne veneziane e per le straniere che capitavano a Venezia.

Non mancano, dunque, flaconi in pregiato diaspro, rosari in pasta profumata, trucchi dal buon odore con cui imbellettare i seni e rendere più vistosi i rossi capezzoli da sfoggiare negli eleganti abiti confezionati con stoffe preziose. A nulla valevano le lamentele e, persino, le note del clero o delle istituzioni civili: la vanità regnava sovrana in quel di Venezia e l'eleganza e la ricercatezza delle vesti era irrinunciabile.

Tutto questo e molto altro si può "gustare" a Palazzo Mocenigo, fino a quella stanza finale che costituisce, e non solo per le amanti dei profumi e dei prodotti per il corpo, il momento clou della visita. Qui, difatti, troviamo un grandissimo tavolo in legno massiccio su cui sono disposti mirabili vasi in vetro soffiato dai complicati tappi e dove è possibile annusare tutte le famiglie olfattive e le relative fragranze: il bergamotto che fa parte della famiglia degli Agrumati, il laudano che, invece, appartiene a quella Chypre come la vaniglia e lo zibetto e, poi, le essenze delle famiglie Fougère, Fioriti e Boises (Legnosi). Insomma, un vero parco divertimenti dedicato ai sensi.

Per saperne di più

http://mocenigo.visitmuve.it


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