La trama (con parole mie): la giovane April, introversa studentessa in bilico tra l'essere allieva modello e scoprire il suo lato più alternativo, è preda di sentimenti contrastanti rispetto allo scombinato coetaneo Teddy, incline a mettersi nei guai più spesso di quanto non possa lui stesso pensare ed al suo allenatore di calcio nonchè insegnante Mr. B.
Il rapporto con i due influenzerà il susseguirsi della stagione più importante della sua adolescenza, scandita dalla scuola, gli impegni al di fuori della stessa, i piccoli e grandi drammi che lei e tutti i suoi amici finiranno per provare sulla pelle in attesa di crescere e prendere una propria strada.
E Palo Alto, California, potrebbe di colpo diventare una sorta di piccolo centro dell'universo dei teenager occidentali.
Resto sempre stupito, quando un film che ha tutte le carte in regola per entrare nelle grazie del mio eterno rivale Cannibal Kid finisce in qualche modo per non deludermi, mostrando anzi spunti almeno in parte interessanti: Palo Alto, firmato dall'ultima degli esponenti della dinastia Coppola, appartiene senza dubbio alcuno alla categoria.
Firmato da una "figlia d'arte", interpretato da volti giovani e pseudo alternativi capitanati da James Franco, che riesce ad essere tanto pane e salame quanto indie-cool, ambientato nella provincia californiana bene, almeno sulla carta più simile al debole The bling ring che non a cult dell'adolescenza come The breakfast club, il qui presente titolo rischiava di fatto una tempesta di bottigliate già sulla carta.
Fortunatamente per il sottoscritto - considerata anche la stanchezza accumulata di questo periodo, che mi costringe a sforzi sovrumani per non addormentarmi sul divano nel corso delle visioni - e per la giovane donna dietro la macchina da presa, il risultato è stato, di fatto e pur non dando libero sfogo a pareri entusiastici, un discreto successo: il lavoro dell'interessante Gia, tratto da una serie di racconti firmati proprio da James Franco, è fresco quanto basta per evitare la trappola dell'indie-chic che tanto mi fa incazzare, fotografa con un piglio deciso il periodo burrascoso dell'adolescenza e mantiene alta l'attenzione dello spettatore senza eccedere nella misura, regalando perfino un finale che suona quasi perfetto.
Merito del risultato senza dubbio anche quello di un cast decisamente in parte, che rispolvera vecchie conoscenze come Val Kilmer - accompagnato per l'occasione da suo figlio, tanto per rimanere in tema di nepotismi hollywoodiani - e giovani volti come Emma Roberts, che ricordo più volentieri in Cinque giorni fuori che non nella poco interessante terza stagione di American Horror Story: a sostenerlo, uno script tutto sommato non banale che ha nei confronti tra Teddy e Fred i suoi momenti migliori, e che riesce a presentare tutte le immagini che pare essersi prefissato senza per questo imbrigliarle in uno schema definito, con un inizio ed una fine.
Palo Alto ricorda più un'istantanea, come una foto delle vacanze che si stringe tra le mani sospirando nel cuore dell'inverno o il ricordo di una cotta che non è durata, ma che ha finito per lasciare il segno: niente di davvero destinato ad essere un avvenimento fondamentale della nostra vita eppure qualcosa alal quale sarà difficile, in un modo o nell'altro, non rimanere legati.
In questo senso la capacità del film di mostrare senza pregiudizi il lato più sguaiato e cazzone dell'adolescenza - che, poi, se non si vive in prima persona, spesso è anche quello più fastidioso percepito dall'esterno - e quello più intimista è decisamente invidiabile, sia che si parli di storie d'amore - e, dunque, della protagonista April -, sia di amicizia - e torno a citare i dialoghi e le divergenze che si cominciano a creare tra Teddy e Fred -: in quegli anni tutti noi finiamo per vivere sulla pelle emozioni e situazioni che crediamo fortemente saranno le uniche e le più importanti della nostra esistenza.
Madornale errore, si direbbe se fossimo in un film action.
Perchè tutto passerà, e finiremo per vivere emozioni decisamente più forti.
Eppure quello che avremo accumulato in quegli anni definirà il bagaglio che porteremo sulle spalle una volta affacciati davvero sul mondo adulto: e dalla decisione di April rispetto al suo futuro sentimentale a quella di Teddy, pronto a scendere da una macchina forse troppo autodistruttiva perfino per lui, troviamo in Palo Alto tutta la poesia naif che difficilmente avrà spazio ancora una volta nelle nostre esistenze.
Ed è bello pensare che, in questo caso, non sia un male così grande.
Forse necessario. Senza dubbio.
Ma è confortante che vada in questo modo.
Confortante e caldo.
Come il sole di questa California dai sentimenti incerti.
MrFord
"Don't think that we were beautiful
don't think that I'm your friend
I'll be the first one to tell you a lie."
Devonte Hynes - "Palo Alto" -