Si legge su Reggio Tv che, il padre, Vincenzo Galimi, ricercato dal giugno del 2010 per associazione mafiosa e ritenuto un imprenditore di riferimento dei Gallico, avrebbe intestato ai figli l’impresa edile “Agg Costruzioni“.
Una vicenda particolare che dopo diverse inchieste ha portato al fermo dei fratelli Galimi, nell’inchiesta vengono indagate anche le presunte infiltrazioni mafiose negli appalti relativi ai lavori di ammodernamento dell’autostrada A3 nel tratto tra Gioia Tauro e Scilla, sulla cosca Gallico di Palmi, su quella dei Bruzzise, operante nella frazione Barritteri di Seminara, federata alla cosca Parrello di Palmi e sulla cosiddetta faida di Barritteri, nel corso della quale, dal gennaio 2004 al febbraio 2008, sono stati commessi sette omicidi e un tentato omicidio.
Anche questo fermo da quel che si desume dalla lettura approfondita degli articoli inerenti il caso farebbe parte ci Cosa Mia nell’ambito della quale, nel maggio 2010, sono state emesse 52 provvedimenti cautelari personali e reali.
L’inchiesta “Cosa mia”, secondo l’accusa, ha documentato come la cosca Gallico si servisse di alcuni imprenditori di riferimento, fra i quali Vincenzo Galimi, per accaparrarsi sub-appalti nell’ambito dei lavori di ammodernamento della A/3. Per questi fatti, il gip aveva disposto il sequestro preventivo del patrimonio delle imprese individuali riferibili ad alcuni indagati tra i quali Pasquale Galimi ed il fratello Vincenzo, ritenuto titolare di fatto della ditta individuale “Galimi Giuseppe”, arrestato il 26 maggio 2011.
Dopo l’operazione “Cosa mia”, secondo l’accusa, anche la società Agg, nonostante fosse formalmente intestata ai figli Giuseppe ed Antonio, era, in realtà, gestita occultamente dal Vincenzo Galimi, motivo per cui è stata sequestrata. Dalle indagini sarebbe emerso che la società si era affermata nel comprensorio di Palmi quale ditta di riferimento della cosca Gallico, ottenendo l’assegnazione di numerosi appalti di opere pubbliche realizzate dal comune di Palmi. Allora il gip non aveva ritenuto sussistessero gli elementi per l’arresto. I pm della Dda hanno quindi fatto appello al Tribunale della libertà che il 3 ottobre 2011 accoglieva l’appello. L’ordinanza è stata confermata due giorni fa dalla Cassazione ed eseguita oggi.