Palestina, Hamas e Olp di nuovo insieme
Questa settimana ha registrato un evento sicuramente storico nell’annosa questione israelo-palestinese. Dopo otto anni di conflitti, infatti, le due anime della Palestina, l’Olp, guidata da Abu Mazen, e Hamas di Haniyeh hanno trovato un importantissimo accordo che potrebbe davvero segnare una svolta verso la pace in Terra Santa. Dopo lunghissimi colloqui in un albergo di Gaza, le due forze politiche sono arrivate ad una conciliazione che prevede la creazione entro cinque settimane di un governo Palestinese di unità nazionale, un governo unitario finalmente, senza i dissidi che in questi anni hanno lacerato la parte musulmana della Palestina; entro sei mesi, poi, verranno indette libere elezioni nei territori palestinesi. Simili accordi erano stati raggiunti già anni addietro ma non erano mai stati applicati; questa, invece, sembra la volta buona.
Abu Mazen, l’uomo che ha raccolta la pesantissima eredità di uno come Yasser Arafat, ha dimostrato tutto il suo ottimismo verso un vero e proprio cambio di rotta ed una conciliazione con Israele; il grande lavoro per raggiungere l’accordo con Hamas, che di fatto controlla la delicatissima Striscia di Gaza, ne è una prima dimostrazione e a questo si aggiungono le dichiarazioni di questi giorni a proposito della Shoa: il capo dell’Olp ha infatti definito la Shoa come “il crimine più odioso avvenuto contro l’umanità nell’età moderna” accettando anche che vi fossero stati sei milioni di morti. Questa mossa è di un’importanza strategica senza precedenti, ciò permette un grande avvicinamento della comunità Palestinese ad Israele ed agli Stati Uniti che da sempre rivestono un ruolo di mediatori nella risoluzione del conflitto tra arabi e israeliani. Lo stesso Sharon, ex premier Israeliano, considerava Abu Mazen un partner credibile in virtù del fatto che negli anni ha cercato vie più moderate rispetto al passato, arrivando oggi ad una vera e propria abiura delle vecchie posizioni palestinesi che lui stesso sosteneva in giovane età.
Siamo dunque ad un passo dall’agognata pace dopo decenni di conflitti? No, perché in Terra Santa nulla è mai così semplice come sembra. La reazione di Israele all’accordo dell’Olp con Hamas, infatti, non è stata positiva: Hamas è infatti considerata al pari di un’organizzazione terroristica ed è subito arrivato l’aut aut del premier Israeliano Netanyahu: “Abu Mazen deve scegliere, o noi o Hamas”; dal canto suo gli Stati Uniti hanno accettato la possibilità di riconoscere il costituendo governo di unità nazionale palestinese a condizione che esso “riconosca Israele, rinunci alla violenza e aderisca agli accordi siglati in precedenza dall’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp)”.
Abu Mazen è uscito allo scoperto con la sua strategia, contando anche sulla prossima visita di Papa Francesco in Terra Santa. Il popolo Arabo, dopo decenni di sofferenze e soprusi ci spera ma prima dovrà fare i conti con le sue due anime: ricongiungere Dr. Jekyll con Mr. Hyde potrebbe essere la priorità per la pace. Israele permettendo.