Palermo: i tradimenti, le fughe, le autoradio

Creato il 04 dicembre 2014 da Abattoir

di Amedeo Rubino

Sono seduto in auto, da solo, in silenzio. Sono uno studente fuori sede, studio qui, nell’ateneo di Palermo e necessariamente faccio colazione, pranzo, merenda, ceno e dormo qui, a Palermo. La città è carina, per carità. Piena di monumenti storici, un po’ sporchi molto spesso, il traffico, il cibo da strada, il mare, il porto, le donnine da strada, gli scippatori, la brava gente, i cavalli con la carrozza, le “cacche” dei cavalli con la carrozza, il Massimo, il Politeama, il Biondo, Ballarò, la Vucciria, la puzza della Vucciria, il sorriso dei bambini sullo scooter con la famiglia in 5 senza casco, ah e anche la sporcizia… Ci si può comunque arrangiare a “campare”, Palermo è una realtà che può dare molte opportunità, in diversi campi, legali e non…

Ecco, legalmente parlando io tento di fare il mio.
Sono uno studente fuori sede iscritto alla Facoltà di Medicina. Da grande mi immagino con camice e stetoscopio sulle spalle, il taschino pieno di penne e carte di vario genere a visitare magari qualche paziente, anziano, giovane, immigrato o futuro emigrante. Immagino di fare del mio meglio nello svolgere il mio dovere, il mio lavoro, ciò per cui ho studiato, o meglio per cui sto studiando. 

Ecco, qui vorrei che si focalizzasse l’attenzione di un ideale uditorio che sta ascoltando, leggendo le mie parole, questa sgangherata denuncia pubblica che mi appresto a sporgere. Medicina non è una facoltà ma un lungo percorso di formazione professionale ed umanitaria che toglie energie e probabilmente anche qualche anno di vita a chiunque vi si addentri. Lo stress che ogni singolo studente si trova a provare per esami, prove e test di ogni genere si assomma alle poche ore di sonno e alle immense quantità di caffeina assimilata che caratterizzano la rocambolesca e confusionaria vita dello studente medio di Medicina. Nessun momento, nemmeno una eventuale doccia, od il semplice sonno, riescono personalmente a rilassarmi e caricarmi quanto i 15 minuti in auto che percorro ogni mattina per andare a fare tirocinio all’ospedale. 15 minuti io e la mia automobile. Il traffico che scandisce la tempistica del mio tragitto scompare perché io sono in macchina ed in macchina ho la mia vecchia, superata e scrostatissima radio. 15 minuti di asfalto, sterzo, pedali, cambio e musica. Non ho bisogno di parlare, di pensare, riflettere, ricordare eventuali concetti studiati, nulla. Posso spegnere tutto e caricare, caricarmi. Amo, desidero, necessito del mio momento di serenità e pace.

Qualche settimana fa, mi si fece una “galeotta” proposta che ebbi l’insana idea di accettare. Partita di qualificazione per gli europei Palermo-Squadra, pochi euro. Nella mia monotona vita da studente, poche sono state le opportunità di svago, ma soprattutto mai mi è capitato di assistere ad un evento sportivo di tale caratura, anche perché non sono proprio un grande sostenitore del Calcio in sé. Biglietto fatto, compagnia pronta, non manca che partire alla volta dello Stadio Renzo Barbera di Palermo. Scelta infelice forse quella di prendere la macchina, perché una delle più grandi attrattive della città ha deciso di dare grande spettacolo: il Traffico. 6 km in linea d’aria percorsi in più di un’ora. Arrivati, finalmente si parcheggia e ci si affida ad un altro classico della grande Città siciliana, il Don Parcheggiatore, strettamente Abusivo. 10€ al parcheggiatore per poter mettere l’auto in un luogo pubblico senza effettivo aiuto del tale nel trovare il posto o nel fare manovra di parcheggio. Luogo peraltro non sorvegliato. Però, caspita, 10€, la guarderà bene la mia vecchia Punto! Partita carina, esperienza nuova, si torna a casa. Sorpresa! Il buon Parcheggiatore, non appena intascati gli ultimi danari dal suo onesto lavoro, ha pensato bene di scomparire “fottendosene” delle macchine, magari andando a prendere un bel panino con le panelle in qualche chioschetto per strada. (È l’idea più dolce, legale e rosea che mi è venuta.)
Avvicino nervosamente le mie scarpe con il resto di me stesso al luogo di parcheggio della mia Punto e scorgo con gran sollievo la sagoma della macchina, notando che ancora si ergeva su tutte e 4 le ruote. Sollievo che però dura poco: sgomento e orrore all’interno dell’abitacolo. Autoradio trafugata, rubata, smontata, fottuta! L’unico mezzo di sostegno, sollievo, l’unico palliativo al caotico ritmo della mia esistenza non c’è più. Cazzo non valeva più di 10-20€. Chi la compra una cosa del genere?!?
Ebbene sì, Palermo mi hai violentato! Lo so, è una stupida autoradio, un furto quanto mai comune, soprattutto nelle grandi città. Ma chi lo sa quanto valeva per me quella Autoradio da 2 soldi? Chi ripagherà una eventuale diagnosi errata o sommaria causata da accumulo di stress? Chi ripagherà me di anni persi a non riuscire ad entrare in scuola di specializzazione per essermi laureato con 6 mesi di ritardo a causa di cedimenti dovuti al ritmo di vita sostenuto senza valvole di sfogo? Magari esagero, magari tutto ciò non si realizzerà, ma sicuramente quel giorno Palermo, la città che doveva darmi opportunità, sostegno, futuro, formazione, mi ha tradito. Privato di un bene mio, mio soltanto e di nessun altro. Nessuno, acquistando la mia autoradio in un mercatino nero, potrà ricevere da quell’oggetto ciò che avevo io; forse altro sicuramente, ma non quello che ricevevo io.

Palermo, io sto in macchina, sono laureato adesso, sto specializzandomi, avrò probabilmente un futuro. L’autoradio ce l’ho, ho pure cambiato macchina e sto guidando, ascolto, non penso e guido, guido lontano da te.


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