Oltre che di Tommaso Seinera, i ragazzi della Torino 81 dovranno fare a meno di un altro elemento fondamentale: il pubblico della Monumentale. “In queste prime settimane di campionato la gente in tribuna si è esaltata ma soprattutto si è divertita” continua Sergio Pierucci, romano di Civitavecchia con una passione innata per la pallanuoto. Non è stato giocatore ma la tradizione pallanuotistica della sua città gli scorre nelle vene da quando era bambino: “nel Lazio ho visto giocare grandi campioni, poi circa vent’anni fa sono mi sono trasferito a Torino. Inizialmente non seguivo molti incontri; due anni fa però mio figlio ha iniziato a giocare nel vivaio della Torino 81 e io ho ritrovato il vecchio entusiasmo”.
I sostenitori gialloblu sono ragazzi del settore giovanile, amici e fidanzate dei giocatori, persone adulte; non tifano contro gli avversari ma incitano per 32 minuti i loro beniamini. Durante le partite casalinghe arrivano alla Monumentale armati di striscioni, tamburi, trombette e, soprattutto, della loro voce. Con un occhio Sergio segue il match, con l’altro si rivolge alla tribuna, facendo partire cori personalizzati e rumorosi. E se per Roberto Rusiello si canta “un capitano, c’è solo un capitano”, per il bomber Ivan Vuksanovic il più gettonato è “Oh, forza Ivan, non mollare, facci gol”, naturalmente accompagnati da uno scroscio di grida e applausi.
A detta di tutti i giocatori, un pubblico caldo come quello torinese non si trova da nessun altra parte in Italia. A meno che questo non decida di seguire le trasferte della squadra: “durante la passata stagione siamo andati a Lavagna e a Sori” racconta Sergio, “ma soprattutto qualcuno di noi era alla Scandone di Napoli per l’ultima partita di playout, in cui abbiamo raggiunto la salvezza; un momento decisamente emozionante nella mia “carriera” da tifoso gialloblu. Per quest’anno il massimo sarebbe giocare una serie di playoff contro Civitavecchia, il mio cuore non saprebbe da che parte schierarsi ma vivrei momenti indimenticabili, tra il mio passato e il mio presente”.
Il rapporto tifo-giocatori è qualcosa di eccezionale, decisamente più profondo rispetto a quello che si può trovare nella maggior parte degli sport di squadra. “I giocatori sono ragazzi fantastici” assicura il leader della curva, “con loro si può scherzare, parlare liberamente del campionato e di qualunque altra cosa. Sono un gruppo molto unito, ci conoscono personalmente e ci rendono partecipi dei loro stati d’animo. Molti atleti gialloblu allenano le diverse categorie del settore giovanile e siamo sicuri che con il loro esempio e i loro insegnamenti i nostri figli diventeranno grandi atleti e brave persone”.
Luca Bianco
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