Palmipedone #189 —Io mi sa che entro la fine di gennaio muoio—

Da Ilainwonderland

Io mi sa che entro la fine di gennaio muoio.
O ridivento psicopatica come nel 2010, quando ero talmente matta da proteggere il documento della tesi triennale con password, e pensi cavolo, chissà che informazioni confidenziali c’erano dentro, no, si può dire che l’informazione più riservata fossero i ringraziamenti, lunghi, lunghissimi, con troppa gente dentro, io ringrazio sempre tutti e a me non mi ringrazia manco chi dovrebbe, “perché sei una povera stronza” mi ha detto Magò, e mi sa che c’ha ragione.

Io mi sa che entro la fine di gennaio muoio.
O impazzisco.
Io quando divento premier prendo in consegna pure il  ministero dell’università e della ricerca e faccio una riforma per eliminare il 3+2*, perché è inutile, il 3+2. Nel +2 non s’impara praticamente nulla di nuovo, e, dopo appena un anno, uno si ritrova fra le mani un’altra tesi da fare quando c’ha ancora la nausea per quella prima. Senza contare che io mi sento incompetente dopo la triennale, mi sentirò incompetente anche dopo la magistrale, sarà che un po’ ho perso la passione nella fisica: ieri l’altro la proffa ci mostra un grafico con la distribuzione dell’età di quelli che lavorano al CERN. A parte il picco inspiegabile attorno ad anni 77, c’è una grande quantità di ventottenni o giù di lì e lei dice che i giovani neolaureati è ovvio che possono rimanerci più a lungo all’estero perché non hanno altri impegni lavorativi. Non dice famiglia, non dice legami.
Altri impegni lavorativi.
Che poi stare lì non è un impegno lavorativo?
Altri impegni lavorativi.
Non famiglia, non legami.
Che è un po’ quello che diceva l’altro prof, tempo fa, bisogna vivere per lavorare. Ecco io in questo gennaio sto vivendo per lavorare. E siccome (a parte il fatto che non mi piace) c’ho come la vaga impressione che il  ritmo non lo reggo, io entro la fine di gennaio o muoio o impazzisco.

Ciò che più mi debilita è pranzare fuori casa tutti i giorni (e per fuori casa intendo all’università, e dove sennò) perché io sono una che a fine pranzo dopo il caffè rimane a giocherellare con le molliche di pane e le briciole sulla tovaglia mentre perde tempo e guarda My Name Is Earl. E così facendo riposa il cervello. Ieri all’università avevo da mangiare questi due mandarini e mi sono detta me li lascio per merenda, tipo iniezione di zuccheri pomeridiana buona e salutare, brava Ilaria.
Poi fra un programma che sovrascrive continuamente il suo output e non si sa il perché, una phone conference con giapponesi e greci solo apparentemente anglofoni, il programma di prima che era tutta colpa di una parentesi graffa al posto sbagliato, un pellegrinaggio all’INFN a chiedere aiuto, insomma, tutto il giorno in giro, a pranzo due panini e alla fine sei stanco morto e non ci vedi più dalla fame, sali in macchina e ti ricordi dei mandarini e pensi li mangio mentre guido, don’t try this in your own car, essenzialmente perché poi anche la vostra macchina olezzerebbe di mandarino, ma anche perché potreste schiantarvi cosa che io sapevo non mi sarebbe successa perché qui a Roma abbiamo una cosa che si chiama duepunti il traffico del rientro dal lavoro, che è veramente utile perché mentre stai fermo a guardare le lucine rosse davanti e quelle gialle dell’altro senso di marcia potresti anche mettere lo smalto e fare le parole crociate, 1 verticale: mese in cui Ilaria o muore o impazzisce di nuovo, sette lettere, Gennaio.

*C’ho delle riforme in programma pure per il ministero della sanità, ma queste preferisco tenerle segrete sennò poi me le soffiano.



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